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Le dichiarazioni

Roma-Inter, De Rossi: "Affrontiamo una squadra forte, ma non imbattibile"

Le parole del tecnico giallorosso alla vigilia del big match di sabato contro i nerazzurri primi in classifica: "Possiamo fare una grande partita. Rimarrei a vita qui"

Daniele De Rossi in conferenza stampa a Trigoria

Daniele De Rossi in conferenza stampa a Trigoria (GETTY IMAGES)

La Redazione
09 Febbraio 2024 - 10:37

A cinque giorni dal successo contro il Cagliari, e ad altrettanti giorni dal playoff di Europa League contro il Feyenoord, la Roma è pronta a tornare in campo domani, sabato 10 febbraio alle 18, contro l'Inter di Simone Inzaghi. Primo big match da allenatore dunque per Daniele De Rossi, che dopo i tre successi consecutivi ottenuti contro Verona, Salernitana e i sardi avrà modo di testare le proprie ambizioni contro l'attuale capolista della Serie A. Alla vigilia della gara dell'Olimpico il tecnico giallorosso è perciò intervenuto in conferenza stampa. Queste le sue parole:

Vista la differenza dei rendimenti delle due squadre, con quale coraggio state preparando questa partita?
"Con il coraggio che devono avere i giocatori forti, e noi ne siamo pieni. Con il coraggio e la consapevolezza della squadra che andiamo ad affrontare, ma sapendo che nessuna squadra è imbattibile. Si alza il livello rispetto alle tre partite vinte, cambia il modo di preparare la gara contro una squadra che si è abituata a tenere in pugno il gioco. Dobbiamo però sapere che possiamo dargli fastidio, possiamo fare una grande partita".

Tornando a martedì, sappiamo che ha sentito la famiglia Losi riguardo l'assenza al funerale. Cosa è successo?
"Io posso parlare per me, non ho chiesto dove e quando fossero i funerali. La partita e il post gara mi hanno distratto e ho commesso un errore grave. Non si tratta di pentirsi, mi dà fastidio non averlo salutato. Se fosse morto due mesi fa quando non ero l'allenatore della Roma non sarebbe cambiato niente, si tratta del rapporto che c'era tra noi, non è una questione di ruoli. Io so che rapporto c'era, suo figlio, e la mela non cade mai lontano dall'albero, è molto simile al padre, sa anche lui che rapporto ci fosse e ha risposto anche lui. Mi dispiace molto, ma non so cosa posso fare diversamente. La distrazione è grave ma perché c'è un rapporto umano. La cosa che mi dispiace di più è che non ero impegnato, ero a casa, ho aperto un post sui social e ho visto il funerale. Ho parlato con Roberto Losi, penso che la cosa più importante fosse spiegare a lui, penso che per quanto riguarda il mio rapporto con le leggende della Roma sono sempre stato attento, questa volta non lo sono stato, ho chiesto scusa, credo debba finire qui".

All'andata Lukaku è stato preso di mira dai tifosi dell'inter. Cosa ti aspetti dal belga? Pensi possa avere motivazioni in più?
"Cerco di scindere l'aspetto emotivo da quello calcistico, perché devo parlare ai cuori dei calciatori ma anche ai calciatori stessi. A me basterebbe che ripetesse la gara che ha fatto con il Cagliari. L'avversario è più forte ovviamente ma a me con il Cagliari è piaciuto molto, ha giocato con la squadra, ha fatto partire le nostre azioni più importanti tenendo palla, ha allungato la difesa del Cagliari andando in profondità e ha tirato 5-6 volte in porta. E se Romelu tira 5-6 volte in porta ogni partita, farà tantissimi gol secondo me. Per il resto, non ha più 20 anni, a volte contro la tua ex squadra fai il classico gol dell'ex e altre volte sembra che soffri il contesto, ma semplicemente si gioca contro una squadra molto forte quindi può sembrare di giocare meno bene".

Tra le caratteristiche della squadra c'è una grande difficoltà contro le big. Considerando anche il Bologna, ha perso sei partite su nove, vincendo solo col Napoli. Visto anche il suo passato da giocatore, dipende da qualcosa o è una casualità?
"Alle casualità nel calcio credo poco. Mi chiedi però di commentare partite che non ho allenato io, che ho solo visto da tifoso. Poi ci sono numeri che esistono, vediamo come andiamo domani e vedremo se ci sono ancora queste problematiche. Quando giochi contro una squadra forte ci sta che perdi, ma noi siamo una squadra forte e anche per rotazioni prima o poi toccherà a noi fare una grande partita contro queste squadre. Sappiamo che ci sono dei livelli nel calcio: l'inter è tanto forte. il Milan per me è tanto forte, la Juventus sta tornando ad esserlo. Io sono arrivato da poco, stiamo cercando di far partire un percorso, che non so quanto durerà. per dare la consapevolezza a tutti i giocatori e agli altri intorno, che siamo tornati la squadra che partite così ne vinceva tante. L'Inter è sempre stata forte, e quando giocavo ci abbiamo vinto tante volte, come con il Milan, la Juve e il Napoli. Può esserci un problema numerico, per quanto riguarda un eventuale problema di testa nell'approccio, parliamo di giocatori che hanno giocato a Manchester, che hanno vinto una Coppa America contro il Brasile al Maracanà, che hanno vinto l'Europeo contro l'Inghilterra a Londra, sarebbe offensivo dire che i giocatori hanno problemi di testa contro le grandi. Le squadre grandi hanno giocatori forti come te che non hanno problemi a giocare contro squadre forti come te, e in questo braccio di ferro può capitare di perdere. Noi cercheremo di far sì che questo braccio di ferro questa volta spinga dalla parte nostra. Ma non penso che questi giocatori abbiano problemi di testa, altrimenti non avrebbero fatto la carriera che hanno fatto".

L'Inter è la squadra che ha affrontato più volte da calciatore. Ha un ricordo particolare di questa partita?
"Ci sono stati tanti anni in cui ci siamo giocati Scudetti e Coppe Italia, era diventata quasi una corsa a due. A parte qualc he Coppa Italia e qualche Supercoppa hanno vinto sempre loro, sono stati più bravi. Ho un bel ricordo di quegli anni, era una partita sentita ma fra noi giocatori c'era sempre rispetto, penso sia così tutt'ora. Mi dispiace che abbiamo già giocato le due gare a San Siro e non potrò tornarci, penso sia lo stadio più emozionante per chi gioca a calcio, a parte il nostro. Sarà bello incontrare di nuovo ragazzi dell'Inter con cui ho passato bei momenti in Nazionale. Credo sarà una sfida bella come lo erano quelle del 2008-2010, il nostro obiettivo è tornare a giocarle presto "punto a punto", e non con 20 punti di distacco".

Quanto può cambiare la difesa con il ritorno di Smalling? Sanches, che in estate era arrivato come elemento fondamentale per il centrocampo, può esserlo anche per lei?
"Sanches è un elemento fondamentale come tutti gli altri. Siccome abbiamo tante partite davanti tutti saranno utili. Si stanno assottigliando le differenze di condizione che Smalling e Renato hanno con il resto dei compagni, si allenano, finito l'allenamento fanno supplemento fisico, la testa e la condizione stanno tornando. Sono giocatori che ancora non ho visto molto sul campo, ma quello che ho visto mi è piaciuto e sono convinto che saranno molto importanti".

Nella preparazione di una partita contro una squadra più forte secondo la classifica, il rispetto è una prerogativa fondamentale. Poi pero c'è sempre un confine da non oltrepassare per non iniziare la partita con una condizione di sottomissione psicologica. Come hai lavorato su questo? El Shaarawy con te è tornato subito un giocatore importante con un ruolo centrale, una tua valutazione anche legata a quanto appena detto?
"Quello di cui hai appena parlato è uno dei compiti più difficili per un allenatore ma anche per un giocatore. Ci vuole rispetto ma con un po' di spocchia, non siamo gli ultimi arrivati, siamo la roma, giochiamo a casa nostra con 65.000 spettatori. Se porti troppo rispetto diventa paura, e la paura ti fa perdere le partite. Deve essere un atteggiamento intelligente sia tatticamente che mentalmente, ci saranno momenti in cui soffriremo. Quando prepari queste partite contro squadre più grandi al computer la palla ce l'hai sempre tu, poi entri in campo e non te la fanno prendere. Essere conspevoli che avremo dei momenti, 5, 10, 15 minuit in cui ci potranno schiacciare, penso sia da persone mature. Accettarlo e farli diventare 30, 40, 50, 60 minuti sarebbe consegnarci e regalare loro la vittoria, noi dobbiamo andare in campo convinti di poter vncere, perché è vero. Non dobbiamo convincerci di qualcosa: noi possiamo vincere. Il Sassuolo ha battuto l'Inter, è ovvio che nel lungo termine stanno dimostrando che non siamo capaci di tenere ill loro passo, ma nella partita singola sono stra-convinto che possiamo vincere, come sono altrettanto convinto che potremmo soffrire come hanno sofferto tutte le altre squadre. El Shaarawy è un giocatore che conosco da tantissimi anni, sta avendo un'evoluzione importante. Si tratta di un ragazzo buono, morbido, a volte mi ci arrabbiavo perché era anche "leggero" e ci ricordiamo cosa gli dicevo in campo quando magari si rifiutava di fare un contrasto in più. Adesso secondo me è diventato un giocatore vero, quando entrava lui e vedevo la Roma da fuori avevo la sensazione che potesse cambiare la partita. Mi piace molto, come mi piace Nicola Zalewski, che lunedì è entrato benissimo. Sono i due giocatori che sulla carta possono partire in quella posizione di campo in alto a sinistra, punto tanto su entrambi. Per adesso ho utilizzato di più Stephan, ma anche Nicola può darci tanto. Sono contento della nostra coppia a sinistra. Per capire chi gioca domani mi tengo un po' di tempo in più, anche se ho un'idea abbastanza chiara".

Ricollegandoci a quanto appena detto, tralasciando l'aspetto mentale ci può essere qualche adattamento o cambiamento tattico in vista della partita di giovedì contro il Feyenoord, come l'inserimento magari di Bove?
"Ci possono essere dei cambiamenti, ma a prescindere da giovedì. Noi siamo concentrati su domani, sappiamo che giovedì si gioca un turno ad eliminazione ma domani metteremo la squadra che ritengo migliore per vincere contro l'Inter. Giocatori come Bove, giocheranno, dall'inizio o a partita in corso, ma non facciamo rotazioni in base alla partita successiva. Possiamo fare ragionamenti in base alla lista Uefa, ma cambiamenti tattici in vista di un'altra partita non ne faremo".

Dopo Roma-Cagliari Claudio Ranieri ti ha definito un predestinato, così come ha fatto un articolo di giornale questa mattina, mentre fino a tre settimane fa eri una scommessa. Per te chi è in questo momento Daniele De Rossi?
"Non lo so, io ho letto articoli come quello di stamattina già anni fa, poi dopo che mi hanno mandato via dalla Spal pochi pensavano che lo fossi ancora e pochissimi che potevano cambiare allenatore e prendere me hanno deciso di farlo, spesso le porte sono rimaste chiuse, come era giusto che fosse dopo quei mesi non positivi. Non penso esistano predestinati, voglio fare questo lavoro con passione e un po' per caso mi sono ritrovato a farlo dove lo vorrei fare per tutta la vita, quindi cerco di farlo al massimo senza pensare ad altro. Il fatto che sia arrivato qui può essere una casualità ma mi fa interfacciare con una parte del calcio che conosco meglio di quella che ho vissuto l'anno scorso. Mi sento paradossalmente più a casa mia dove è più difficile, non penso alle etichette né a quello che sarà, penso a godermi questa avventura che non so quanto durerà ma mi sta piacendo molto".

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