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La partita

Dybala salva una Roma stanchissima

Paulo cecchino dal dischetto, poi il Napoli va sopra e nel finale pareggia Abraham sul corner disegnato dalla Joya

La Dybala mask dell'argentino dopo il rigore realizzato

La Dybala mask dell'argentino dopo il rigore realizzato (GETTY IMAGES)

29 Aprile 2024 - 07:00

San Paulo, nel senso di Dybala, nello stadio Maradona, il suo idolo riconosciuto. Roba sinistra a Napoli, come il pareggio strappato da una stanchissima Roma nel finale di una partita giocata male eppure a un certo punto girata bene, con il rigore segnato dall’argentino ad inizio ripresa poi vanificato dall’immediato pareggio con la carambola sul tiro di Olivera deviato da Kristensen, e seppellito dall’altro rigore realizzato da quel demone di Osimhen, a punire uno sventato intervento da terra di Renato Sanches, appena entrato, su Kvaratskhelia, e poi ripresa sull’ennesimo corner dipinto dalla Joya, con torre di Ndicka e gol sottoporta di Abraham, con la gioia differita grazie al Var che ha corretto la segnalazione di fuorigioco dell’assistente Bercigli. Con le unghie e con i denti la Roma ha così conservato il distacco maturato dal quarto posto del Bologna (fermato in casa a sorpresa dall’Udinese), ha tenuto a due punti l’Atalanta che ha battuto l’Empoli e a quattro punti la Lazio, ma soprattutto mantenuto il distacco di +9 sul Napoli, che quando è stato esonerato Mourinho viaggiava con due punti di vantaggio.

Un pari preziosissimo, insomma, ancorché non del tutto meritato, ma a premiare una tigna che ormai contraddistingue la squadra di De Rossi, una macchina da punti che non conosce limiti e che ora si metterà alla prova con altre quattro partite di altissimo livello, le prime due in casa (Bayer giovedì e Juventus domenica) e due fuori (a Leverkusen e a Bergamo).

A non funzionare, ieri, sono stati soprattutto i tempi nell’applicazione dei meccanismi offensivi e difensivi, in pratica è mancata ciò che in gergo si definisce “la gamba”. E non serve star lì a sottilizzare sulle assenze importanti in ogni reparto, Smalling in difesa, Paredes in mezzo al campo e Lukaku davanti. Certo, l’inglese dietro è un uomo che dà certezze e non ne toglie (Mancini e Ndicka hanno faticato parecchio su Osimhen), certo in regia Paredes ha sempre tempi e modi giusti per cominciare l’impostazione o rifinirla tra le linee, certo davanti non avevi quella quercia piantato nel giardino della difesa avversaria a mostrarti la strada quando non sai dove archiviare il pallone e Lukaku è lì ad invitarti a lasciarlo a lui che poi ci pensa da solo. E di sicuro Bove sembra un po’ in involuzione, e Azmoun e Abraham insieme non riescono a fare ciò che garantisce Romelu da solo. Ma ieri alla Roma è mancato anche altro.

La formazione mandata in campo a Napoli presentava la solita sorpresa, stavolta con Kristensen scelto a destra al posto di Celik (con Karsdorp tenuto a casa a riposare in vista dell’impiego col Bayer, essendo l’unico disponibile tra l’assenza in lista del danese e la squalifica del turco), con Spinazzola preferito ad Angeliño dall’altra parte, e la coppia di difensori Mancini e Ndicka annunciata alla vigilia, con Huijsen pronto all’occorrenza, e poi Cristante in regia con Bove e Pellegrini spenti in assistenza, Dybala a girare pigro per il campo (ma decisivo quando servirà), El Shaarawy mai incisivo e Azmoun alla vana ricerca di un posto al sole proprio nel primo giorno d’estate di Napoli, anche se per fortuna l’orario d’avvio delle 18 ha scongiurato il rischio del primo caldo asfissiante. Di fronte però i giallorossi hanno trovato una squadra sicuramente meno stanca (l’impegno precedente per Calzona era stato nove giorni prima ad Empoli, mentre la Roma ha giocato di lunedì col Bologna e ha recuperato giovedì i venti minuti di Udine) e capace di far vedere le vecchie giocate che ai tempi di Spalletti riuscivano con continuità, e adesso solo a fiammate. In campo era sceso col solito 433 con Rrahmani e Juan Jesus confusionari centrali, Di Lorenzo e Olivera in fascia, Lobotka in regia al posto dell’infortunato Zielinski, Anguissa e Cajuste intermedi e Politano, Osimhen e Kvaratskhelia davanti, spauracchi sempre attivi dalla trequarti in su.

La prima occasione peraltro era stata della Roma sull’unico calcio d’angolo del primo tempo, come al solito calciato perfettamente da Dybala sulla testa di Mancini che stavolta andando un po’ all’indietro è riuscito ad indirizzare verso Pellegrini che sottoporta ha deviato di testa mandando la palla oltre la traversa. Ma poi la produzione offensiva si è fermata lì e sul taccuino hanno trovato accoglienza tutte le azioni offensive dei padroni di casa, particolarmente ficcanti nella parte finale del primo tempo. Inizialmente è stato bravo Ndicka due volte a fermare Osimhen in area, ma poi al 18’ ha commesso un’ingenuità che poteva costar caro su un rinvio lungo di Kvaratskhelia su cui il nigeriano ha operato un controllo forse col braccio, ma il romanista invece di intervenire per impedirgli di partire si è fermato a protestare, con Sozza che ha lasciato correre, e per fortuna Mancini ha contenuto un po’ l’avversario che poi è tornato indietro e ha tirato fiacco. Al 30’ ancora Osimhen è andato via a Ndicka e da posizione defilata ha sparato addosso a Svilar, e sulla ripartenza Pellegrini ha gestito male una promettente conduzione. Al 36’ un rinvio di Meret giusto sulla testa di Osimhen ha colto la Roma con la difesa troppo alto, e Pellegrini a dormire mentre invece Anguissa scommetteva sulla deviazione del compagno, risultato: metà campo libera per il camerunense e strada perfettamente sbarrata da Svilar in uscita coraggiosa, con conclusione finale sballata.

Ma il Napoli ha cominciato a sentire l’odore della preda in difficoltà e ha assaltato la porta, prima con un destro di Kvara deviato da Ndicka a spiazzare Svilar (ma con la palla uscita di poco), poi con una conclusione a giro del georgiano con ennesimo tuffo plastico del portiere serbo a deviare in angolo, e sugli sviluppi del corner la difesa romanista ha corso un altro pericolo portato però da Kvaratskhelia colto ancora in fuorigioco. Infine su una punizione inventata da Sozza sulla trequarti romanista, ancora una punizione dello scatenato georgiano ha seminato il panico nell’area, finendo però fuori la sua corsa senza tocchi di nessuno.

De Rossi ha provato a scuotere i suoi all’intervallo ed El Shaarawy all’alba della ripresa ha sfiorato il gol su conclusione volante su cross di Kristensen, spesso colto a mani alte a richiakare l’attenzione dei compagni distratti: dalla sua parte Dybala creava spazio da occupare e lui lo faceva senza soluzione di continuità. Al 12’ un’infilata di Lobotka verso il secondo palo ha trovato Mancini pronto a negare a Kvaratskhelia la facile conclusione vincente. Al 13’ un lancio lungo di Cristante a servire finalmente Kristensen nello spazio ha visto il danese prevalere nel contrasto aereo con Olivera, servire Azmoun in area che dopo aver spostato il pallone ha subito la carica di Juan Jesus: rigore ineccepibile trasformato di precisione un minuto dopo da Dybala alla destra di Meret. De Rossi si è subito cautelato togliendo El Shaarawy e chiedendo ad Angeliño di coprire in verticale su Spinazzola le discese di Di Lorenzo. Al 19’ una palla rubata da Mancini al limite dell’area e sporcata alle sue spalle da Cajuste è arrivata ad Olivera che ha tirato di sinistro, trovando sulla traiettoria il destro proteso di Kristensen: la palla si è alzata ed è ricaduta alle spalle di Svilar.

All’improvviso l’inerzia è tornata a vantaggio del Napoli: Osimhen e Pellegrini hanno provato vanamente a scardinare le porte, poi è stata la volta degli allenatori dalle panchine, dentro Sanches e Abraham per Bove e Azmoun e per il Napoli Traoré e Ngonge per Cajuste e Politano, con Raspadori sorpreso per il mancato ingresso in campo. Al 28’ una doppia occasione per il Napoli, prima con gran palla di Osimhen per Kvaratskhelia e deviazione sbagliata sottoporta, poi con un’uscita sbagliata alta della Roma e lancio in profondità per Osimhen che ha lasciato alle sua spalle Mancini e si è fatto poi ipnotizzare dal meraviglioso Svilar. Poi al 35’ il patatrac: ancora Kvara ha aggirato Renato Sanches appena fuori area e il portoghese, in caduta, da dietro ha alzato la gamba fino a colpire l’avversario con il piede dentro l’area. Sozza ha fatto proseguire, ma è stato richiamato da Abisso al Var e dopo un paio di minuti ha concesso il rigore poi trasformato da Osimhen. De Rossi ha giocato allora la carta Baldanzi (terzino al posto di Kristensen) mentre Calzona ha tolto chissà perché Kvara, dentro Raspadori.

Dybala si è guadagnato un corner su iniziativa personale e dalla panchina del Napoli hanno richiamato a sorpresa Traoré (in campo 19 minuti: e non l’ha presa benissimo) prima del corner. Dentro Ostigard che come tutti è stato a guardare sulla parabola della Joya, con Ndicka ad anticipare Rrahmani per fare da torre verso Abraham che è stato bravissimo a fare un saltello all’indietro prima di deviare di testa in rete, di fatto anticipando la risalita di Di Lorenzo che lo ha tenuto in gioco. E nel finale proprio un tiraccio di Rrahmani non trattenuto da Svilar ha fatto stare tutti col fiato sorpreso, ma Mancini si è immolato ed è riuscito ad anticipare Osimhen deviando in angolo.

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