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Le dichiarazioni

Scamacca: "Il passaggio dalla Lazio alla Roma? Al cuor non si comanda"

L'attaccante del West Ham a Cronache di spogliatoio: "Io so di avere delle qualità ancora nascoste, mi manca solo stare nel posto giusto al momento giusto"

Gianluca Scamacca in campo con il West Ham

Gianluca Scamacca in campo con il West Ham (GETTY IMAGES)

La Redazione
24 Luglio 2023 - 20:55

Gianluca Scamacca si è raccontato al sito sportivo Cronache di spogliatoio in un'intervista esclusiva che uscirà nella giornata di domani. L'attaccante italiano è uno dei principali obiettivi del mercato estivo della Roma e ha parlato anche del suo futuro. Di seguito uno stralcio delle sue dichiarazioni: 

Sull'infortunio
“’Se hai paura di aver paura, la paura te se magna’. Era questo che pensavo mentre fissavo il soffitto, mi sentivo come se mi avessero tagliato una gamba. Ho sempre saputo di avere delle doti non comuni, così come di aver percorso una strada più difficile rispetto agli altri. Ora ero fermo, in un letto, frustrato. Non riuscivo ad accettare l’infortunio, il primo della mia carriera. Qualche settimana fa ho dovuto confessarlo, penso di averlo fatto per tutelarmi: sono stato in silenzio per mesi, ma durante la scorsa stagione ho giocato per gran parte del tempo con un menisco compromesso. Avevo paura di non tornare più forte come prima, mi convincevo nella mia testa che non era niente. Mi allenavo sopra al dolore, prendevo i medicinali per non sentire male perché mi uccideva correre e sentire che il ginocchio che non c’era letteralmente. A ogni cambio di direzione, era come ricevere un pugno forte a metà gamba. Ho rischiato tanto, non resistevo perché se mi togli il calcio mi togli tutto. Non trovo alibi, perché non li ho mai cercati. Da fuori le persone non lo potevano sapere: dici ‘c***o, questo ha fatto solo 8 gol’, ma c’è un sottobosco di verità che nessuno riesce a vedere. In Premier League, dove il fisico è una componente rilevante, se non sei al 100% ti spazzano via. Quando sono stato bene, in un mese ho segnato 5 reti. Poi i problemi: prima il ginocchio sinistro che faceva male, poi il destro. A dicembre è venuto fuori che avevo una lesione al menisco esterno che non mi permetteva di performare. Avevo un edema intrarotuleo che si era creato dal menisco: quando mi sono operato, mi hanno tolto un pezzettino di corpo. È andata bene, ma è stato uno schiaffo perché era il primo infortunio della mia vita.  Non potevo muovermi, vivevo con le stampelle. Mi sembrava di andare più lento degli altri. Però chi va più lento, ha maggior possibilità di osservare».

Sull'esperienza alla Roma e in Olanda
“Un punto d’arrivo non lo raggiungerò mai. Nella mia testa mi pongo sempre due tipologie di obiettivi: uno a breve termine, l’altro a lungo. Anche se nella prossima stagione dovessi segnare 20 gol, al ventesimo punterei a farne 22. Sono molto duro con me stesso, molto pretenzioso. Fin da quando giocavo per strada nel mio quartiere di Roma. Sono uno di strada, nato nella strada e cresciuto per strada. Proprio per questo ascolto Rondo, Shiva e Capo Plaza. Mi rivedo nei loro racconti, quando dopo gli allenamenti mi fermavo sotto casa con i miei amici a provare le nuove skill. Quando ho lasciato la mia città da ragazzo per andare in Olanda, è stata una mazzata. Volevo provare questa esperienza che mi affascinava e farmi una cultura: non mi pento di niente, i Paesi Bassi sono una scuola di calcio. Ma ho iniziato a sentire la mancanza e sono tornato. Forse non avrei dovuto farlo, ero piccolo e mi ero stufato. Quando sono partito, le squadre italiane non investivano sui giovani e puntavano sul collettivo: in Olanda, invece, vogliono l’evoluzione del singolo. Al mio ritorno, la filosofia era cambiata. Sono tornato a casa tra un prestito e l’altro, sentivo la lontananza. Ne è valsa la pena: pochi anni dopo ho esordito in Serie A al Maradona contro il Napoli. In quei 15 minuti non ho capito niente, ho ricordato le prime volte in cui andavo all’Olimpico. Mi è tornato in mente quando dalle giovanili della Lazio passai a quelle della Roma: al cuore non si comanda. Guardavo Totti mentre facevo il raccattapalle e non gli staccavo gli occhi di dosso”

Sul futuro
"Per la prima volta ho avuto il tempo di restare in silenzio e di pensare, ho rivissuto nella mia testa i momenti in cui ero stato più debole mentalmente. Mi sdraiavo e guardavo le partite in cui non ero riuscito a dare il 100% oppure cliccavo sui video con tutti i peggiori gol che mi ero mangiato. Quando stai bene non apprezzi i momenti negativi, mentre quando stai male sì. Mi sono sbloccato mentalmente e ho capito che volevo vivermi quel periodo a pieno: ogni giorno, quando mi alzavo dal letto con una gamba sola e non potevo muovermi senza le stampelle, mentre tutti andavo avanti e io restavo fermo, mi sono impegnato a imprimere quelle sensazioni dentro di me. Mi sono sforzato di trasformarle in corazza. Ma dipende da te. Volevo a tutti i costi che fosse uno shock: qualcosa che non avrei mai dimenticato, da ricordare quando tutto sarebbe andato bene. Il dolore mi ha fatto lavorare sui miei pensieri. Devi prenderti dei rischi, anche. Dare tutto, più di prima. Fare un lavoro ripetitivo che alcune mattine può sembrarti senza logica. La sicurezza e la fiducia che ripongo in me stesso mi hanno permesso di arrivare dove sono. Fin da quando ero ragazzo, la gente parla di me. Ma se tutti parlassero soltanto bene di me, sarebbe un problema: sono stato giudicato per i tatuaggi o per i capelli biondi ma questo non mi ha penalizzato, altrimenti non sarei stato qui. Ho tre passioni: il calcio, i videogiochi e i tatuaggi, me ne sono fatti fin sopra la testa. Non mi drogo, non fumo, non mi ubriaco tutte le sere: conta quando vai in campo e se sputi sangue. Non ho ancora mostrato al 100% le mie potenzialità. Sono due anni che il mio Instagram continua a essere tempestato di post di calciomercato in cui vengo taggato. Per tanti sono un talento inespresso: io so di avere delle qualità ancora nascoste, ma sono stra-sicuro al 100% che chi mi prende fa un affare. Penso che mi manchi solo stare nel posto giusto al momento giusto. Quale sarà lo scopriremo soltanto vivendo".

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