AS Roma

Primitivo e geniale, ecco Gasperini

Giovani, veloci, muscolosi e... poetici. Così modella i calciatori, su base italiana e influenze olandesi

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
03 Giugno 2025 - 06:00

Sarà dunque questa la settimana in cui Gian Piero Gasperini si legherà alla Roma per un periodo di tempo che auspichiamo lungo, a prescindere dalla durata che sarà scritta nel contratto (tre anni, probabilmente con qualche possibile meccanismo di automatico allungamento) visto quello che pensano gli americani, e in particolare i Friedkin, riguardo la solennità della durata degli accordi sottoscritti. Gian Piero (scritto rigorosamente staccato) Gasperini da Grugliasco, periferia industriale di Torino, cresciuto in quel brodino di coltura decisamente a tinte bianconere (come ci ha ricordato Lorenzo Latini nella prima delle puntate che stiamo pubblicando della sua storia) e poi emancipato fino a inventare un modello assoluto, in grado di stregare il colto (Ranieri) e l’inclita (Dan, Ryan e relativo codazzo di improvvisati calciofili), capace di far nascere un nuovo movimento calcistico che prenderà il suo nome e che è fondato su alcuni precetti molto “italianisti” (la cara, vecchia marcatura a uomo), ma contaminato dal sofisticato pensiero offensivo dell’Ajax dei tempi d’oro, quello dei capelloni biondi un po’ anarchici che con il loro modo di giocare disordinato e rivoluzionario hanno poi influenzato generazioni di allenatori dalla mentalità molto aperta. Gasperini è di questa stirpe, per lui il calcio è disciplina e fantasia, è un esercito di lottatori muscolosi perfettamente addestrati che però dopo aver tramortito l’avversario lo finiscono con un colpo di pennello o con il verso di una poesia. Gasperini è Papu Gómez e de Roon, De Ketelaere e Toloi, Pasalic e Ilicic, Zappacosta e Lookman. Tutti messi in condizione di esprimersi al massimo del loro potenziale. Li coccola e li frusta. Li porta in tetto al mondo e li bastona se sbagliano un rigore. Anche pubblicamente.

Gasperini non è mai stato un nemico della Roma, se non quando la Roma si è messa sul suo percorso, ma lo stesso si può dire allora di tutte quelle squadre e di altrettanti allenatori che l’Atalanta ha affrontato in questi anni. È spigoloso, certo. Antipatico, al punto giusto. Geniale, per certe intuizioni. Basico e anche un po’ primitivo in certe reazioni istintive. Gasperini è stato l’Atalanta (auguri a proposito a chi ne prenderà il posto, sarà un’impresa tostissima) e non avrebbe potuto trovare una collocazione migliore per il suo percorso. A sostegno di questa tesi i soli 73 giorni trascorsi all’Inter prima di essere sostituito, guarda un po’, da Claudio Ranieri, che portò il suo rassicurante buon senso là dove fallirono le pretese rivoluzionarie del sergente di Grugliasco, non ancora carico degli onori che negli anni successivi ne consolideranno  il fascino. Ranieri è però convinto che adesso il suo quasi coetaneo (li dividono appena sei anni di differenza) sia maturo e scafato tanto da saper nuotare anche in un mare in tempesta come quello di Roma. 

Non cadete nell’errore di considerare la Roma inadatta ai suoi precetti, magari influenzati dal maldestro tentativo per fortuna presto abortito di Ivan Juric. È vero, il croato è un allievo del grugliaschese, ma evidentemente non ne ha acquisito la stessa genialità (soprattutto in fase di possesso palla) né l’elasticità tattica adatta per evitare che i giocatori più tecnici possano sentirsi preda di un obbligo (quello della marcatura a tutto campo) che ne svilisce le funzioni. Gli attaccanti di Juric sono costretti a fare anche i difensori correndo dietro agli avversari, quelli di Gasperini aiutano rientrando fino a una certa zona del campo, dove lasciano il testimone a compagni di squadra sempre addestrati a capire tempi e spazi di intervento. Non è un calcio semplice, quello di Gasperini, né è il più spettacolare del mondo. Diverse partite dell’Atalanta di questi anni sono risultate ostiche ad uno spettatore neutrale, ma spesso i tifosi dell’Atalanta si sono divertiti a veder vincere, a volte largheggiando, la propria squadra. Ma capitano anche brutti rovesci, dove sembra che niente funzioni. Capiterà anche alla Roma, ma bisognerà  resistere. Il progetto Gasperini a Roma potrà funzionare solo se i Friedkin avranno la capacità di ascoltare ciò per cui Ranieri si sarà sicuramente raccomandato e cioè che qualsiasi cosa accada nei primi mesi l’allenatore andrà sostenuto. All’Inter hanno avuto con lui la stessa pazienza che Dan, sobillato dai suoi malefici consiglieri, ha avuto per De Rossi. E se ne sono pentiti, mentre Gasperini ha portato l’Atalanta a livelli inimmaginabili promuovendo molte risorse interne (vedrete quanto tornerà centrale il settore giovanile) e costringendo ad esempio il Real Madrid a cambiare sistema di gioco quando affrontava i nerazzurri. Medaglie che valgono persino più di una coppa. 

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