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Le parole

Di Cosimo: "Totti e Giannini erano come dei figli per Mazzone"

Il regista di "Come un padre" a Radio Romanista: "Nel film mi sono soffermato sulla sua persona, considerava importanti tutti i suoi calciatori"

Carlo Mazzone

Carlo Mazzone (GETTY IMAGES)

La Redazione
20 Agosto 2023 - 14:11

Il regista del film su Carlo Mazzone "Come un padre" Alessio Di Cosimo è intervenuto a Radio Romanista, parlando del tecnico che allenò la Roma tra il 1993 e il 1996. Queste sue parole: 

"La mia idea era quella di far capire ai più piccoli chi fosse Carlo Mazzone. Mi sono soffermato più sull’uomo Mazzone e sugli uomini Totti, Baggio ecc., perché il mister metteva in campo prima gli uomini. Contento che l'aspetto più romantico sia arrivata agli spettatori".

Qual è stata la reazione dei giocatori presenti quando li hai contattati?
"Ci fu massima disponibilità. Mi ricordo di quando contattai Guardiola ed eravamo scettici sul fatto che potesse partecipare, invece fu il secondo a rispondere nonostante fosse in corsa in tre competizioni in quel momento col City. Ci fecero entrare e parlare con lui una mezz'ora nel centro sportivo del City dopo gli allenamenti. Invece siamo stati tantissimo, è stata una bella esperienza e ci fece capire di come tutti volessero bene a Mazzone. Ci siamo resti conto della stima, dell’affetto e l’amore quando tutti sono stati disponibili nonostante i loro impegni".

Vediamo spesso qualche allenatore con difficoltà nell’interfacciarsi con i campioni, perché Mazzone ci è riuscito andando oltre?
"Perché si interessava a loro, non li vedeva solo come coloro che gli facevano vincere le partite. Li considerava tutti importanti, anche se in maniera diversa, in base ai loro ruoli e per quello che facevano dentro e fuori dal campo: appena vedeva un calciatore giù di tono subito chiedeva cosa avesse e questo i calciatori lo percepivano e alla lunga creano empatia e amore. Nell'intervista di ieri Guardiola ha detto che era come un padre per lui: Mazzone gli fu vicino durante il processo per doping e gli chiese di combattere per far uscire la verità fuori se si sentiva nel giusto. A Baggio diceva di non sforzarsi troppo per la sua età oramai avanzata e anche con Signori aveva un bel rapporto. Queste dimostrazioni di stima non possono far rimanere indifferenti".

Mazzone è stato Roma anche nella sua ironia, ma ha avuto successo anche in posti dove i romani vengono visti in maniera diversa. Come hai percepito questo suo carattere “internazionale”?
"Era un Mazzone trasparente, non si metteva mai le maschere. Questa sua naturalezza si percepiva: a Brescia è amatissimo da tifosi e calciatori. Parlammo con Hubner e i gemelli Filippini, Toni non partecipò ma ci teneva molto ad essere presente. Mazzone era come lo zio romano che sta simpatico a tutti, che fa sempre la battuta e si faceva voler bene da tutti, nonostante non le mandasse a dire. Guardiola nel film diceva che per difendere i suoi avrebbe ammazzato, la squadra era come la sua famiglia".

Quando hai realizzato il film c’è stato un aspetto che non pensavi potesse uscire fuori?
"Non mi aspettavo che arrivasse anche a persone che non seguono il calcio o ai più giovani che non sapevano chi fosse Mazzone. È stata una bella sorpresa. Qualche tempo fa parlai con una signora di 80 anni che non seguiva il calcio, ma aveva visto il film e si era appassionata al personaggio. Era facile che il film piacesse agli appassionati, mi ha stupito che lo apprezzassero anche gli altri".

C’è qualche giocatore a cui è stato particolarmente legato?
"Mi fece ridere Cappioli quando gli parlavo dei rapporti che Mazzone aveva con altri giocatori. Mi disse: 'È inutile che mi parli del suo rapporto con Totti o con altri, il vero figlio di Mazzone sono io'. Può essere, perché se lo portò dietro in molte squadre".

Mazzone legò con molti giocatori anche non di primo piano
"Vero, Muzzi per esempio si scontrò subito con Mazzone, perché quando giocava nella primavera una volta parcheggiò vicino al posto di Balbo e gli disse: 'Tu devi parcheggià davanti alle cucine'. Muzzi lo racconta emozionato questo aneddoto, perché capiva che era un modo per dargli alcuni insegnamenti. Capitò anche con Carboni e Giannini, quando quest’ultimo doveva fare da chioccia a Totti. Mazzone capì subito il valore del “pupone”, vedeva lui e Gianni come i suoi due figli. È da brividi".

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