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la partita

Pellegrini la prende per mano

Sassuolo battuto di misura e 5° posto consolidato. Senza Dybala è mancata tanto la fantasia

L'esultanza di Pellegrini dopo il gol contro il Sassuolo

L'esultanza di Pellegrini dopo il gol contro il Sassuolo (GETTY IMAGES)

18 Marzo 2024 - 07:00

De Rossi è un tutt’uno con la squadra che allena, parole e musica di Davide Ballardini a fine partita, quando il tecnico del Sassuolo ha riconosciuto ciò che è plasticamente visibile a chiunque venga ad affrontare la Roma in questo periodo. Ieri un altro esame superato, quello della partita moscia del postcoppe: Sassuolo saltato di misura, quinto posto consolidato, ennesimo sigillo del capitano Pellegrini che in mancanza di Dybala e senza le scintille che l’argentino sa regalare ha messo le cose a posto da solo, segnando un gol bellissimo che ha scansato l’incubo della mancata vittoria. E dunque si possono fare un po’ di conti, dopo due mesi di De Rossi: tredici partite ufficiali, nove di campionato con sette vittorie, un pareggio a Firenze e una sconfitta con l’Inter, quattro di coppa con due qualificazioni consecutive al turno successivo (due pareggi, una vittoria larga e una sconfitta di misura). Ce ne sarebbe abbastanza per richiedere immediatamente il rinnovo (pluriennale) del contratto, ma Friedkin ha i suoi tempi: è sicuramente un buon segno, però, che ieri sia arrivato allo stadio sul pullman della squadra al fianco di De Rossi. E alla fine se n’è andato via soddisfatto: gli va dato atto della scelta felice che ha spazzato via tutte le ombre dell’esonero di Mourinho. Ieri l’ennesima conferma, per la prestazione della squadra che ormai è tutt’uno con l’allenatore.

Diciamo che ciò che è venuto veramente male nella serata è stato il famigerato “approccio alla gara”, quel totem di imponderabilità che da sempre accompagna come un incubo le notti di ogni allenatore. Hai voglia a preparare le partite con attenzione, hai voglia a urlare in allenamento, hai voglia a presentare video motivazionali e esercitazioni divertenti, hai voglia a far vivere la gara sulla lavagna tattica alla vigilia chiedendo intensità qui e attenzione lì, poi fischia l’arbitro e la squadra si dimostra una pappetta molle nelle mani di un bambino, uno slaim senza mai una forma che si allunga e si ritira sul campo mai trovando un criterio razionale a plasmarla. De Rossi aveva presentato sei giocatori nuovi rispetto alla sfida di Brighton pensando in questo modo di esorcizzare il rischio dell’inevitabile rilassamento dopo una serata comunque di gloria per quello che ha significato in termini di qualificazione. Così in difesa i cambi erano al 50%, con Karsdorp e Llorente inseriti al fianco di Mancini e Spinazzola (che al 37’, con il curriculum di serata caratterizzato da un solo cross, ha alzato bandiera bianca lasciando spazio ad Angeliño), in mezzo al campo al 33% (dentro Paredes al posto di Bove, confermati Cristante, nella versione liquida delle serate peggiore, e Pellegrini, che invece almeno l’anima ce l’ha messa), e davanti al 100%, con Aouar al posto di Dybala (Baldanzi non al meglio ha atteso il suo turno in panchina), Lukaku al centro riposato e fresco, ed El Shaarawy al suo posto di centrosinistra. In più la piacevole novità di Abraham inserito nella lista gara in panchina 287 giorni dopo l’infortunio, ovviamente senza alcuna chance di poter essere coinvolto. Eppure in campo niente di niente, pochissime iniziative personali, zero guizzi, dribbling neanche uno, e solo un lunghissimo tran tran di palleggio lento e spesso errato, con Karsdorp, Aouar e Cristante protagonisti negativi degli errori. Eppure di fronte non c’era il Brighton a giocarsi il tutto per tutto, ma un Sassuolo in versione generosamente offensiva solo nell’atteggiamento tattico, perché poi praticamente per tutto il primo tempo non ha portato attacchi di nessun tipo alla porta di Svilar e invece ha permesso alla Roma di trovare spazi generosi che però non sono stati sfruttati. Ballardini aveva scelto un pretenzioso 4-3-3, con Pedersen, Erlic, Ferrari e Viti davanti a Consigli, con un centrocampo a tre con Racic e Matheus Henrique mediani e Obiang in regia,  e con Defrel e Laurienté alle spalle di Pinamonti. Nel taccuino alla fine sono rimasti i ricordi di pochissime occasioni: quella già citata al 5’, con un cross di Spinazzola deviato non benissimo da Lukaku pressato, e poi un mucchietto di pericoli creati nel finire del tempo: con una punizione di Pellegrini da sinistra ben calciata verso il secondo palo, con il tentativo di sponda di testa di Llorente respinto in area, un successivo cross ancora di Pellegrini stavolta da destra a trovare Lukaku senza marcatore (era sfilato efficacemente alle spalle di Ferrari), ma incerto nella conclusione a differenza di prima solo per sua colpa (deviazione larga), e infine un altro cross stilisticamente bellissimo di Angeliño (quell’esterno collo che sta diventando il suo marchio di fabbrica) ancora verso Lukaku, anticipato di un soffio. 

Facile immaginare la reazione di De Rossi a un tempo così soporifero: va bene il possesso palla (65% contro 35%), ma poi ogni tanto bisogna assecondare i tagli alle spalle della linea difensiva perché se si torna sempre solo all’indietro (Karsdorp potrebbe prendersi una cattedra sul tema) si allunga la statistica sui passaggi completati ma si perde di vista l’obiettivo principale. Racconterà il tecnico a fine partita di aver quasi supplicato i suoi giocatori all’intervallo: «Perdiamola se questo dovesse costarci la sconfitta, ma giochiamola, tiriamo in porta, dribbliamo e soprattutto andiamo dentro»). Detto, fatto: al rientro in campo Pellegrini è partito a modo suo dal centrosinistra, si è accentrato tenendo lontani gli avversari, e quando ancora non aveva raggiunto la bisettrice del cono verso la porta ha calciato forte di interno collo facendo prendere al pallone quel giro giusto per finire tra la mano protesa di Consigli e il paletto alla sua sinistra. Perfetta esecuzione per un capitano che ancora una volta nel momento del bisogno ha preso per mano la sua squadra. Con quello di ieri sono cinque i gol segnati in sei partite da titolare (a Firenze è entrato nel finale, per essere protagonista nell’azione del pareggio), ma in assoluto è stato quasi sempre tra i migliori in campo: «Io mi godo De Rossi come allenatore, lui spero si goda me come giocatore». Di sicuro i romanisti si godono entrambi.

Messa la partita in discesa è stato subito chiaro come per non vincerla a quel punto sarebbe stato necessario metterci tanto impegno perché il Sassuolo neanche in quel primo tempo così morbido aveva mai dato l’impressione di poter infastidire Svilar. La Roma invece ha capito che il nuovo ritmo impresso nella ripresa, immediatamente recepito e restituito dalla Curva Sud in termini di clamore assoluto (a celebrare il record di presenze di 66871 spettatori, visto il settore ospiti libero dalle rappresentanze del Sassuolo) avrebbe potuto portare altri frutti. Così subito dopo Lukaku ha sfiorato il raddoppio deviando purtroppo solo di schiena (ingannato da un movimento davanti a lui di Llorente) un corner ancora di Pellegrini. Poi il capitano ha rimediato un’ammonizione che purtroppo allungherà la sua sosta di impegni con la Roma di un’altra settimana. Era diffidato, il giallo gli costerà la trasferta di Lecce, ma lo farà tornare giusto per il derby: e in ogni caso sarà l’unico nazionale azzurro impegnato con Spalletti. Al 16’ un’anonima punizione sulla trequarti per il Sassuolo si è trasformata in un’azione pericolosa per via della dormita della coppia Aouar-Karsdorp, e De Rossi ha cominciato a pensare alla loro sostituzione. Poi, al 23’, un fallo ignorato su Pellegrini che stava alleggerendo una pressione del Sassuolo al limite dell’area, ha determinato l’unico vero tiro in porta degli ospiti, con un destro di Racic respinto da Svilar. Era il momento giusto per rinforzare la catena di destra della Roma, inserendo Baldanzi e Celik ovviamente per Aouar e Karsdorp. Ballardini ha risposto con Baloca e Volpato per Obiang e Defrel. Poi Cristante ha imboccato Lukaku che aspettando forse troppo ha comunque calciato a rete di sinistro verso l’incrocio, Erlic ha deviato fuori ma l’arbitro non se n’è accorto. Poi ancora Cristante ha crossato e sulla respinta Celik ha servito in area Baldanzi che dopo un ottimo controllo e un dribbling strettissimo ha calciato di destro costringendo Consigli alla paratona mano a terra. Subito dopo gli ultimi cambi del Sassuolo (Mulattieri e Bajrami per Pinamonti e Racic) è arrivata la clamorosa occasione per il pareggio, con un tentativo di autogol di Llorente sventato di piede da Svilar con carambola sul palo. La fortuna aiuta gli audaci e anche la Roma quando merita di vincere: poi Baldanzi ha provato ancora a raddoppiare, ma Consigli gli ha negato di nuovo la soddisfazione. E il finale è scivolato senza ulteriori scossoni. Poteva bastare così. L’idea è che in soli due mesi De Rossi si è già guadagnato la fiducia definitiva dei suoi datori di lavoro. Quella dei romanisti ce l’aveva già.

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