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L'addio

Il Costanzo stop: i motivi che hanno portato alle dimissioni dell'advisor alla comunicazione

Annunciate a proprietà e al Ceo con una lettera, poi ufficializzate al mondo: «Non mi è stata data la possibilità di svolgere il lavoro. Sto con Mou»

23 Febbraio 2022 - 12:40

Otto mesi e un paio di settimane. Tanto è durata l'avventura di Maurizio Costanzo nella Roma. Che, visto il risultato, tutto è stata meno che uno show. Annunciato al mondo il dieci giugno dello scorso anno (meno di quaranta giorni dopo Mou) come consulente alla comunicazione con una particolare delega alla questione dello stadio, ieri in mattinata il giornalista che ha inventato il talk show in Italia, ha ufficializzato il suo addio dall'impegno con la Roma americana targata Friedkin. Con un annuncio condito anche da un pizzico di amarezza e polemica: «Lascio perché non mi è stata data la possibilità di svolgere l'incarico che mi era stato affidato. Sono assolutamente pro Mourinho e tifoso della Roma». Queste le parole date alle stampe da Costanzo. Parole che non si nascondono dietro un dito e in cui il presentatore ha voluto pure specificare (anche se fatichiamo a capire il perché) che Mourinho non c'entra niente. Parole che erano state precedute di qualche ora, come correttezza vuole, da una lettera che aveva inviato a Dan e Ryan Friedkin, e per conoscenza all'amministratore delegato Pietro Berardi, lettera in cui, appunto, rassegnava le sue dimissioni. La Roma ne ha preso atto, ha accettato la decisione di Costanzo ringraziandolo per il lavoro svolto in questi mesi, ma non ha provato in nessun modo a convincerlo per fare un passo indietro. Passo indietro che comunque sarebbe stato impossibile, visto che Costanzo aveva spiegato molto bene che la sua decisione doveva considerarsi definitiva, perché per revocare il suo addio dovevano cambiare troppe questioni e la cosa era francamente impossibile.

Non si può dire che queste dimissioni, per chi ha un minimo di frequentazione con l'ambiente romanista, siano arrivate come un fulmine a ciel sereno. Il rapporto, di fatto, non è mai decollato, soprattutto da quando l'ex amministratore delegato Guido Fienga ha interrotto il rapporto con il club giallorosso. La scelta di Costanzo, del resto, era stata voluta soprattutto da Fienga (così come quella di Scalera, altro dirigente che recentemente ha salutato dopo neppure un anno di lavoro con la società). Una volta arrivato il nuovo Ceo, i contatti tra Costanzo e la società si sono sempre più diradati fino a diventare praticamente nulli. E allora Costanzo ha deciso di salutare. Il punto di non ritorno tra le parti c'è stato qualche settimana fa quando, all'interno della Roma, c'è stata più di una riunione con all'ordine del giorno la questione stadio, cioè il core-business messo nero su bianco al momento dell'arrivo di Costanzo come advisor esterno del club. Ebbene, a queste riunioni, il popolare presentatore e giornalista, non è stato neppure invitato. Pensare, invece, che per quel poco che trapela, le riunioni sullo stadio pare che siano state anche parecchio importanti visto che sarebbe stata scelta l'area preferita per la costruzione (quando?) dello stadio di proprietà (Mercati Generali e Pietralata sarebbero le due aree più gettonate). Costanzo che probabilmente già da tempo aveva fiutato il cambiamento del vento, a quel punto ha capito che la sua storia con la Roma che pure aveva accettato con entusiasmo da tifoso, di fatto era praticamente arrivata al capolinea.

In questi otto mesi e poco più di rapporto con la Roma, Costanzo ha avuto soprattutto un ruolo importante per quel che riguarda la revoca dello stadio di Tor di Valle. Quando la Roma dei Friedkin decise di azzerare i quasi dieci anni di lavoro per la costruzione dell'impianto giallorosso nella zona dell'ex ippodromo, c'era bisogno che la scelta fosse ratificata dal Comune. E in quel momento l'ex sindaco Virginia Raggi non aveva più una maggioranza che potesse consentirle di garantire la fumata bianca alla revoca. In quelle settimane Costanzo (che ha buonissimi rapporti con il Movimento Cinque Stelle), lavorò diplomaticamente con l'obiettivo di arrivare alla fumata bianca. Operazione riuscita (grazie anche al lavoro dell'ex dirigente giallorosso Stefano Scalera) in virtù dei voti anche di tre nomi all'opposizione (Fassina, Pelonzi, Bugarini). Una volta avuto il sì per la revoca e con il quasi concomitante addio a Guido Fienga, per Costanzo la situazione all'interno della Roma è gradualmente cambiata in peggio. Rapporti azzerati, domande senza risposte, la sensazione di sentirsi uno di troppo. Meglio, allora, salutare otto mesi e qualche settimana dopo un arrivo che sembrava destinato a trasformarsi in una lunga collaborazione. Invece niente. Stavolta il Costanzo show è durato poche puntate. Ci sarà all'interno della Roma un nuovo Costanzo? Impossibile saperlo. Anche perché a chi chiederlo?

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