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Ed Lippie saluta la Roma: "Con il Barça momento surreale, non ci potevo credere"

Ed Lippie ha raccontato i ricordi più belli regalati dall'esperienza in giallorosso: "Sono orgoglioso. Abbiamo dovuto portare tutto nel 21esimo secolo"

La Redazione
23 Giugno 2018 - 18:32

Dopo tre anni di collaborazione Ed Lippie e Darcy Norman lasceranno Trigoria. Proprio Lippie ha raccontato la sua esperienza alla Daily Hampshire Gazette.

L'avventura con la Roma

"È qualcosa di cui sono orgoglioso e di cui voglio continuare a far parte. E' stata una grande esperienza per me e la mia famiglia. E' ora di tornare a casa, ma non sarà facile. Gli allenamenti? Pensavamo che non si desse la possibilità ai giocatori di dare il massimo per il club. Abbiamo dovuto portare tutto nel 21esimo secolo. Quando sei con una squadra e fai parte dello staff, è una mentalità completamente diversa. Devi convincerli che quello che stai chiedendo loro di fare li aiuterà come professionisti. È un modo completamente diverso di raggiungere le persone, con cui mi sento molto a mio agio nella mia stessa lingua".

Sulla lingua...

"Il mio italiano è abbastanza buono per comunicare quello di cui ho bisogno ai giocatori nel contesto dell'allenamento, ma non è abbastanza buono per avere conversazioni con i miei colleghi italiani su questioni delicate".

Un parere su Salah?

"E' uno dei giocatori a cui ero più vicino, ho speso molto tempo ed energie per aiutarlo a raggiungere il massimo del suo potenziale nei due anni che è stato con noi".

Il ricordo più bello, Roma-Barcellona 3-0...

"E' stato un momento surreale, non ci potevi credere che fosse successo. I 13-14 minuti successivi sono stati tra i più lunghi della mia vita. Stavi ancora giocando con una delle migliori squadre al mondo. Sono stato nel mondo dello sport per tanto tempo, ma quella è stata la serata più importante che ho mai avuto. E' stata quella sensazione dei bambini che scoprono il calcio e non possono più restare con il football americano, e sono quasi imbarazzato ad ammetterlo ora. Personalmente, pensavo che il football fosse di gran lunga lo sport migliore, ma mi sono ricreduto".

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