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da pelle a mancio

C'è un cuore che batte nel cuore della Roma

Il nucleo della squadra giallorossa ha recepito lo storico senso d’appartenenza. Lo spirito del derby vinto 3-0 e la festa sotto la Sud lo confermano

Mancini sbandiera sotto la Curva Sud dopo il derby (As Roma via Getty Images)

Mancini sbandiera sotto la Curva Sud dopo il derby (As Roma via Getty Images)

24 Marzo 2022 - 11:30

Ieri, oggi e domani. Quell'immagine che arriva da Coverciano e ritrae De Rossi, Pellegrini e Mancini d'azzurro vestiti è tanta roba. Perché c'è tanta Roma. Passato recente, presente e futuro tinti di giallorosso e condito dai sorrisi di chi ha appena trionfato nella sfida più sentita. Da DDR, indiscutibile maestro di romanismo; a Pelle che ne sta raccogliendo il testimone; a Mancio, "adottato" che nello spirito di questo club si è tuffato con tutti i sentimenti e dei sentimenti di questo popolo si è intriso.

Esiste un filo invisibile eppure vigorosissimo che funge da congiunzione temporale fra ogni epoca. Una costante che riesce a capovolgere equilibri e perfino a stravolgere stati d'animo. A trasformare cinismo e disincanto in speranza prima, certezza poi. A tessere quel filo è l'essenza stessa della Roma. La sua identità: perentoria, forte, perpetua, esaltata da quel senso di appartenenza che in pochissimi possono vantare nel mondo, nessuno in Italia. Tranne noi. Totti, De Rossi, adesso Pellegrini. E prima del terzo millennio Di Bartolomei, Conti, Giannini. E ancora, a ritroso: Rocca, De Sisti, Amadei, Bernardini, Ferraris IV e chissà quanto lungo potrebbe essere l'elenco per rendere giustizia a tutti. Concepiti, nati e cresciuti nel segno della Lupa. Con loro un nutrito gruppo di giocatori venuti su altrove, ma che al giallorosso si sono legati come i più sanguigni fra i tifosi: Masetti, Carpi, Losi, Nela, Rizzitelli, Aldair. Anche in questo caso la lista esaustiva sarebbe ricchissima. "Figli di Roma, Capitani e Bandiere" la mirabile sintesi della Sud in un derby di sette anni fa, griffato - nemmeno a dirlo - da chi ha incarnato tutto in una maglia col 10 diventata Leggenda.

Pellegrini, Mancini e De Rossi in Nazionale (Getty Images)

Domenica scorsa la firma-capolavoro dell'attuale numero 7 che ne ha ereditato la fascia ha chiuso un'altra sfida mai aperta. Poi è stato soltanto un respingere gli avversari senza affanni, grazie all'asse (im)portante della squadra: Gianluca, Lorenzo, lo stesso Bryan Cristante, che con loro due e Zaniolo proverà a portare la Nazionale al Mondiale in questi giorni di sosta del campionato. Tanta Roma anche nell'Italia. Tanto romanismo in quel gruppo che ha lottato, dominato, stravinto il derby. In tutti: dai due estremi che sono arrivati pochi mesi fa e parlano portoghese e inglese, ma sembrano stare nella Capitale da una vita; al nucleo centrale della formazione, sceso in campo con la testa giusta fin dal primo secondo di gioco. Quel grugno mostrato da Mancini alla fetta di pubblico che si era lasciata andare a precoci "olé" lo conferma. Tutto è andato in quel verso: concentrazione, esultanze, feste di fine partita sotto la Sud con lo stesso difensore e Pelle sbandieratori d'eccezione, una volta ricevuti i vessilli della Curva e sventolati da tifosi, coi tifosi, nel giorno più bello. Ma in quelli difficili il senso di appartenenza avrà ancora più valore.

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