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Quelli che ancora non si sono svegliati...

Le verità di Mourinho risultano scomode ad alcuni comunicatori

Mourinho in panchina durante Roma-Lecce

Mourinho in panchina durante Roma-Lecce (GETTY IMAGES)

08 Novembre 2023 - 10:15

Mia madre mi ha sempre detto che, arrivata in età matura, ha smesso di dare la risposta che gli altri si volevano sentir dire preferendo, invece, rispondere sempre con la verità. Perciò ogni volta che sento José Mourinho parlare in modo, per alcuni, troppo schietto in conferenza stampa non faccio altro che immaginarmi un uomo adulto, e di successo, a cui è passata ogni voglia, tantomeno necessità, di fare zero a zero.

A quel punto entrano in scena quelli così presi dal loro ego da non riuscire a gestire quello del Mister portoghese… quelli a cui la verità – che per definizione non deve mai essere bella, ma semplicemente reale – non può andare bene perché renderebbe inutili le loro interpretazioni: cosa farcene, infatti, di dodicimilaseicentoventicinque chiavi di lettura differenti se diamo per buono che la ROMA non avrebbe potuto prendere determinati giocatori se non avessero avuto una particolare storia clinica alle loro spalle? Cosa se consideriamo innegabili determinate carenze in rosa, cosa se valutiamo oggettivo lo squilibrio dei giorni di riposo, tra una partita e l’altra, delle diverse squadre? Risposta: niente. 

Ma niente non può essere perché oltre alle chiavi di lettura renderebbe inutili anche chi le dispensa. E iniziano così i voli pindarici, le etichette, i partiti presi e le sfumature dello stesso colore primario che, alla fine, viene raccontato – e perciò trasformato – proprio in un altro colore: magia. E chissà dei paradossi di Nils Liedholm cosa si sarebbe detto, allora, se oggi vengono spernacchiati i complimenti al Lecce di Mourinho prima di scendere in campo… con il Barone a descriverci la squadra pugliese, probabilmente, come la più forte del campionato. Meglio non pensarci, non prestare attenzione, non darci peso e fingerci come ci vogliono far apparire: superficiali. Già, i superficiali Romanisti senza gli strumenti necessari per saper decodificare le parole dell’allenatore della ROMA: ignoranti dal cuore tenero. E ti ritrovi l’Olimpico a muoversi, come fosse un gigantesco serpente imbambolato, al tempo dell’incantatore portoghese. 

Sessantacinquemila sonnambuli, insomma. 

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