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Con la rabbia e l'orgoglio: il riscatto ora o Mou più

Roma a nervi tesi, dopo il derby serve un cambio di marcia

Mourinho durante il derby contro la Lazio

Mourinho durante il derby contro la Lazio (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
14 Gennaio 2024 - 07:00

Tra le conseguenze della pessima prestazione che ha tolto ancora una volta alla Roma la possibilità di giocarsi un trofeo in casa (curioso: come per la Lazio, tre delle quattro partite nel percorso verso la finale di Coppa Italia, il calendario dava la possibilità di giocarle in casa, proprio là dove la squadra di Mou si sente più forte e non avrebbe bisogno del conforto della “torta della nonna”), la più seria riguarda il raffreddamento dei rapporti tra la proprietà e l’allenatore, tanto da allontanare in maniera piuttosto secca la possibilità che venga proposto a breve la proposta di rinnovo di contratto. In più anche i tifosi sembrano assai meno ben disposti nei confronti della squadra e probabilmente dell’allenatore: significativo, in questo senso, lo striscione esposto sul muro d’accesso al campo d’allenamento nella notte tra giovedì e venerdì, con il riferimento ai mercenari che non hanno evidentemente affrontato l’impegno sul campo con la giusta attenzione. Mourinho ha usato bastone e carota ieri per raccontare il day after a Trigoria, quello di venerdì nello specifico (giovedì era assente per un impegno personale preso da tempo, e la lunga spiegazione che ha dato all’esordio della conferenza di ieri si deve a quanto pare a un richiamo alla sua mancanza di professionalità che da qualche tribuna non meglio identificata gli era stato evidentemente rivolto): la sostanza è che il tecnico non ha mai avuto dubbi sull’attaccamento alla causa dei suoi giocatori, ma a qualcuno ha rimproverato in maniera assai dura l’interpretazione del derby. Facile pensare che ce l’avesse soprattutto con gli esterni anche se poi con gli stessi dovrà concludere la stagione, al netto magari di qualche al momento improbabile cessione di mercato. 

Ciò che servirebbe davvero è l’immediata inversione di tendenza dopo un girone d’andata chiuso con il promettente pareggio con l’Atalanta che però ha fornito il dato peggiore dal 2004 a oggi, ottavi con appena 29 punti, addirittura otto in meno dell’anno scorso. Un dato questo che ha fatto davvero risentire il presidente Friedkin, in rapporto agli ingaggi pagati (terzo monte ingaggi della serie A) e alla necessità più volte sbandierata del grande obiettivo fissato ad inizio stagione, quello di raggiungere la Champions League per accedere ai conseguenti finanziamenti e riattivare così un circolo di fatturati capaci di migliorare il già buon risultato conseguito quest’anno (ricavi per 277 milioni)  nonostante l’assenza nella principale competizione europea. Nel girone di ritorno bisognerà recuperare quattro punti se si vorrà accedere almeno al quarto posto, sempre che la squadra giallorossa non sia in grado di puntare di nuovo ad una finale di Europa League, e magari stavolta vincerla. Ma se ne riparlerà a febbraio. Dopo la sfida di San Siro, il calendario peraltro autorizzerebbe pensieri immodesti, tali da far pensare di far cambiare presto conformazione alla classifica. Tornare da Milano con un sorriso (mezzo o pieno) sarebbe un buon modo per inaugurare questa striscia anche se i bookmakers sono pessimisti (la vittoria del Milan è pagata 2,1, quella della Roma 3,6) e i precedenti specifici non benauguranti (non si vince dal 2017).

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