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L'attesa

Stadio Olimpico, ore 18:30: non si fanno sconti a nessuno

Questa sera in campo contro la Cremonese neopromossa di Alvini, che vorrebbe aggiungere Felix a Milanese e Ndiaye, obiettivo minimo i tre punti

Dybala e Kumbulla nell'allenamento di ieri

Dybala e Kumbulla nell'allenamento di ieri ((As Roma via Getty Images))

22 Agosto 2022 - 11:26

In un momento persino emozionante della sua per il resto ordinaria conferenza stampa di vigilia, l’allenatore della cremonese Massimiliano Alvini ha raccontato tra l’autoironico e l’inorgoglito che nell’anno in cui Mourinho ha vinto il triplete con l’Inter anche lui conquistava tre trofei, ma sulla panchina del Tuttocuoio. Potrebbe essere sufficiente questo aneddoto a dare la dimensione della differenza tecnica che divide la Roma dall’avversario di oggi pomeriggio, la Cremonese (calcio d’inizio ore 18,30, telecronaca esclusiva su Dazn).

I grigiorossi hanno una bella tradizione di Serie A, oltre ad esserci cari per i natali generosamente offerti a Giacomino Losi, uno dei tanti cori de sta città, non romani, ma molto romanisti. Da quando però sono scomparsi dalla massima serie, intorno alla metà degli anni 90, hanno fatto perdere le proprie tracce con lunghe stagioni tra terza e quarta serie, prima della repentina scalata degli ultimi cinque anni dalla lega Pro fino alla sorprendente promozione della scorsa stagione

Come sempre però bisogna distinguere: se è lecito che su un giornale si rimarchino alla vigilia le differenze tecniche, delittuoso sarebbe se su queste differenze contassero particolarmente i giocatori che vanno in campo con la squadra più blasonata. Bene ha fatto, dunque, ieri Mourinho a ricordare i pregi della formazione di Alvini, che è uscita sconfitta dal confronto all’esordio a Firenze solo per l’errore nel finale del proprio portiere Radu, che molto peraltro aveva contribuito al pareggio che fino al 90º era maturato sul campo.

A Cremona, peraltro, le gare della Roma della passata stagione devono averle viste bene se hanno deciso di rinforzare la rosa con un paio di elementi top della primavera di Alberto De Rossi dello scorso anno (Milanese e Ndiaye) e se vogliono rinforzare il reparto offensivo con un altro ragazzino di cui Mourinho l’anno scorso a un certo punto si è innamorato, Felix Afena Gyan. Davanti, peraltro, Alvini dispone di un paio di giocatori che anche a Trigoria conoscono benissimo: uno, il nigeriano Okereke, ha segnato a Rui Patricio due dei sette gol del suo score della scorsa stagione con la maglia del Venezia, decisivo nel doppio confronto di campionato (da cui la Roma ha racimolato lo straccio di un punto: in pratica è la squadra che ci ha condannati al sesto posto).

L’altro, Dessers, era il centravanti del Feyenoord che ha conteso alla Roma l’amatissimo trofeo della Conference League. Fu lui a lamentarsi dell’asprezza dei difensori romanisti proprio dopo la finale di Tirana. Mancini lo bullizzò, logico pensare che l’attaccante belga, naturalizzato nigeriano, si sia preparato anche psicologicamente al meglio per il confronto di stasera. A Tirana, peraltro, Dessers ha solo intuito l’efficacia del tifo giallorosso nell’effetto delle avanguardie arrivate fino a Tirana. Stasera, invece, l’Olimpico ribollirà della passione di 65.000 tifosi innamorati di una squadra e del suo allenatore e vogliosi di ribadirlo ancora una volta, per la nona consecutiva non lasciando spazi liberi sugli spalti. Nella tradizione del confronto c’è stato spazio per la più larga vittoria che la storia romanista ricordi, un nove a zero di cui proprio ieri ha scritto Vittorio Cupi sul Romanista. Ma sono passati 93 anni. Oggi squadre così poco attrezzate in serie A non possono arrivare. Così fare affidamento su questo tipo di tradizione sarebbe pericoloso.

Lo sa bene Mourinho, preoccupato da queste sfide più di quelle con le squadre più titolate. Per preparare la successiva partita, con la Juventus nello stadium stregato, non avrà bisogno di particolari sofismi. Sulla Cremonese avrà fatto invece un corso intensivo in questi giorni. In attesa di Belotti, si fida dei ragazzi con cui ha già vinto. E degli altri che ha chiamato lui stesso per alzare ulteriormente l’asticella: con la tristezza nel cuore perché Wijnaldum per un po’ non ci sarà. Arriverà il suo tempo.

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