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Il mister

Mourinho: "Una sconfitta è dura da accettare, ma torno a casa orgoglioso"

Il tecnico giallorosso dopo la sfida contro l'Inter: "Quello che i ragazzi hanno creato con questo stadio è fantastico. Avevamo 5-6 giocatori stanchissimi"

José Mourinho durante Roma-Inter

José Mourinho durante Roma-Inter (GETTY IMAGES)

La Redazione
06 Maggio 2023 - 20:33

Al termine della gara tra Roma e Inter, terminata 2-0 in favore dei nerazzurri, José Mourinho è intervenuto a Dazn per parlare della prestazione fornita dai suoi giocatori. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dall'allenatore giallorosso.

Ci racconti l'abbraccio con i giocatori della Roma a fine partita?
"Semplice, ho detto loro che ero tremendamente orgoglioso di quello che hanno fatto. Ho ringraziato tutti per lo sforzo di chi era stanco, di chi giocava con una sola gamba, di chi giocava con una frattura intercostale e un'infiltrazione. Ho ringraziatoanche i bambini che sono sempre con noi e uno stadio incredibile. È fantastico quello che questi ragazzi hanno creato con lo stadio in questo tempo. Una sconfitta è sempre dura da accettare, ma vado a casa con un orgoglio tremendo. Domani avranno finalmente un giorno libero, io sarò al Tre Fontane con la Primavera".

È ottimista in vista della sfida con il Bayer Leverkusen? Crede che recupererà qualcuno?
"Sono ottimista per i miei ragazzi. Abbiamo giocato contro una squadra che è in finale di Coppa Italia e che si trova in semifinale di Champions League. Avevamo 5-6 giocatori stanchissimi, come Cristante e Pellegrini, c'era gente infortunata come Dybala e Belotti. Io guardo Bove e penso che quando sono arrivato stava per andare in prestito alla Triestina e oggi ha giocato così; sono felice per questi e per altri motivi. Poi ci sono degli episodi che fanno parte della partita, se la società non vuole parlarne io non ne parlo. Sono stato distrutto e attaccato a livello etico, ma la persona che mi ha attaccato è stata squalificata per 3 anni dal calcio, questo mi fa piacere".

Mourinho in conferenza stampa

Ha parlato della società che dovrebbe intervenire. È deluso da qualche comportamento?
"Io lavoro per la società e faccio del mio meglio. Se entro nella direzione in cui dico di essere stanco di fare tanto, perché faccio tanto, sono più di un allenatore e qualche volta mi stanco. Ho questa capacità di ritrovarmi di nuovo: domani vado al Tre Fontane a vedere la Primavera, lunedì sarò a lavorare per la partita di giovedì. Penso sia una nostra qualità, quella di avere la capacità di ritrovare energie quando sei deluso da qualcosa. Ma è una cosa che ci può stare".

Aveva detto che sarebbe rimasto...
"Non torniamo su questo argomento. Non c'è nessuna storia, c'è una partita giovedì. Domani i giocatori per la prima volta dopo tanto tempo hanno un giorno libero, se Mangiante mi dà un bigliettino faccio un po' di tennis, poi vado al Tre Fontane e poi lavoro per la partita di giovedì".

Non si è visto questo grande divario con l'Inter, che lei ha definito la più forte d'Italia. Come si può lavorare sulla testa per evitare gli errori individuali?
"Di solito gli errori individuali hanno una relazione diretta con la qualità dei giocatori. Come si può lavorare sulla testa dei giocatori? Oggi è molto fashion, trendy, il mental coach, magari qualche fenomeno può fare qualcosa. Quello che posso fare io è prendere i giocatori nei loro limiti. Quando sono arrivato Bove stava andando in prestito alla Triestina, ora gioca contro il Milan e l'Inter e quando vedo la sua evoluzione per me è una cosa straordinaria. Mi rifiuto di rimanere nella domanda, voglio uscire dalla tua domanda, solo io posso parlare bene dei miei giocatori. C'è un gruppo che è stanco morto, che non sta bene, che non riposa, che gioca in una posizione diversa rispetto a quelle a cui i giocatori sono abituati. Guardo i giocatori che mi chiedono il cambio e dico loro che o giocano loro o gioco io. Belotti per me è un eroe, non ci sono tanti giocatori che sanno fare una partita nella sua condizione. Paulo ha solo una gamba, Zalewski e Spinazzola hanno difficoltà a fare tante partite di fila. Magari è solo un momento nuovo nella mia carriera: quando perdevo una partita era dura accettarlo, la analizzavo con grande aggressività e un livello di esigenza altissimo, ora guardo i ragazzi con tenerezza e rispetto. Avere la certezza che i tifosi guardano loro esattamente nello stesso modo in cui li guardo io mi dà gioia e forza per lunedì, per stare lì con loro, e giovedì siamo qui di nuovo".

Oggi ha avuto la più grande dimostrazione di affetto dalla squadra e dal pubblico? Si è reso conto che le sue proteste hanno un peso diverso rispetto alle proteste di tutti gli altri allenatori della Serie A?
"Dei miei colleghi non voglio parlare, non ho nessun problema personale con loro, non sarebbe corretto da parte mia. Riguardo alle critiche per l'ultima partita, penso di essere stato chiaro. Non ho messo mai in dubbio l'onestà dell'arbitro, mai. Ho detto che per me non ha qualità, per me un arbitro deve essere empatico con tutti. Oggi per esempio il quarto arbitro è stato un grande arbitro ed è stato empatico: vediamo dove può arrivare. La critica più forte che ho ricevuto è stata la mia gioia più grande, perché è stata fatta da una persona con tre anni di squalifica per scommesse. Solo in Italia una persona così può avere una posizione istituzionale importante ed essere criticato da uno così mi dà gioia, perché mi dà la certezza che sono di un pianeta diverso. Il pubblico? Si confonde tutto: siamo noi a ringraziare il pubblico e il pubblico a sostenerci, è una cosa strana perché ho avuto tanta empatia nei momenti belli, ma in quelle condizioni è più facile. Abbiamo perso la partita, la gente ha capito tutto, la gente ha capito quello che siamo noi e questo mi fa un piacere tremendo".

Due tifoserie rivali hanno fatto lo stesso coro per l'allenatore. Andare sotto la Curva Sud è stato un saluto speciale. Il pianeta calcio italiano non fa più per lei?
"Amo l'Italia e amo lavorare in Italia. Ho avuto tanta ricchezza ed esperienza nei miei primi due anni e anche in questi anni qui. Quando si parla del mio periodo dell'Inter si parla di tanta gioia e storia, qui meno gioia e meno storia, ma dal punto di vista umano è un'esperienza semplicemente straordinaria. Sto molto bene in Italia, questo mi aiuta a stare bene e anche a ridere un po' delle situazioni".

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