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Pallotta spiega l'addio di De Rossi: "Non è stata una scelta di Baldini"

Il presidente della Roma: "Si è trattata di una decisione di calcio ma con Daniele siamo in ottimi rapporti. Assente a Roma-Parma per non rovinare il suo addio"

De Rossi e Pallotta durante l'ultimo ritiro a Boston, di LaPresse

De Rossi e Pallotta durante l'ultimo ritiro a Boston, di LaPresse

La Redazione
31 Maggio 2019 - 12:55

James Pallotta ha rotto il silenzio scrivendo una lunga lettere ai tifosi giallorossi apparsa questa mattina sul sito del club. Il presidente della Roma ha fatto chiarezza anche sull'addio di Daniele De Rossi spiegando i motivi della scelta del club esplicando il ruolo di Franco Baldini nel processo decisionale.

"Il ruolo di Franco Baldini"

"Franco non ha dato alcun input su Daniele. Questa è una discussione che non ho nemmeno affrontato con lui, perché negli ultimi due anni l'ho portata avanti, sul fronte dei rinnovi dei contratti, con il management. Tutti dobbiamo assicurarci, al di là che alla gente piaccia o no, di prendere delle decisioni volte a rinforzare la squadra. E non mi riferisco solo a chi gioca sul campo ma anche alle centinaia di dipendenti che abbiamo e agli obiettivi che cerchiamo di raggiungere insieme. Fare una grande squadra, creare una cultura e una tradizione vincente non potrà mai dipendere mai da una sola persona".

"Una scelta di calcio"

Detto questo, è nostro dovere trattare gli individui con il rispetto che meritano. È andato tutto nel verso giusto rispetto alle modalità con le quali ci siamo rapportati con Daniele? No, non penso. La nostra visione era che questa probabilmente sarebbe stata la sua ultima stagione. Lasciatemi fare un esempio che dimostra quanto questa sia stata una decisione difficile. Diciamo che in squadra abbiamo Daniele e un altro centrocampista difensivo. Abbiamo ventiquattro giocatori in rosa e due centrocampisti difensivi. Cosa succede se, Dio non voglia, alla terza partita della stagione l'altro centrocampista difensivo si rompe una gamba? Che accadrebbe alla squadra?

Daniele ha detto che gli sarebbe piaciuto giocare dieci o quindici partite la prossima stagione. Quindi cosa accadrebbe alla squadra senza la possibilità di acquistare un altro giocatore fino alla riapertura del mercato a gennaio? È quasi impossibile far salire in prima squadra un ragazzo di diciassette o diciotto anni in uno dei ruoli più delicati in un campionato come la Serie A. Quindi che facciamo? Se partecipi alla Champions o all'Europa League le partite a settimana sono tre. Emergerebbe un limite a livello fisico come Daniele stesso ha ammesso. Mi piacerebbe avere Daniele in squadra, ma avendo due giocatori per ruolo, se l'altro si fa male la Roma è fregata. È un ragionamento semplice. Non puoi arretrare un centrocampista con caratteristiche più offensive: quello è un ruolo troppo specifico. Non puoi farlo. Questa è la nostra logica: è solo realismo. È una decisione di calcio e per la squadra.

L'assenza a Roma-Parma

Non essere presente all'ultima partita di Daniele è stata una scelta incredibilmente difficile da prendere. Ma l'ho fatto perché era la sua serata e volevo che nulla distraesse da questo. Se volete contestarmi va bene ma non volevo sottrarre l'attenzione a quella che avrebbe dovuto essere la celebrazione della fantastica carriera in giallorosso di Daniele. E così è stato. Parlerò con Daniele in privato. Ci siamo scambiati dei messaggi ieri mattina e l'ho invitato a incontrarmi al termine delle sue vacanze per passare un po' di tempo con me. Se pensate che ci sia del risentimento tra noi e che non ci parleremo vi state sbagliando

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