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Le parole

Infantino: "Non capisco cosa si stia aspettando a intitolare l'Olimpico a Paolo Rossi"

Il Presidente della Fifa: "Dedicarlo a Pablito è un atto dovuto. Una tristezza incredibile l'esclusione dell'Italia dal Mondiale. Bisogna riflettere sui vivai"

Gianni Infantino, Presidente della Fifa (Getty Images)

Gianni Infantino, Presidente della Fifa (Getty Images)

La Redazione
04 Aprile 2022 - 19:18

Il Presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha rilasciato alcune dichiarazioni nel corso dell'evento dedicato ad Artemio Franchi, svoltosi questa mattina a Firenze. Diversi i temi affrontati dal dirigente svizzero: dalla mancata qualificazione dell'Italia ai Mondiali all'intitolazione dello Stadio Olimpico a Paolo Rossi. Di seguito le sue parole.

Sulla possibilità di intitolare lo Stadio Olimpico di Roma a Paolo Rossi.
"Intitoliamo l'Olimpico a Paolo Rossi, non capisco cosa si stia aspettando. Per me non c'è un italiano che abbia fatto di più per dare emozioni a questo Paese. Ha significato il riscatto di tutti gli italiani del mondo, per me è un atto dovuto: il mio appello, a chi ha il potere di decidere queste cose, è decidete per dedicare lo stadio italiano più importante a chi ha fatto più di tutti per il calcio italiano".

L'Italia non si è qualificata per i Mondiali. Qual è secondo lei il problema? Il Mondiale ogni due anni aiuterebbe?
"Che se ne discuta è già una bella cosa. Da italiano, per me è una tristezza incredibile, mi viene da piangere. Ma non solo a me, a tutti i tifosi italiani. Quando si parla del discorso dei Mondiali ogni due anni, o di altre competizioni, lo si fa perché effettivamente l'emozione che può dare la partecipazione a un Mondiale è incredibile. L'Italia lo ha quasi sempre giocato, altri Paesi vorrebbero farlo: dare più speranza a più Paesi nel mondo di poter partecipare penso che sia fondamentale. Io penso a quello che ho vissuto io da bambino: ora i bambini italiani, ma anche di altri Paesi, non possono viverlo ed è un peccato. In questo mondo sempre più diviso penso sia importante avere più occasioni di unioni, per giocare in un modo pacifico, fare sport insieme. Oggi i migliori calciatori giocano nelle migliori squadre delle migliori leghe: tutti gli altri sono esclusi".

È possibile un ripescaggio per l'Italia?
"Siamo seri, per favore".

Sta seguendo il campionato italiano? Cosa si deve fare per tornare competitivi?
"Il campionato è molto avvincente, poi la non qualificazione dimostra che qualcosa non va. Bisogna lavorare per il futuro. Penso che si debba avviare una riflessione sui vivai, sui giovani che devono integrare le squadre. Ma non vale solo per l'Italia, bensì per tutto il mondo: se pensiamo che la formazione debba farla sempre qualcun altro e poi li prendiamo perché abbiamo i soldi non si va lontano. E quindi penso che una riflessione in questo senso vada fatta".

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