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L'uomo in più nella Roma: Cristante per sempre

16 partite ufficiali, 16 volte titolare (e in 12 occasioni ha giocato 90’). Anche a Helsinki è stato protagonista con una traversa, un gol annullato e un dito nell'occhio

Cristante dopo il colpo all'occhio

Cristante dopo il colpo all'occhio (MANCINI)

28 Ottobre 2022 - 10:15

In una Roma che vuole vincere, non può mai fare il titolare. E’ lento, goffo, impacciato, troppo prevedibile quando ha il pallone tra i piedi. In mezzo al campo con lui rischi di pagare pedaggio. Non può giocare con Matic. Non può giocare senza Matic. Con lui non si va da nessuna parte, se vuoi vincere meglio che si accomodi in panchina. E via di questo passo. Da quando è arrivato da queste parti, estate del 2018, affare avviato da Petrachi nel gennaio di quell’anno, poi chiuso a luglio dal senor Monchi sulla base di cinque milioni di prestito più venti per l’obbligo di riscatto dopo dodici mesi, su Bryan Cristante ne abbiamo sentite di tutti i colori. Quasi tutte in negativo. Forse per quella faccia da bravo ragazzo che piace poco agli uomini che non devono chiedere mai. Forse perché agli effetti speciali preferisce la concretezza di fare la cosa semplice quando si deve fare la cosa semplice. Forse perché non riesce ad accendere la fantasia. Forse perché parla poco e, quando lo fa, non si lascia andare a quei luoghi comuni che tanto piacciono ai tifosi. Forse tutto quello che vi pare, sta di fatto che Cristante, almeno a nostro giudizio, è invece uno di giocatori più sottovalutati del nostro calcio.

Del resto questo hanno pensato e pensano gli allenatori che ha avuto. Perché tutte le critiche che gli sono state rivolte, ai tecnici con cui ha lavorato, Di Francesco, Fonseca, Mourinho con la Roma, Mancini in Nazionale, quelle critiche sono entrate da un orecchio e uscite dall’altro. Come se non ci fossero mai state, quasi che tutti avessero deciso di essere sordi. Perchè Cristante, andatevi a vedere le statistiche di questi ultimi anni, gioca sempre. Soprattutto come mediano davanti alla difesa coprendo comunque ottanta metri di campo. Ma quando ce ne è stato bisogno, ha risposto presente come interno di centrocampo, centrale difensivo in una linea a tre, un paio di volte pure come trequartista, cioè in quel ruolo in cui a Bergamo aveva dimostrato di poterci stare arrivando in doppia cifra in fatto di reti, quei gol che poi convinsero la Roma a fare un investimento importante pur di portarlo in giallorosso.

Con Mourino questa imprescindibilità del giocatore, è diventata una regola matematica. Quando pensate alla prossima formazione che il portoghese manderà in campo, Cristante mettetelo per primo, di sicuro non sbagliarete. Eppure, in estate, quando fu ufficializzato l’arrivo di Matic in giallorosso, la prima conseguenza fu che Cristante, come gli è sempre capitato nelle formazioni estive, è stato sistemato in panchina, alternativa a centrocampo del serbo da anni discepolo dello Special One. E’ successo tutto il contrario. Sin dalla prima partita ufficiale giocata a Salerno, Bryan in campo, Matic in panchina. Poi, anche quando il serbo è stato mandato in campo da titolare, Cristante c’è sempre stato, titolare, giocatore a cui Mourinho non ha mai rinunciato. Anche se in molti, peraltro con più di qualche condivisibile motivazione, non hanno mancato di sottolineare come i due non formassero la miglior coppia di mediani possibile, troppo simili per certi versi per giocare insieme, troppo compassati per poter garantire quel cambio di passo che in mezzo al campo spesso è decisivo per ribaltare l’azione.

E allora Cristante in campo, Matic in panchina. Bryan sempre presente. Nelle sedici partite giocate dalla Roma in questa stagione (undici in campionato, cinque in Europa), Mourinho lo ha sempre schierato titolare e per dodici volte è rimasto in campo per tutti i novanta minuti. E chissenefrega delle critiche rivolte al ragazzo che, anche da questo punto di vista, in questi anni ha sempre dimostrato di fregarsene, lui si mette scarpini e maglia e va in campo per fare quello che gli chiede il suo allenatore. Come è successo anche ieri sera a Helsinki, mediano davanti alla difesa a dettare tempi e geometrie di una Roma che voleva riprendere confidenza con la vittoria prima dello sprint finale in vista dello stop di due mesi per il Mondiale in Qatar.

E, come sempre, in campo ha fatto il suo. Protagonista. Una traversa colpita con un colpo di testa che poi ha dato il là a una mischia in area e noi non siamo ancora riusciti a capire come quel pallone non sia poi finito in rete. Un gol con un altro colpo di testa, annullato dopo visione al Var per un fuorigioco di Volpato (peraltro trattenuto dal portiere avversario). Una manata con un dito in un occhio subita nella nostra area che ha portato all’annullamento del secondo pareggio dei finlandesi. Ma soprattutto una presenza costante nel cuore della manovra giallorossa, sempre pronto a lanciare il compagno, a mettere la gamba, a rubare il pallone, a ribaltare l’azione con quella lucidità tattica che nessuna statistica riuscirà mai a evidenziare. Tutto questo è Cristante. Mou lo ha capito dal primo giorno che è sbarcato a Trigoria.

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