Il racconto della stagione di Pellegrini: un'emozione a pelle
Alti e bassi di una stagione da dimenticare. Il Capitano ha risentito del periodo nero di Juric e non è entrato tra i titolari fissi di Ranieri

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“Essere come una spugna”: avere la tendenza ad assorbire il dolore, le paure e la tristezza degli altri e interiorizzarli come propri. E se c’è un giocatore della Roma che ha sentito maggiormente sulle spalle il peso della stagione appena finita, in cui di cose ne sono successe, quello è Lorenzo Pellegrini, che in qualità di Capitano ha dovuto guidare la squadra, o almeno quella era l’intenzione. Perché il protagonista della Roma che solo tre anni fa ha alzato la Conference League quest’anno si è ritrovato spesso ai margini del progetto.
Ma partiamo dall’inizio. L'avvio di stagione sotto le aspettative porta una buona parte di tifosi a puntare il dito sui senatori, incaricati di dover dare una scossa alla squadra e di trovare una vittoria fino a quel momento ancora mai arrivata. Alla vigilia della quarta giornata, Daniele De Rossi deve perfino difendere in conferenza stampa Lorenzo e gli altri, come Cristante e Paredes: «Spesso non vengono rispettati come invece meriterebbero. Sono importanti e ci daranno una grande mano». Con il tecnico di Ostia, Pellegrini parte titolare – giocando quasi il 100% dei minuti – nelle prime tre partite, subentrando in quella successiva: proprio Genoa-Roma, che porta allo scellerato cambio in panchina.
Arriva Juric e nella prima col croato, Roma-Udinese, il numero 7 scende in campo nonostante l’infortunio rimediato nella gara precedente. Lorenzo cerca di incidere durante una delle gare più complicate della sua carriera dal punto di vista ambientale, salvo poi lasciare il terreno di gioco tra i fischi di uno Stadio Olimpico che lo individua come capro espiatorio. Poco più di un mese dopo la squadra tocca il fondo con la sconfitta per 5-1 a Firenze. Nel post partita, a presentarsi in conferenza stampa in rappresentanza di una Roma mai così spoglia della propria identità - in campo e fuori - è proprio lui, che con parole ben precise (e che forse sono risultate scomode a qualcuno) prova a chiarire: «Non è un clima semplice, ciò che ho detto al gruppo è che certe prestazioni sono inaccettabili. Quando una squadra inizia con un allenatore e poi lo cambia dopo quattro partite, non c'è sicuramente un beneficio. De Rossi e Juric hanno due filosofie molto diverse, ma penso che da quando Juric è arrivato non c'è stato un singolo momento in cui io e gli altri non gli abbiamo dato tutto. Se fossi io il problema, alzerei la mano e me ne andrei».
E Pellegrini infatti rimane, perché a novembre torna Ranieri: «Lorenzo sta iniziando a ricrescere; è molto sensibile, introverso e soffre più di tutti. Sente il peso della situazione, voglio che si diverta». A queste dichiarazioni il tecnico aggiunge: «Quando sarà sereno, il posto tornerà suo». Il 12 dicembre all’Olimpico c’è Roma-Braga. Lorenzo si riprende la titolarità e la fascia dopo tre gare e sblocca il risultato al 10’. Un segnale forte, un'apparente rinascita troncata però in principio dalla brutta sconfitta a Como arrivata pochi giorni dopo.
Tutta la gioia rimasta intrappolata nella prima metà di stagione si manifesta improvvisamente nel derby del 5 gennaio, in cui Pellegrini trova il gol dopo un’azione spettacolare. Tra gli applausi dell’Olimpico, il Capitano indica lo stemma e si riprende la Roma. Da quel momento una serie di alti (la buona prestazione in Udinese-Roma con gol su rigore) e bassi (qualche fastidio muscolare e le voci di mercato che lo accostano a Inter e Napoli), impediscono al centrocampista di tornare al massimo della sua forma. A decretare che la stagione 2024/2025 sia da dimenticare è l’infortunio in allenamento ad aprile prima della sfida contro l’Atalanta, dopo due gare in cui Pellegrini era partito titolare (Inter e Fiorentina). Lorenzo chiude l’annata con l’intervento in Finlandia e in questi giorni è al lavoro per tornare e mettersi a disposizione del nuovo tecnico Gasperini. Dopo una stagione così o crolli oppure reagisci e ti rialzi, e Lorenzo ce la sta mettendo tutta per rialzarsi. Perché quella maglia - della cui nuova versione è stato ancora una volta il testimonial - è la sua seconda pelle.
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