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La conferenza degli arbitri di fine anno

AIA, così fa male

Rocchi e Pacifici tra Mourinho, Budapest e certi rigori non assegnati, tra mezze verità e intere omissioni: e così la credibilità resta sospesa al Var

Il designatore Rocchi all'Olimpico

Il designatore Rocchi all'Olimpico

07 Giugno 2023 - 08:17

Carissimi Carlo Pacifici e Gianluca Rocchi, rispettivamente presidente Aia e designatore, abbiamo assistito alla conferenza stampa di fine stagione con cui gli arbitri hanno voluto archiviare questo campionato e siamo davvero solidali con le preoccupazioni espresse ieri a Coverciano, davanti ad una gruppetto ristretto di cronisti presenti e una pattuglia più sostanziosa collegata in streaming: la violenza contro gli arbitri delle serie minori è intollerabile, è giusto che ad ogni arbitro si lasci il diritto di sbagliare, è un peccato che ci sia sempre una cattiva percezione dell’arbitro in Italia. 

Avete ragione. Ma facciamoci delle domande. Solo in questo paese, nei tempi moderni, una classe arbitrale è stata travolta da uno scandalo come quello di Calciopoli, e anche allora chi guidava gli arbitri di fronte a certe perplessità si lamentava e per gli stessi motivi. Poi si scoperchiò il letamaio e in qualche modo la vostra categoria ha perso la verginità. Ora non vale più l’orgogliosa rivendicazione di una presunta onestà. Ora per essere credibili dovete dimostrarlo settimana dopo settimana. Avreste uno strumento, per esempio, che è quello di far sentire i dialoghi tra arbitro e Var, sarebbe utile a capire certe dinamiche.

E invece lo fate solo a fine campionato, come ieri, ma solo sui casi che ritenete giusto mostrare. Ieri ad esempio avete fatto vedere il caso clamoroso del mancato rigore a Dybala domenica senza far sentire i dialoghi, e così siamo rimasti nel dubbio di capire perché Mazzoleni non sia intervenuto a sanare l’evidente errore. La zoppicante versione data ieri da Rocchi («per me ha fatto bene Maresca in questo caso a non dare il rigore perché il difendente è in anticipo, ma se l’avesse dato non sarebbe stato un errore») non ha convinto nessuno: la slow motion mostrata ieri fa vedere chiaramente come Dybala metta il piede sul pallone prima dell’avversario, che a quel punto lo colpisce. Poi avete detto che quello su El Shaarawy è un tamponamento e quindi il rigore ci sta. Però, caro Rocchi, non si è espresso sul fallo di mano di Fernando del Siviglia: «Ho già i miei problemi sui casi di mia giurisdizione e non voglio entrare in casa d’altri». Peccato, perché sarebbe stato utile sentire la spiegazione tecnica. 

Peccato poi per quel collega che ha legato la sacrosanta battaglia dell’associazione contro la violenza sugli arbitri nelle serie minori al comportamento di Mourinho a Budapest. Rispondendo, il presidente Pacifici avrebbe dovuto separare nettamente questioni che non hanno alcun nesso. E invece si è limitato a dire: «Ricordo lo slogan della Fifa: “Rispetto”. Serve per tutti, non è alzando i toni che facciamo del bene del calcio. Non ci dobbiamo mai dimenticare che quanto succede in Serie A e in Europa poi si riflette sulla base». E sulla tensione delle panchine avete detto che con l’80% delle società il problema non si pone. I colleghi presenti hanno capito che la panchina della Roma sta invece nel residuo 20%. Ci sarebbe stata bene una valutazione vostra del caso Serra, allora. Ma non c’è stato tempo, o forse è mancata una domanda. Potremmo farla noi, anche se fuori tempo massimo?

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