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Il film della stagione - Seconda puntata: caccia a ottobre giallorosso

VIDEO - Il mese comincia con due squilli. A San Siro contro il Milan la Roma domina, in Champions si esalta. Col Chelsea il salto di qualità, Karsdorp ancora ko

23 Maggio 2018 - 18:31

L'ottobrata romanista comincia sotto i migliori auspici. Dopo le ottime impressioni di (fine) settembre, i giallorossi sono attesi nella tana del Milan. La squadra di Montella è risultata il tormentone estivo. Reclamizzata quanto i gelati per una campagna acquisti che è stata faraonica più nei costi dei cartellini che nel valore dei giocatori arrivati a Milanello. La prima sveglia dai sogni delle notti di mezza estate la suona proprio la Roma, grazie all'ennesima rete di Dzeko e a Florenzi, che torna al gol dopo un lunghissimo digiuno dovuto al grave infortunio. Lupi a San Siro: per l'esterno è la fine di un incubo, per i rossoneri l'inizio.

Fuori casa la Roma sa soltanto vincere, è all'Olimpico che sorgono i primi problemi. Dopo la sosta arriva un Napoli lanciatissimo, che nel primo tempo dello scontro diretto dà sfoggio di tutte le proprie capacità di palleggio, pur senza creare ingenti pericoli alla porta di Alisson. Il gol risolutivo di Insigne, innescato un rimpallo fortuito, è più frutto del caso che di reale supremazia. Tanto che nella ripresa i giallorossi sfiorano più volte il pareggio, negato come già nel recente passato dalla calamita dei pali avversari nei confronti dei tiri dei nostri attaccanti.

La sconfitta, anche se di misura, preoccupa l'ambiente in prospettiva della gara più difficile di questo scorcio di stagione. La terza del girone di ferro in Champions, che prevede la sfida nella tana dei campioni d'Inghilterra. Pronti via, la Roma smentisce però tutti: in campo senza alcun timore reverenziale, parte subito all'attacco costruendo occasioni in serie. Ma viene punita prima da una respinta corta trasformata in rete da David Luiz, poi da una sanguinosa palla persa sulla trequarti. Sembra un film già visto: gioco bello, a tratti spumeggiante, ma con risultato bugiardo e soprattutto a sfavore. È in quel momento più che in ogni altro, che al mondo romanista appare chiara la valenza dell'acquisto di Kolarov: il serbo si rimbocca le maniche e da leader chiama la carica, andando al gol che dimezza le distanze prima dell'intervallo. Nella ripresa ci pensa Dzeko a ribaltare tutto, firmando prima il pareggio col gol dell'anno (sinistro al volo in corsa sotto la traversa) e poi il vantaggio con un colpo di testa da attaccante di razza. Hazard sigla il pari nel finale, ma Stamford Bridge lascia nella mente e nei cuori di tutti un'idea di forza, carattere, grandezza che a livello internazionale avevamo dimenticato.

Il ritorno alle partite in patria appare di altro livello dopo la cavalcata londinese, ma la Roma non sembra deconcentrarsi e a Torino contro i granata è ancora Kolarov su punizione a dare la scossa, permettendo di continuare la striscia positiva in trasferta aperta nel febbraio 2017. Poi nelle due casalinghe consecutive contro Crotone e Bologna arrivano sei punti pur senza brillare. Con i calabresi esordisce finalmente Karsdorp, uno dei fiori all'occhiello del primo mercato targato Monchi, ma a stento si fa in tempo a godere del suo rientro in campo, che già bisogna farne di nuovo a meno. L'olandese è costretto a fermarsi una seconda volta dopo lo stop di inizio stagione, ma questa volta la diagnosi è amarissima: rottura del legamento crociato. L'ennesimo in casa giallorossa.

Per fortuna è il campo a distrarre dai problemi dell'infermeria. È in particolare l'inno della Champions a spronare i giallorossi, che dopo la prestazione sontuosa di Londra, impartiscono una lezione ancora più sonora al Chelsea di Conte: all'Olimpico inizia dopo nemmeno un giro d'orologio lo show targato El Shaarawy-Perotti. I due ex genoani seppelliscono i Blues, la Roma trionfa 3-0 e si candida a qualcosa in più che a un semplice ruolo di outsider in Europa. Nessuno può ancora immaginare cosa riserverà il cammino continentale, ma la sensazione - o forse qualcosa in più - è di trovarsi di fronte a una squadra profondamente diversa rispetto al recente passato. Più matura. Più forte.

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