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Tatticamente

Roma bella ed efficace: che pretendere di più?

In due mesi il nuovo allenatore ha portato risultati e serenità. E lui sta facendo le sue scelte: che gli torneranno utili presto

Daniele De Rossi Roma-Brighton

Daniele De Rossi Roma-Brighton (GETTY IMAGES)

19 Marzo 2024 - 08:00

Si è chiuso con la vittoria di misura con il Sassuolo il primo ciclo di partite di Daniele De Rossi da allenatore della Roma. L’esito è trionfale, non poteva esserci approccio migliore nemmeno per il più ottimista tra i tifosi della Roma. In due mesi di allenamenti intensivi e partite giocate con la bava alla bocca la Roma ha ottenuto sette vittorie in campionato più un pareggio a Firenze all’ultimo minuto e una sconfitta in casa con l’Inter schiacciasassi, mentre in Europa ha conquistato due qualificazioni su due, pareggiando due volte con il Feyenoord e mostrando serenità e forza d’animo passando il turno ai calci di rigore, per poi annichilire il Brighton in casa e contenere la sconfitta in trasferta, giocando peraltro senza i giocatori più forti, per preservarne l’utilizzo proprio per il Sassuolo. Eppure si tratta di un progetto nato in emergenza e in poche ore e ogni meccanismo ha funzionato alla grande: la squadra gioca bene, i giocatori sembrano rinati, i risultati sono arrivati. C’è un concetto su cui vale la pena soffermarsi: le statistiche ci ricordano che la Roma è in overperformance, significa cioè che rispetto a quanto ha recentemente prodotto (e anche a quanto hanno prodotto gli avversari) sta ottenendo risultati “migliori”. Ricordiamo in assoluto che ogni statistica ci può dare un’indicazione di un trend, ma non va mai decontestualizzata rispetto a ciò che hanno raccontato le partite. Bisogna riandare dunque indietro nel tempo e rendersi conto che nessuna delle partite giocate dalla Roma ha visto le avversarie dominare la scena, con eccezione forse di un quarto d’ora ad inizio del secondo tempo con l’Inter e di qualche occasione concessa qua e là agli avversari su cui sono stati decisivi gli interventi di Svilar (altro merito dell’allenatore della Roma quello di aver puntato molto presto sul giovane portiere serbo) o gli errori di mira degli avversari. Abbiamo sentito spesso gli allenatori nei post spartita dire che la loro squadra meritava di più eppure hanno tutti riconosciuto il valore della Roma, la fluidità del suo gioco, la compattezza del gruppo, persino la signorilità sul campo.


Se hai Lukau, Dybala e Svilar
Overperformance, dunque, certo ma questo è dovuto soprattutto alla grande qualità dei giocatori offensivi e alla bravura di difensori e portiere nelle conclusioni avversarie. Se Lukaku o Dybala fanno più gol rispetto a quello che il valore statistico riconosce a quelle conclusioni non è perché la Roma attacca poco ed è fortunata, ma perché la qualità delle loro conclusioni è superiore a quella della media. Stessa cosa si può dire per Svilar: la Roma oggi ha un portiere forte e affidabile, fargli gol non è facile e De Rossi sfrutta il vantaggio che lui stesso ha apportato alla squadra con la sua scelta, allineandosi così a tutte quelle squadre di alto livello che hanno tra i pali un portiere di valore mondiale. Chiunque abbia visto però le partite della Roma sa che il risultato finale è stato quasi sempre congruo a quello che si è visto in campo. È vero, in alcuni primi tempi, soprattutto dopo le partite europee, la Roma è sembrata svagata, ma mai completamente in balia dell’avversario. Qualche volta De Rossi per inesperienza ci ha messo del suo, mischiando troppo le carte, ma avendo anche la prontezza di correggere presto gli errori commessi. Insomma i punti conquistati dalla Roma sono in linea con le prestazioni, di conseguenza la volata per la Champions League è apertissima e De Rossi ha tutte le carte in regola per poter lasciare indietro le avversarie, cosa che due mesi fa sembrava difficilmente possibile. Certo, le insidie del calendario si faranno presto sentire e quella assurda matassa di impegni proibitivi concentrata tra aprile e maggio rischia di dover obbligare presto ad una scelta di campo quando forse la classifica del campionato italiano potrebbe non consentirlo. Ma lì si “parrà la vera nobilitate” di questa squadra. Il gioco si farà molto duro e i duri la spunteranno sugli altri. Certo, dovranno stare tutti al meglio, ma c’è tempo per pensarci.


Le scelte con il Sassuolo
Dal punto di vista tattico la partita con il Sassuolo non ha vissuto momenti particolarmente memorabili. Le due squadre sono scese in campo con quattro difensori, tre centrocampisti e tre attaccanti, e se per la Roma è una costante ormai caratteristica, per il Sassuolo, anzi, per Ballardini, è il segno che la modernità dei concetti più offensivi è diventata ormai patrimonio comune tra gli allenatori italiani. Sono sempre di più, infatti, i tecnici che con coraggio cercano la strada per la gloria,  pensando prima a come poter fare danni alle difese avversarie e poi eventualmente a difendersi. Ballardini non è stato mai facilmente collocabile in nessuna scuola dogmatica, ma essendo arrivato al capezzale di una squadra che cercando il gioco stava rischiando di retrocedere, si pensava che potesse abbassare i giri del motore e il baricentro della squadra, puntando su una difesa rocciosa e sulle capacità dinamiche dei suoi attaccanti. Neanche l’ennesimo infortunio di Berardi (paradigma della sfortunata stagione degli emiliani) ha spinto il tecnico ad alzare qualche muro protettivo. Così si è presentato all’Olimpico cercando pressioni alte e tenendo sempre in campo tre attaccanti, riuscendo per larga parte del primo tempo ad imbrigliare le idee di un’avversaria psicologicamente forse un po’ provata, tatticamente non ordinata e assai fallosa dal punto di vista tecnico. In particolare agli attaccanti della Roma è mancata soprattutto l’assistenza nei numerosi tagli offensivi suggeriti dagli attaccanti e dagli esterni negli spazi che a volte i contromovimenti avevano aperto alle spalle della linea difensiva avversaria. Più volte si è visto De Rossi tagliare l’aria con la mano alzata ad indicare la strada più coraggiosa ai suoi giocatori. Non a caso, come rivelato a fine partita, all’intervallo se n’è uscita con una frase di cui si è pentito subito dopo: «Perdiamola, se questo atteggiamento dovesse costarci la sconfitta. Ma andiamo a cercare la vittoria tirando, dribblando e buttandoci dentro». Detto, fatto: nei primi cinque minuti del secondo tempo la Roma ha subito cercato anche con attacchi diretti la via della porta fino a che la prodezza di Pellegrini non ha indirizzato la partita. Poi si poteva forse prendere gol nella stessa curiosa maniera con cui il Brighton all’Olimpico poteva passare in vantaggio (tentato autogol), ma il salvifico palo ha evitato solo una grande sfortuna. Quanto alle scelte, De Rossi sta dimostrando al gruppo che non ha preclusioni per nessuno. Poi, certo, arriverà un momento in cui tirerà le somme: e al momento c’è qualcuno più avanti degli altri. Volete sapere chi? Svilar; Celik, Mancini, Ndicka, Spinazzola; Cristante, Paredes, Pellegrini; Dybala, Lukaku, El Shaarawy, Oggi i titolari di un’eventuale finale sarebbero questi.

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