Derby del cuore infranto: Gasperini cerca rivincite
Quella telefonata di Comolli che lo fece vacillare per una notte
(GETTY IMAGES)
Raccontano che Gasperini attenda questo confronto con impazienza. Per noi, che è stata spesso una sfida del bene contro il male, stavolta (calcio di inizio ore 20,45, Allianz Stadium con il solito settore ospiti stracolmo di giallorosso, telecronaca a scelta su DAZN e Sky, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista) l’occasione sembra davvero propizia: i bookmakers danno alla Juventus un certo vantaggio (quota raddoppiata per la vittoria della Juve, pareggio poco più di 3 volte, vittoria Roma poco più di 4), ma la logica calcistica ci porta a pensare che sia una partita apertissima.
Di fronte due totem della panchina, due che a modo loro conoscono le frequenze del sentimento romanista. Spalletti è stato un controrivoluzionario per un periodo ma lo splendido allenatore che è sempre stato, nell’ultima fase romanista è rimasto incagliato in una vicenda che nessuno riuscì a gestire al meglio. Gasperini invece la divisa della Juventus l’ha indossata nel settore giovanile, mostrando già i prodromi del calcio che entusiasmerà il mondo con l’Atalanta. Ma la Juventus non l’ha mai chiamato a guidare la prima squadra, nonostante i buoni rapporti intrattenuti con quasi tutti i reggenti del club (non con Moggi, ad esempio, e gli fa onore).
O meglio, una chiamata c’è stata, ed è recentissima ma è arrivata fuori tempo massimo. L’episodio è curioso e forse non è stato mai raccontato per intero. Perché Gasperini per una notte ha realmente vacillato, nonostante l’accordo già raggiunto con la Roma. La telefonata di Comolli gli arrivò infatti dopo l’incontro di Firenze, immortalato da un improvvisato fotografo (che - si dice - l’abbia pagata cara) che con il suo scoop rischiò di far saltare tutto. Quel giorno a Firenze (era il 29 maggio 2025) Gasperini era pronto a firmare il contratto, ma per una questione burocratica Ghisolfi non glielo presentò.
I Friedkin avevano salutato poco prima Gasperini come il loro nuovo allenatore, non sapendo che i moduli per vincolarlo definitivamente il ds non li avrebbe presentati quel giorno. Sulla via del ritorno verso casa, mentre già cominciava a fare i conti con la rosa, l’ambiente e con un mercato tutto da decifrare, forte comunque dell’accordo verbale raggiunto, gli arrivò la telefonata del nuovo direttore generale della Juve, che lo sorprese nei modi (ma non nei tempi, vista l’eco della notizia della trattativa con la Roma, resa pubblica da quella foto galeotta). Poi quella domanda inusuale (“mi spieghi il motivo per cui lei dovrebbe allenare la Juventus”), insieme con tante altre, relative non solo ai metodi di allenamenti, ma anche alle sue abitudini quotidiane. Per Gian Piero la Juventus era sempre stata quel sogno mai consumato. Lo scorso anno vinse 4-0 allo Stadium, e la soddisfazione gliela potevi leggere negli occhi. Quest’anno pagherebbe di tasca sua per tornare di nuovo vincitore dal gelido impianto della sua città. Quanto a quella notte, il fatto di non aver firmato per un po’ lo indusse in tentazione.
C’è chi dice addirittura che quell’errore di sottovalutazione di Ghisolfi fu alla base del suo allontanamento. Per fortuna poi Gasperini valutò con freddezza la situazione: alla Juventus aveva già detto di no Conte, e c’era ancora Tudor vincolato, alla Roma invece era da tutti considerato l’obiettivo numero uno. Questo fattore più di altri lo inorgoglì. E lo spinse a non sottrarsi alla parola data già da aprile. Comolli arrivò tardi e non fu comunque convincente. E stasera potrebbe avere un ulteriore motivo per pentirsene.
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