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C'era una volta l'alter ego: "Je suis Nzonzi"

Esordio di personalità del centrocampista campione del Mondo nonostante il momento difficile. Con o senza capitan De Rossi, il gigante francesce dovunque sta si nota

, di LaPresse

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29 Agosto 2018 - 09:25

Quando è entrato ha dato subito l'impressione di essere giocatore. Al primo minuto del secondo tempo ha fatto il suo esordio in Serie A con la Roma. Un gigante, Steven Nzonzi. Che lo vedi bene anche da curva Sud a curva Nord. Finanche all'Olimpico, sì, senza binocolo. Il numero 42 della Roma, nato nella periferia settentrionale della capitale francese, sembrava avesse giocato già un paio di stagioni con i suoi nuovi compagni di squadra. Invece no, il neolaureato campione del Mondo, è atterrato nel bel mezzo di una tempesta estiva all'aeroporto di Ciampino, il giorno prima di Ferragosto.

Non era proprio l'ambiente più favorevole per un debutto. Lo stadio aveva anche accennato un malumore misto a pazienza in via d'esaurimento. In effetti, il fantasma di Strootman c'entrava pure poco, ma qualcuno ci avrà pure pensato, in-consciamente, forse più davanti a una tastiera che all'Olimpico. Ma Steven non si è mica impaurito e in fondo nella vita gli sarà già capitato più volte che ad aver paura siano piuttosto gli altri, quando lo vedono. Vieira, Desailly, Yaya Touré, un Dacourt in 4:3, così è se vi pare. Li hanno scomodati tutti i calciatori francesi dell'era moderna che possono ricordarne i tratti somatici o le lunghe leve, i paragonisti. Sicuramente non Strootman, di cui semmai può ereditare il peso specifico, quando sarà diventato tutto romanista, o l'esperienza internazionale, perché siamo lì, e il ruolo in cui l'olandese ogni tanto è stato adattato, con o senza De Rossi accanto. E proprio del centrocampista che con l'Atalanta è risultato il migliore in campo del reparto, in teoria, Nzonzi è venuto a fare l'alter ego, qui nella Capitale. Ovvio che è il gioco delle probabili formazioni, perché poi l'allenatore saprà come gestirli e impiegarli al meglio. Certo è che "riserva di De Rossi" o "De Rossi con lui farà la panchina", pronti via Steven ha giocato insieme al capitano.

«Possiamo coesistere, come ho già fatto con Kanté», disse al suo arrivo. Ecco fatto. E se poi Di Francesco penserà più spesso la notte al 4-2-3-1 o 4-2-1-3, allora neanche dovremmo stare a parlarne. Quella fetta di campo se la divideranno loro due, il gigante di Parigi e quello di Ostia. Insomma, come recitava un tempo un coro della Sud: "A Roma non si passa". Ha pure rimediato un cartellino giallo inesistente all'esordio, Nzonzi. Con la sua specialità, il piedone "a gru" di Steven, che è destinato a prendere il posto nel cuore dei romanisti dell'arpione del Ninja Nainggolan. Dopo un'estate di perdite importanti, non si può negare, il francese figlio di Fidele, può essere una (parte di) panacea per tutti i mali. A partire dagli spettri di un primo tempo regalato, come quello contro l'Atalanta.

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