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Mkhitaryan dice addio all'Armenia e a fine stagione si tratterà il rinnovo

Il giallorosso saluta la nazionale: «D’ora in poi focalizzato solo sulla carriera di club». Tra maggio e giugno Pinto parlerà con Raiola

Mkhitaryan in allenamento (As Roma via Getty Images)

Mkhitaryan in allenamento (As Roma via Getty Images)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
04 Marzo 2022 - 09:54

Ora nei suoi pensieri ci sarà soltanto la Roma. Henrikh Mkhitaryan lascia la nazionale armena dopo 15 anni: l'annuncio di Micki è arrivato nella tarda mattinata di ieri, con un comunicato sui suoi account social e sul suo sito ufficiale. «Ho preso questa decisione - si legge nella nota - dopo la mia ultima partita contro la Germania, a novembre. Penso che sia il momento giusto». Dopo 95 presenze e 32 gol, e dopo aver vestito la fascia di capitano per 6 anni, l'ex Shakhtar Donetsk dice: «Ho dato tutto quello che potevo alla mia nazionale. Il mio nido calcistico si è intrecciato in Armenia, la mia terra natale, e sarò per sempre grato a ogni singola persona che mi ha supportato, che mi ha allenato, con cui ho giocato e che ha contribuito alla mia crescita come calciatore e come persona». E aggiunge: «Nei prossimi anni sarò quindi completamente concentrato sulla mia carriera di club».

Una frase, questa, che non può che far piacere ai tifosi giallorossi e a José Mourinho: non ci saranno soste e viaggi intercontinentali, almeno da qui a fine stagione, con il rischio di infortuni. Micki penserà solo ed esclusivamente alla Roma. Da quando è sbarcato nella Capitale, ha sempre rinnovato di un anno il suo contratto, che perciò in estate andrà in scadenza. Difficile fare pronostici ora, ma Henrikh si è sempre trovato bene all'ombra del Colosseo, considera Roma e la Roma casa sua e, nonostante le 33 primavere, si sente ancora un calciatore capace di rendere ad altissimi livelli. Tra maggio e giugno, quindi, Tiago Pinto si siederà a trattare con Mino Raiola per trovare un accordo che soddisfi entrambe le parti.


Fondamentale

Anche perché in questa stagione l'armeno si sta rivelando una colonna portante della Roma di José Mourinho, in barba a chi sosteneva che tra i due non corresse buon sangue. Il tecnico di recente lo ha elogiato, sottolineando come sia «fondamentale per questa squadra». Che giochi da ala (come ha fatto a inizio stagione, nel 4-2-3-1), da interno di centrocampo (nel 3-5-2) o da trequartista centrale, il suo apporto è vitale: in termini di tecnica e di qualità, ma anche di atteggiamento e leadership. Anche se può sembrare il contrario, dato il suo carattere piuttosto pacato, Mkhitaryan ha personalità da vendere e lo sta dimostrando anche nella sua terza stagione romanista.

Una stagione in cui sta segnando meno (complice l'allontanamento dalla porta), ma nella quale non sta certo facendo mancare il suo apporto. Per tutti questi motivi, lo "Special One" intende tenerselo stretto e, quando sarà il momento, spera vivamente che si giunga a un accordo sulla sua permanenza. Insomma, Micki è prioritario all'interno della squadra e dello spogliatoio. E questo perché, oltre a una tecnica indiscutibile, offre a Mou quelle caratteristiche di spirito di sacrificio e duttilità che il portoghese apprezza particolarmente. Henrikh ha sacrificato un po' della sua qualità per il bene e l'equilibrio della squadra; un po' quello che - con le dovute proporzioni, è evidente - fece Samuel Eto'o nell'Inter di José.

Domani arriva l'Atalanta e, nonostante l'abbondanza lì davanti, è difficile immaginare che il tecnico voglia privarsi del numero 77 dall'inizio. I suoi numeri del resto parlano chiaro: è tra i migliori assist-men di questo campionato (5 passaggi vincenti), ha il quinto maggior minutaggio della rosa assieme a Ibañez (hanno giocato di più Rui Patricio, Karsdorp, Mancini e Abraham) e uno di quelli che crea più occasioni da gol. Difficile lasciare in panchina uno del genere.

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