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Gli arbitri e la Roma

Buttiamo l’armadio della vergogna e ricominciamo con lealtà

C'è un clima ostile che non fa bene alla Roma, ai suoi giocatori, all’allenatore, alla panchina e alla società. Ricominciamo con lealtà: chiediamo troppo?

José Mourinho, l'allenatore della Roma

José Mourinho, l'allenatore della Roma (GETTY IMAGES)

24 Giugno 2023 - 12:11

L’armadio della vergogna. Nella sua stanza dirigenziale Gianluca Rocchi, il designatore degli arbitri, dovrebbe avere un armadio di quelli che si vedono nei film americani degli Anni 40, un po’ demodé, con la scocca resistente e con ante solide.

Forse. In quell’armadio potrebbero nascondersi documenti riservati e lettere compromettenti. Come quelle inviate da alcuni arbitri impalliditi dagli eventi. Forse. Lettere sconcertanti, di manifesta incapacità. Non vogliamo più arbitrare la Roma, avrebbero scritto. Forse. Perché è assai più probabile che questi uomini in giacchetta che dovrebbero guidare con equilibrata determinazione novanta minuti di calcio abbiano preferito la parola, il sussurro, il bisbiglio al documento scritto. Meglio non lasciare tracce.

 Magari hanno avvicinato il buon Rocchi, gli hanno messo una mano sulla spalla, l’hanno portato in un angolo della stanza dove nessuno avrebbe potuto sentire e all’orecchio, sottovoce, hanno esposto tutte le loro paure. Tutti insieme o uno alla volta? Una protesta organizzata o un malore individuale divenuto generale? Chissà.

Misteri, segreti, oscurità. Come in un giallo di De Giovanni con le caste del potere sempre pronte a difendere il proprio controllo. Tutte fantasie? Si tratta di una commedia scritta da un commediografo ficcanaso? Forse. Due giorni fa Il Giornale, quotidiano di proprietà degli Angelucci che ha Milano come centro di produzione, ha scritto che alcuni arbitri avrebbero confidato al designatore Rocchi l’intenzione di rinunciare a eventuali designazioni per il comportamento, molto aggressivo, di tutta la panchina romanista. L’ha scritto due giorni fa e nessuno ha smentito. Fatto gravissimo.

Dall’Aia fanno sapere in via informale che sono tutte fandonie, invenzioni di un giornalista. Ma la gravità delle affermazioni merita una smentita pubblica. Per evitare trame e tramette dei soliti curiosi. Se fosse vera la storia si dimostrerebbe, una volta di più, non tanto la malafede della classe arbitrale, ma sicuramente il pregiudizio nei confronti della Roma, evidenziato dall’effetto Serra. 


Un clima ostile che non fa bene alla Roma, ai suoi giocatori, all’allenatore, alla panchina e alla società. Ma non fa bene neanche al calcio. La mente si annebbia e il palazzo scricchiola come un vascello tra le braccia del vento, direbbe il Poeta. Se invece la notizia riportata dal Giornale non fosse vera sarebbe ancora più grave e svelerebbe un malefico disegno di alcuni importanti dirigenti del mondo pallonaro che utilizzano i media per soffiare sul fuoco delle polemiche e per eliminare i prossimi agguerriti avversari senza giocare le partite. 
Caro Rocchi, io sono convinto della sua capacità e della sua limpidezza. L’ho scritto più volte e lo ribadisco. Ma intorno a lei c’è qualcosa che non va. Io posso intuire cosa non va, ma lei è in grado di capire e di cambiare. Buttiamo l’armadio della vergogna, se mai ci fosse, e ricominciamo con lealtà.
Chiediamo troppo?

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