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Tatticamente

L'analisi di Roma-Torino: ok il tre è giusto, ora serve osare

Trovata la soluzione per difendere meglio con Smalling al top. Ma quanti rischi nel lasciare l’iniziativa ai granata, anche se non hanno creato molte occasioni

Abraham contro il Torino (As Roma via Getty Images)

Abraham contro il Torino (As Roma via Getty Images)

30 Novembre 2021 - 18:00

Sorrideva amaro Juric nella pancia dell'Olimpico domenica sera, al termine della sfida appena persa dal suo Torino: «Mi è capitato a volte di vincere così, mi è capitato di perdere come oggi. So che chi vince festeggia e chi perde recrimina, e ciascuno è libero di pensare che il Torino sia caduto nella trappola tesa dalla Roma, ma avrei voluto vedere che avreste detto se nella prima mezz'ora avessimo segnato una o due volte». C'è da capirlo l'allenatore del Torino: con il suo lavoro ha davvero portato la squadra granata in un'altra dimensione, facendola salire di livello e arrivando a dominare il possesso palla giocando all'Olimpico contro la Roma, tirando in porta quasi il doppio delle volte, pressando molto di più, tenendo un baricentro decisamente più alto (vedere al riguardo le grafiche qui accanto), creando più del doppio delle azioni offensive, tirando nove calci d'angolo a due. A dir la verità non sono state tante le occasioni da rete, anche se Juric negli spogliatoi rivendicava numeri più alti. Ma la prestazione di livello resta. Quanto agli expected gol, Wyscout ne ha conteggiati 0,79 per la Roma e 1,69 per il Torino. Quante volte in passato anche su queste colonne ci siamo rammaricati per i numeri simili conquistati dalla Roma contro avversarie tatticamente più caute che però alla prova dei fatti avevano poi conquistato i tre punti in palio. Brucia perdere così, ma Mourinho sta facendo il suo percorso e la vittoria di domenica ha comunque un sapore buonissimo anche se siamo sicuri che in cuor suo, pur apprezzando questo tipo di successi («preferisco vincere così che 5-0» ha detto alla fine, stuzzicando l'anima più testaccina della tifoseria), non sarà soddisfatto dei primi trenta minuti della partita della sua squadra quantomeno per la sensazione di precarietà che a un certo punto rischiava di pervadere la squadra. E invece con la reazione nel finale di primo tempo e la gagliarda condotta della ripresa alla fine si può dire che la vittoria sia stata meritata. Mou del resto va capito. Come dicevamo il tecnico portoghese sta completando un cammino, un percorso di studio della sua squadra, e questo è il momento della ricerca della solidità.

In qualche modo, senza voler per forza accostare le esperienze, anche Fonseca era giunto alle stesse conclusioni, sperimentando quasi per caso la difesa a tre e poi tenendola per un lungo periodo. In qualche modo anche il suo più famoso connazionale ci è arrivato per costrizione (l'assenza di tre terzini sinistri su tre lo ha indirizzato al cambio di sistema) e ora però ne sta apprezzando gli aspetti positivi. Sarà un caso, ma a parte l'anomala sfida di Venezia (con il gol quasi casuale subito in apertura di partita e poi il caos ingenerato dall'assurda decisione dell'arbitro Aureliano con il rigore regalato per il 2-2 e il successivo squilbrio tattico alla ricerca del gol della vittoria), nelle tre partite successive Rui Patricio ha chiuso la gara imbattuto e la difesa ha dato un'impressione di solidità decisamente diversa rispetto a prima. In questo senso parecchio ha inciso il recupero di Smalling. Una statistica piuttosto significativa ricordata proprio ieri in un articolo del Romanista ricordava come con l'inglese in campo la Roma avesse subito quest'anno una sola rete, con il Cska all'Olimpico. Una garanzia assoluta. A questo punto la domanda che ci si pone è: giocare con tre difensori implicherà sempre vedere la Roma in una versione così difensiva contro le squadre aggressive come il Torino? In qualche modo una prima risposta potrebbe arrivare già domani nella sfida contro la nuova versione del Bologna di Mihajlovic, un altro folgorato sulla via della difesa a tre. E l'esame più autorevole arriverà poi sabato all'Olimpico quando di fronte ai giallorossi arriverà l'ambiziosa Inter di Inzaghi. Se intendiamo il percorso compiuto nella sua interezza da Mourinho sin qui possiamo anche pensare che il successivo step di evoluzione della Roma sia nella ricerca di un nuovo equilibrio più offensivo con questo diverso schieramento tattico. In particolare dovrà trovare il modo di alzare il baricentro senza esporsi troppo alle ripartenze avversari.

Facciamo un esempio pratico: Mourinho ha detto al termine della partita che pressare il Torino è molto difficile per via dei tre difensori centrali che impostano l'azione tenendosi molto larghi e distanti tra loro. Ma avrebbe potuto ad esempio, alzare una mezzala sul terzo centrale e garantire forti pressioni con le due punte, portando i quinti sui quinti e mantenendo comunque la parità numerica in ogni zona del campo. Mou ha preferito invece abbassare il baricentro per essere sempre in superiorità numerica. Tatticamente quella di domenica resta una gara bellissima dal punto di vista didattico. Filosoficamente non possiamo non apprezzare chi ha deciso di giocarsela con tanta spavalderia: vedere a un certo punto il Torino con due difensori centrali in impostazione, l'altro difensore largo e alto come fosse un terzino avanzato, intermedi piantati nella metà campo avversaria, i due esterni di centrocampo più alti dei trequartisti, e i tre uomini più offensivi a cercare spazi di invasione tra le linee, non può non suscitare ammirazione tra gli appassionati di calcio magari neutrali. Allo stesso modo è piaciuta nella Roma non solo la capacità di prevenire i rischi che una condotta più offensiva, in un momento storico delicato (senza Veretout, Cristante e, dopo pochi minuti, Pellegrini) avrebbe fatto correre, ma soprattutto la concentrazione e la disposizione alla battaglia che hanno dimostrato tutti i giocatori. Non c'è un solo modo per vincere le partite, c'è il modo migliore in quel momento. Ecco perché pensiamo che la nuova Roma a trazione posteriore di Mourinho abbia ancora molti margini di miglioramento. Restiamo convinti, peraltro, che il sistema di gioco scelto in questo periodo garantisca così tante alternative a centrocampo e in attacco tali da rendere all'improvviso florida la rosa che fino a qualche settimana fa si riteneva risicata. La prova sta nel fatto che in assenza di diversi uomini di centrocampo come Pellegrini, Cristante e pure Villar, a Bologna la Roma potrà presentare tre giocatori di livello tale da non far rimpiangere gli assenti: Veretout, Mkhitaryan e Perez. Con l'opzione Zaniolo, che se arretrasse di qualche metro il proprio raggio d'azione potrebbe ugualmente garantire i suoi strappi e lasciare magari il posto davanti a Shomurodov, Felix o Mayoral, accanto all'intoccabile Abraham.

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