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I segreti del campo

«L’Olimpico tiene bene»

Michele Bindi si occupa della manutenzione dell’erba dell’impianto romano: «Il prato distrutto diverse volte, non solo il giorno della finale di Conference»

Lo Stadio Olimpico di Roma

Lo Stadio Olimpico di Roma (GETTY IMAGES)

Daniele Mariotti
29 Marzo 2024 - 08:18

L’amministratore delegato della Bindi Pratopronto, in esclusiva a Il Romanista, ha raccontato il lavoro che viene fatto giorno dopo giorno, anno dopo anno sul prato dell’Olimpico. L’azienda in questione si occupa infatti da più di 30 anni dell’installazione e della manutenzione dello stadio della Capitale.

Da quanto tempo vi occupate del prato dello Stadio Olimpico?
«La prima volta che siamo intervenuti all’Olimpico è stata nel 1978/79, siamo stati la prima azienda in Italia a prendere i macchinari per fare campi sportivi. Ci ha chiamato il Coni per gli Europei dell’80. Noi dovevamo ripristinare il campo e abbiamo fatto un lavoro di rigenerazione. L’Olimpico è stato fatto affianco al Tevere, quindi il fondo era impermeabilizzato per evitare che la falda del fiume potesse risalire. La dotazione abituale di ogni campo di calcio fino ai mondiali di Italia ‘90 erano i sacchi di segatura dietro la porta. Inizialmente il prato non si cambiava mai perché il campionato era a 16 squadre e quando si giocavano le coppe erano tornei più brevi. Abbiamo preso completamente in gestione il campo dell’Olimpico a partire da Italia ‘90».

Quanti eventi vengono fatti all’Olimpico nell’arco di un anno?
«Credo che l’Olimpico sia uno degli stadi europei con più eventi. Stadi come Bologna fanno 21/22 partite all’anno in tutto, all’Olimpico se ne fanno una settantina. Ogni partita di coppa prevede l’allenamento allo stadio della squadra ospite il giorno prima, il quale rovina il campo più della partita. A questo si aggiungono il rugby e le partite della nazionale. Non si può mai lavorare sul campo d’estate per i concerti».

Il rugby è un problema per il prato?
«In generale il rugby non è molto più dannoso rispetto al calcio: si corre tutti in avanti o tutti indietro, non ci sono molti cambi di direzione, la corsa mediamente è longitudinale al campo e il placcaggio si fa di pancia. Nel calcio invece la scivolata è con la gamba in avanti e quindi lo scarpino può far saltare la zolla, inoltre dribbling e sterzate possono creare danni. Oltretutto nel rugby quando si attacca lo si fa su tutta la larghezza del campo, mentre nel calcio il gioco è concentrato in quella che viene definita una doppia clessidra».

Quali sono le maggiori criticità nella gestione del prato?
«L’Olimpico nel 2003 è stato il primo stadio in Europa ad essere fatto in gramigna libera, la quale ha sostituito un’erba microterma, ossia da climi freddi, siamo stati i primi ad avere il coraggio di farlo. La gramigna ingiallisce durante l’inverno ma garantisce una tenuta del manto erboso notevole perché crea una rete che è come se fosse un prato armato. La gramigna inizia a fermarsi verso ottobre ossia quando noi abbiamo appena insediato la pianta che resisterà durante l’inverno, in questo momento di transizione il prato non può essere necessariamente bello perché tra l’altro in quel periodo si gioca un giorno sì e uno no. Inoltre si gioca quasi sempre in notturna quando il terreno è più umido e quindi si fanno più danni».

Da partita a partita come viene gestito il prato?
«Non ci sono tempi per fare lavori strutturali, l’insediamento dell’olglio per i climi freddi normalmente si fa una volta in autunno, massimo due. Si semina quasi tutte le settimane, il prato dopo ogni evento va aggiustato».

Per quanto riguarda i concerti?
«Oramai i palchi sono più alti dello stadio, per montarli devono entrare autogru enormi e quindi il campo deve essere coperto con delle piastre di alluminio, le stesse piastre che si usano per far passare i carri armati sulla sabbia, le piastre si infuocano con il caldo, quindi il prato è estremamente compattato. Dopo i concerti il prato viene tolto: si leva il primo strato di sabbia, si riporta la sabbia nuova e si rimette tutto il prato. Il campo ci viene consegnato il 25-26 luglio e prima di Ferragosto normalmente vogliono fare la presentazione di Roma o Lazio».

Il 25 maggio vi hanno distrutto il campo, come vi siete comportati?
«Non è stata l’unica volta, è stato fatto quando ha vinto lo scudetto la Roma e quando hanno fatto l’addio al calcio di Giannini. Mi sembra che in quell’occasione si sono portati via le traverse, non chiedetemi come hanno fatto ad uscire ma sono sparite. Il problema è che una cosa è andare a cambiare tutto il prato dell’Olimpico, ma andare a intervenire su 500 zollette di prato da mezzo metro quadro da zone sparse nel campo: è un’operazione da matti. Qualche giorno dopo la Conference c’era un’amichevole quindi noi siamo dovuti andare a fare un lavoro tipo puzzle».

Lo scorso anno contro il Siviglia avete invece preso precauzioni che però non sono servite...
«Ahimé no. Neanche quando ci fu Roma-Liverpool, che purtroppo non fu giocata (ride ndr) ruppero il campo».

Oltre all’Olimpico di quali campi vi occupate?
«Come manutenzione fissa facciamo solo lo Stadio Olimpico di Roma tra gli stadi importanti perché la manutenzione prevede la presenza costante. Al Ferraris abbiamo messo il prato in un paio di occasioni, ma della manutenzione si occupa un’altra impresa. Abbiamo messo il prato anche a Bologna sia ai campi di allenamento che allo stadio, a Firenze, Napoli e Bari».

Le critiche che avete ricevuto da Mourinho e Sarri?
«Sarri da quello che so ha criticato qualsiasi campo in cui ha giocato. Il manutentore del Napoli quando Sarri andò alla Lazio ci disse “affari vostri”. Mourinho ha fatto qualche critica all’inizio ma poi gli è stato spiegato. Alcune critiche sono state fatte il pomeriggio quando la mattina Sport Lab, che è una società terza che fa i rilievi nei campi sportivi, aveva assegnato 5 stelle al campo con 93  punti su 95, Sarri invece diceva che il campo faceva schifo».

Date qualche linea guida alle squadre prima di calcare il prato?
«Noi lavoriamo per Sport e Salute che affitta il campo alle squadre. Il Coni gestisce direttamente solo le partite della Nazionale, per tutte le altre dà delle istruzioni alla Roma e alla Lazio. Un campo bello è merito di tre persone: chi ha fatto il capo, chi lo usa, e chi lo mantiene».

Qualche aneddoto sulla Roma?
«Noi abbiamo lavorato a Trigoria e la persona più disponibile era Totti, così come prima di lui Conti o Giannini, erano persone di un altro spessore umano. Per quanto riguarda l’Olimpico: io ero a bordocampo quando la Roma vinse lo scudetto nel 2001, perché in tutte le partite c’è il nostro personale a bordo campo che fa servizio. Ero lì anche quando abbiamo giocato Roma-Liverpool in semifinale di Champions nel 2018».

Quindi hai vissuto da vicino l’episodio di Capello che si arrabbia per l’invasione di campo nel 2001?
«Sì, l’ho vissuto da vicino e non capivo perché non fermassero quelle persone, c’era davvero il rischio che sospendessero la partita. Gli ultimi minuti della partita si giocarono con la gente pronta ad entrare sul prato».

Qualche episodio particolare legato all’Olimpico?
«Prima di Italia ‘90 si presentarono al Coni dei tedeschi che avevano fatto un’operazione commerciale particolare: avevano venduto della sabbia in bottiglia di un’isola sommersa, ed ebbero la stessa idea con il prato dell’Olimpico dopo i Mondiali. I tedeschi ebbero dei problemi con uno dei soci e subentrarono dei soci italiani organizzatori di concerti. Loro fecero un contratto con noi per fare il prato dei Mondiali, levarlo alla fine della competizione, rimettere il prato nuovo e fare la manutenzione per tutto il campionato successivo. L’Italia perse le semifinali con l’Argentina e ci fu una crisi di rigetto per la Nazionale, loro avevano investito tutta quanta la campagna pubblicitaria in Italia quindi questi pezzetti di prato rimasero invenduti. Facemmo tutta la manutenzione di quell’anno gratis perché loro erano falliti, ma avevamo preso un impegno con il Coni e volevamo rispettarlo».

Eventi inaspettati che vi hanno colpito?
«Un anno c’è stata un’alluvione prima di Roma-Sampdoria, fece 80 mm di acqua in 20 minuti, ma dopo 10 minuti il campo era perfettamente giocabile, la partita fu comunque rimandata perché erano allagati gli spalti. Nel 2012 ha nevicato prima di Roma-Inter, noi siamo stati tutta la notte a spalare neve e il campo era perfetto ma la partita fu rimandata perché era ghiacciata tutta la città. Quell’anno nevicò una seconda volta prima di una partita del Sei Nazioni e anche lì abbiamo spalato tutta la notte, fece però un’altra nevicata mezz’ora prima della partita e non abbiamo potuto fare niente».

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