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Roma-Inter, per stringersi un... podio: Di Francesco contro il tabù Spalletti

In cinque confronti ha rimediato appena un pareggio, ma la vittoria servirebbe soprattutto ai giallorossi per recuperare fiducia e speranza nel terzo posto

La rifinitura di ieri, di LaPresse

La rifinitura di ieri, di LaPresse

02 Dicembre 2018 - 09:48

Con i diversi stili dei loro allenatori, Roma e Inter si giocano stasera non solo i tre punti in palio di ogni partita. Se l'Inter vincerà avrà probabilmente fatto fuori la sua rivale più insidiosa per il terzo posto, e per la Roma si apriranno scenari inquietanti a cui magari non la sconfitta di stasera, ma le troppe e ingiustificate inquietudini contro avversari più scarsi l'avranno condannata. Se vincerà la Roma, invece, si potrà riguardare con maggior speranza al futuro e il podio tornerà ad essere un obiettivo alla portata della squadra giallorossa. Per l'Inter uno stop invece non cambierebbe molto nell'ottica del campionato, ma di sicuro la doppia sconfitta Tottenham-Roma rappresenterebbe un ridimensionamento forte di ambizioni che ad inizio settimana sembravano far pregustare una stagione da protagonisti.

Se il Napoli ad oggi sembra l'unica formazione in grado di seguire i marziani bianconeri a una distanza dignitosa, Inter e Roma restano le squadre potenzialmente più forti per lottare per il terzo posto, ma a Trigoria sarà più giusto eventualmente tornare a parlare di certi traguardi solo più avanti, magari ad inizio 2019, a patto ovviamente di aver recuperato per quella data il terreno perduto. Col diverso stile dei due allenatori, dicevamo, perché anche ieri, nelle rispettive conferenze stampa, sono emerse le differenze caratteriali tra i due: alla Pinetina Spalletti ha reagito contrattaccando («Se lei la pensa così...» ha detto a uno, «Se lei vuole metterci ulteriori pressioni...» ha risposto a un altro) ad ogni domanda che non fosse solo di fideistico sostegno, a Trigoria invece Di Francesco si è sottoposto al consueto fuoco di fila senza battere ciglio, giustificando e quasi scusandosi, semmai, di far riferimento a volte alle critiche ricevute perché «Io non riesco a non dire quello che penso, ma lo faccio sempre con onestà».

È il destino di ogni allenatore, in particolare del calcio italiano, quello di doversi sempre e comunque difendere dagli attacchi, che tu sia secondo (arriveranno anche ad Ancelotti, uno dei pochi immuni finora dalle critiche, specialmente se dovesse uscire dalla Champions e ci si renderà conto che in campionato il cammino finora è stato decisamente inferiore rispetto a quello dello scorso anno) o ultimo cambia poco. Per Di Fra quello di Spalletti è quasi un tabù: tra i tecnici con cui si è confrontato almeno cinque volte, solo contro lui e Garcia non ha mai vinto. L'unico punto a Milano nel ritorno dello scorso campionato. La sconfitta più dolorosa fu invece proprio quella dell'andata, la prima buona prova dello scorso anno, purtroppo finita male, con tre gol subiti in rimonta, significativo preludio di una patologia che si manifesterà in seguito in moltissime forme.

Doveva essere la partita di Nainggolan, e invece Radja non è stato neanche convocato. Ci sarà Zaniolo, il ragazzino sacrificato dall'Inter sull'altare dell'acquisto del belga. Dal giorno della chiusura della trattativa hanno sacramentato molto i romanisti, da un po', visti i rendimenti dei due protagonisti (senza contare Santon), hanno cominciato a farlo gli interisti. La storia dirà chi avrà fatto l'affare. Stasera i problemi maggiori li avrà Di Francesco, alle prese con sei defezioni, di cui quattro pesantissime, con giocatori che quando stanno bene sono sempre titolari: De Rossi, Dzeko, Lorenzo Pellegrini e El Shaarawy. Tra gli indisponibili anche Coric e, per un fastidio sulla vecchia cicatrice, Karsdorp.

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