ASCOLTA LA RADIO RADIO  
Serie A

Contro L'Hellas Verona vince l'altra Roma

Volpato, El Shaarawy e Matic entrano dalla panchina e ribaltano la partita. In questa stagione non c’era mai stato un gol realizzato da un giocatore subentrato

El Shaarawy e Camara nella partita di ieri al Bentegodi

El Shaarawy e Camara nella partita di ieri al Bentegodi (MANCINI)

01 Novembre 2022 - 10:30

Il papà, il bambino, il Faraone. Ovvero Nemanja Matic, Cristian Volpato, Stephan El Shaarawy. Mischiateli come volete, in ogni caso ci sarà la risposta per questa vittoria al Bentegodi, arrivata al termine di un’agonia durata novanta minuti e poi spezzata dai tre che si sono alzati dalla panchina, sono entrati in campo e l’hanno decisa.

Non più tardi di qualche giorno fa, da qualche parte avevamo letto di come la Roma fosse all’ultimo posto per i gol segnati dai giocatori subentrati. Classifica scalata in novanta minuti. Anzi quarantacinque per il Faraone (più recupero) che ci ha tolto le ultime ansie (erano state tantissime) al novantasettesimo con uno dei gol più belli della sua carriera. Trentatrè per il bambino che con la faccia tosta e il coraggio della sua giovane età ci ha fatto strillare con quel sinistro di prima intenzione giusto giusto all’angolino dove Montipò non poteva arrivare e poi con quell’assist per il Faraone per andare a chiudere gioco, partita e incontro. Ventitrè il serbo che in questi minuti ci ha fatto capire che tipo di giocatore può essere per questa Roma, il vero regista che serve (fino al suo ingresso era toccato a Smalling, pensate un po’, dettare tempi e geometrie), quello capace di capire cosa succede e cosa serve in campo, come in occasione del gol del vantaggio, con una giocata da calciatore superiore sul filo della linea fondo, ma testa alta per capire quale fosse la cosa migliore da fare e l’ha capita dando quel pallone che poi Volpato ha trasformato nella rete del quarto posto e nella possibilità per la Roma per un avvicinamento alle prossime due sfide più sereno e, magari, pure consapevole di poter essere migliore, dal punto di vista del gioco, di quello che ci ha fatto vedere anche ieri sera a Verona.

L’hanno cambiata loro tre la partita. Dando velocità e coraggio Volpato ed El Shaarawy, saggezza il centrocampista serbo che pure era reduce da un problema muscolare che negli ultimi giorni gli aveva impedito di allenarsi al cento per cento, come peraltro ci aveva detto lo stesso Mourinho alla vigilia. L’hanno vinta loro, insieme a un Camara che ha confezionato l’azione del pareggio rubando palla al tramonto di un primo tempo in cui Abraham aveva preso due pali (il secondo poi trasformato in gol da Zaniolo) praticamente a porta vuota. L’hanno vinta loro probabilmente trascinati da una leggerezza che il resto della squadra non riusciva ad avere, da un Pellegrini che, per essere buoni, ci ha dato l’impressione di non capire mai in che posizione giocare a un Abraham tornato ad accortacciarsi su se stesso, forse tramortito da quel palo preso a porta vuota che è stato un errore di quelli difficili da metabolizzare. Si era ancora sul risultato di partenza, dopo il Verona (non sanno bene neppure loro come) è passato in vantaggio e il rischio di tornare dal Bentegodi con una delusione in valigia rischiava di materializzarsi.

Invece ci hanno pensato i subentrati a provare a dare un senso vincente a una Roma che pure un senso vincente non sembrava averlo. Certo anche il secondo tempo non è che sia stato un inno all’estetica del calcio, ma almeno noi abbiamo sempre avuto la sensazione che qualcosa di buono potesse succedere. Con El Shaarawy sulla sinistra che almeno provava sempre a fare la giocata e il bambino sull’altra corsia, servito pure troppo poco, che quando aveva il pallone tra i piedi se ne fregava di un’eventuale brutta figura, lui ci provava a saltare l’uomo per tentare la giocata giusta per il compagno. E alla fine c’è riuscito con quel sinistro che di fatto ha chiuso la partita anche se mancavano ancora un po’ di minuti contro il Verona ridotto in dieci già sul finire del primo tempo, ma nessuno si azzardi a dire che quel fallo non fosse da rosso, Davidowicz ha rischiato di spezzare una gamba a Zaniolo, basti pensare al giallo di Milinkovic Savic e fare una semplice proporzione (lo sappiamo c’entra poco, ma ci fa comunque piacere sottolinearlo).

Chissà che poi questi tre punti non convincano pure Mourinho di avere ulteriori risorse rispetto a quelle che pensa di avere. E’ vero, in infermeria ci sono Dybala, Wijnaldum, Spinazzola (e Darboe) che rivedremo solo il prossimo anno, ma avere in panchina, come ieri al Bentegodi, Matic, El Shaarawy, il bambino, l’appena ristabilito Celik, Belotti, Shomurodov, Kumbulla, Bove (ma perché non gioca mai?) e Viña, vuole dire comunque avere a disposizione una rosa profonda, in grado perlomeno di ridimensionare le pesantissime assenze con cui la Roma sta facendo i conti in pratica dall’inizio della stagione. Mou ce lo ha detto chiaro e tondo che dobbiamo resistere fino al tredici novembre, cioè altre quattro partite, il Ludogorets gìovedì, il derby domenica, il Sassuolo mercoledì della prossima settimana e poi il Torino. Ci sono gli uomini per farlo. E allora resistere, resistere, resistere anche se questa l’avrete già sentita.

© RIPRODUZIONE RISERVATA