AS Roma

Il coraggio di DDR e Zalewski, dalle stalle alle stelle

Contro il Feyenoord uno spezzone non alla sua altezza. Poi l'onere e l'onoroe di diventare decisivo dagli undici metri. Adesso cerca spazio

Il rigore decisivo trasformato da Zalewski

Il rigore decisivo trasformato da Zalewski (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
25 Febbraio 2024 - 08:37

Chi più di Daniele De Rossi avrebbe potuto dargli quella chance? Nicola Zalewski ha calciato il rigore decisivo della serie che ha portato la Roma agli ottavi di finale di Europa League. L’attuale allenatore della Roma stava per compiere 23 anni quando si è laureato campione del Mondo a Berlino con l’Italia e Lippi lo mandò sul dischetto in finale con la Francia. De Rossi aveva dovuto scontare la squalifica (e le polemiche di mezza Italia) per la gomitata a McBride. Gol, secco. Così Zalewski, talento finito nel dimenticatoio del vivaio giallorosso, riscoperto da Mourinho e adattato nel ruolo di esterno sinistro, una coppa Europea vinta con la Roma (dopo 60 anni). Una stagione fin qui non certo brillante, con il contorno dello “stalking” mediatico sul presunto e sgonfiato caso scommesse illecite. Nicola si è un po’ perso, ma il tutto faceva parte di un percorso, anche con la sua nazionale aveva concordato di tornare un po’ “indietro”, giocando di nuovo con l’under 21 in autunno.

«Non è un prodotto finito», spiegò Mourinho prima di lasciare la Roma. Anche dopo l’arrivo di De Rossi a Trigoria e una rinnovata fiducia, non era ancora riuscito a convincere. Fino a quel rigore, ultimo della “lotteria”, che a 22 anni appena compiuti bisogna saper tirare. Non è fortuna, è lavoro e responsabilità. «Quando il mister ti manda in campo - ha detto con onestà Zalewski dopo la gara - devi essere cattivo e concreto e questo mi sta mancando ma sono sereno perché il tecnico mi dà fiducia».

La serata contro gli ormai abituali rivali del Feyenoord, «indimenticabile in una cornice da brividi», come ha scritto lo stesso calciatore su Instagram, non era iniziata nel modo migliore per il polacco di Tivoli: una mezzora di gioco piuttosto confusa. Si è fatto pescare malamente in fuorigioco più di una volta, è scivolato in area avversaria mancando una buona occasione per far gol, qualche scelta sbagliata negli ultimi venti metri. Anche all’andata aveva avuto la possibilità di incidere per infilare meglio lama nel piaga del Feyenoord mezzi storditi dalla Roma nel loro de Kuip. Ma De Rossi gli ha dato quella chance e lui l’ha sfruttata. Ora si alterna con El Shaarawy nel 4-3-3 derossiano e cerca spazio. E ci sarà bisogno anche di lui. Fiducia e lavoro, per superare gli ostacoli da veri romani(sti). Nicola lo sa e questo è il valore più grande.

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