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Furore Olimpico, Barcellona e co: quando lo stadio fa la differenza

Contro il Bodø/Glimt per tentare la rimonta, spinti dalla passione dei romanisti. La stessa che è stata decisiva in passato: Colonia, Dundee e blaugrana ne sanno qualcosa

Daniele De Rossi esulta verso la Sud dopo il 3-0 al Barcellona del 10 aprile 2018 (Getty Images)

Daniele De Rossi esulta verso la Sud dopo il 3-0 al Barcellona del 10 aprile 2018 (Getty Images)

13 Aprile 2022 - 16:39

«Non passa lo straniero», recitava il celebre striscione del Commando esposto l'8 dicembre 1982, e poi riproposto in occasione delle gare casalinghe della Coppa Campioni1983-84. Quel giorno, per il ritorno degli ottavi di finale di Coppa UEFA, lo Stadio Olimpico si vestì a festa, nel tentativo di spingere gli uomini di Liedholm (in vetta alla classifica di Serie A e di lì a qualche mese Campioni d'Italia) alla rimonta contro il temibile Colonia di Rinus Michels. Il ko per 1-0 subìto in Germania non aveva certo abbattuto il popolo romanista, così come il 2-1 incassato in Norvegia contro il Bodø/Glimt: a distanza di quarant'anni, l'Olimpico è pronto a indossare il suo abito migliore, nella speranza che questo valga per fare festa. Nel 1982 funzionò: il gol di Iorio a inizio ripresa ebbe l'effetto di una tanica di benzina rovesciata su un fuoco. Si scatenò la bolgia, che spinse i circa 70.000 sugli spalti a dare il massimo nell'ultima mezzora. E quando, all'88', Paulo Roberto Falcao con una botta infilò il pallone all'incrocio dei pali per il 2-0, il boato di tutto lo stadio si sentì per tutta la Capitale, o quasi. 

Circa un anno e mezzo più tardi, il 25 aprile 1984, nella Sud campeggiava lo stesso messaggio. Stavolta si rivolgeva agli scozzesi del Dundee United, che nella semifinale d'andata di Coppa dei Campioni si erano imposti per 2-0. Quel giorno sugli spalti c'erano 72.000 spettatori per assistere all'impresa che sarebbe valsala finale. Già alla fine del primo tempo la Roma aveva rimesso tutto in parità con la doppietta di Pruzzo; al 57'una bordata di Ago su calcio di rigore liberava il tripudio del popolo giallorosso. Una liberazione, nel giorno della Liberazione. Con buona pace del tecnico scozzese McLean, che aveva infiammato la vigilia della sfida con dichiarazioni tutt'altro che diplomatiche nei confronti della Roma e della sua gente (ed evidentemente la storia si ripete, se si pensa a quanto accaduto negli ultimi giorni con Knutsen e i suoi). L'immagine di Nela, Righetti e Di Bartolomei che lo "accompagnano" verso gli spogliatoi dopo il 3-0 è ormai storia di questo club.

Una Notte Epica

All'inizio degli Anni 90 le rimonte soltanto sfiorate nelle finali contro Inter (Coppa UEFA 1990-91) e Torino (Coppa Italia 1992-93) lasciano l'amaro in bocca, ma regalano uno spettacolo sugli spalti in termini di attaccamento e passione nei confronti di questi colori. Nella Coppa UEFA 1995-96 la squadra di Mazzone si regala l'accesso ai quarti ribaltando il Broendby: la sconfitta per 2-1 in Danimarca non spegne l'entusiasmo dei romanisti, che in 50.000 riempiono lo stadio. Nella Sud campeggia un enorme striscione col messaggio: «Non sarai mai sola», mentre in campo un giovane Totti e compagni centrano al 90' il 3-1 che vale la qualificazione. Nel turno successivo c'è lo Slavia Praga, e purtroppo in questo caso un Olimpico commovente non basta: la corsa si ferma ai supplementari per colpa di un tiraccio di Vavra che rende vana la rimonta.

Ma veniamo all'impresa più recente, quella che giusto tre giorni fa ha compiuto quattro anni: 10 aprile 2018, basta la data, senza neanche dover specificare altro. Nei quarti di Champions League, la Roma allenata da Eusebio Di Francesco e guidata in campo da Daniele De Rossi, sfida il Barcellona davanti a 56.000 spettatori: fa un certo effetto pensare che quel giorno ci sono meno tifosi rispetto alla gara in programma domani, ma in pochi forse credono alla rimonta dopo il 4-1 (immeritato) subito al Nou Camp.

Ma la zampata di Dzeko dopo 6' scalda l'Olimpico, dando coraggio alla squadra, che in campo domina il Barça di Messi, Piqué e Iniesta. Il rigore trasformato da De Rossi al 13' del secondo tempo comincia a dare forma al sogno, lo rende tangibile, e i decibel del pubblico salgono alle stelle. E quando, all'83', l'inzuccata di Manolas finisce nella porta sotto la Curva Sud, è il delirio totale. Prima della partita lo stadio mi ha commosso: ci credevano. Ho detto ai miei compagni che se ci credevano loro, non potevamo farcela addosso»: parole di Daniele De Rossi, uno che spesso ha valicato il confine tra l'essere tifoso e l'essere calciatore.

Contro il Bodø/Glimt ci vorrà la stessa carica, la stessa voglia di gettare il cuore oltre l'ostacolo, la stessa comunione spirituale tra squadra e pubblico. Quando i romanisti danno il loro meglio, niente è impossibile. La passione del popolo giallorosso non conosce condizione: proprio per questo merita di essere ricompensata con una partita memorabile.

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