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La partita

102 minuti di paura poi è gioia: la Roma vola a Budapest

La Roma tira in porta solo al 2’ di gioco, poi si mette a difendere il vantaggio dell’andata e con le unghie e con i denti si guadagna Budapest

José Mourinho esulta a fine partita

José Mourinho esulta a fine partita (GETTY IMAGES)

19 Maggio 2023 - 09:44

Scorrono lacrime di gioia a fiumi nella serata di Leverkusen. È la storia che si ripete, la Roma è in finale. Sì, è finita ancora una volta con Mourinho a piangere felice davanti al settore ospiti impazzito e i tifosi di casa frustrati di fronte ai vani tentativi della loro squadra di segnare alla Roma, con annessa invasione di campo dei più esagitati e pesante multa in arrivo dall’Uefa. All’ultimo atto di Europa League, il 31 maggio a Budapest col Siviglia di Monchi (che ha eliminato la Juventus grazie a un gol di Lamela), ci andranno proprio i giallorossi grazie al golletto di Bove all’andata, e quindi con l’ennesimo clean sheet, avendo dunque incassato 7 gol nelle sei partite del girone e appena 3 nelle otto ad eliminazione diretta.

Un prodigio che poteva riuscire solo a quel demonio di Setubal, che ieri ha provato a giocarsela come all’andata, con lo stesso sistema e gli stessi uomini, con due punte e quindi rinunciando a Wijnaldum, che ha cominciato la gara in panchina accanto agli altri uomini speciali con non troppi minuti nelle gambe, come Smalling, Dybala e El Shaarawy. Ma se nel secondo tempo la Roma ha sofferto ma ha lottato, nel primo la prova è stata davvero incerta sia nella fase di non possesso (delle due da sempre, nella gestione Mourinho, la fase in cui maggiormente la squadra dimostra di saper controllare la situazione) sia nelle poche volte in cui ha avuto la possibilità di organizzare la manovra, rinunciandovi quasi deliberatamente. 

Troppo ridotto il rendimento di giocatori chiave come i due attaccanti (con Abraham completamente frastornato, lento e impreciso, e Belotti utile solo nella difesa alta di qualche pallone), i due esterni (Celik preferito a Zalewski, che però è entrato al 34’ a rilevare Spinazzola, fermato dall’ennesimo infortunio muscolare), e per un tempo anche dei difensori, in difficoltà sul prolungato possesso palla alto dei tedeschi. Solo Matic, Bove e Pellegrini hanno dato in quel frangente l’impressione di saper interpretare il momento delicato nelle due fasi, sporcandosi gli scarpini per contrastare gli avversari sempre troppo numerosi, e provando a districare i pensieri confusi nelle poche occasioni di sviluppo. 

Così il Bayer è diventato subito il padrone della gara, schierato nella formazione più offensiva con l’iraniano Azmoun (in passato accostato anche alla Roma in certe discussioni di mercato) preferito all’acerbo Hlozek e gli scatenati trequartisti Diaby e Wirtz, con due esterni di spinta come Frimpong e l’olandese Bakker, con due centrocampisti puliti come Demirbay e Palacios e tre difensori portati addirittura ad inserirsi nelle manovre offensive. Così in tutto il primo tempo sono state tante, forse troppe, le conclusioni concesse ai tedeschi ed è stato davvero consolante sentire il triplice fischio dell’attento Vincic dopo 48 minuti giocati ad una porta. L’unica azione della Roma è stata un tiro di Pellegrini sull’unica sponda funzionale di Abraham sul lancio lungo di Mancini dopo un paio di minuti, terminato fuori. Poi è stato solo Bayer. Al 10’ Hincapié è uscito alto in fascia sorprendendo Celik uscito su Bakker, la palla è passata poi da Wirtz a Diaby per il primo dei 12 tiri del primo tempo (contro l’unico già raccontato di Pellegrini), il primo degli otto terminati fuori (agli altri 4 ha pensato per fortuna Rui Patricio).

Al 12’ l’occasione più netta, con una ripartenza partita per l’errore di Abraham in fase d’attacco, con Diaby che da destra ha fatto partire un gran tiro che si è schiantato sulla traversa. Al 21’ ci ha provato Dermirbay, con Rui a deviare in corner. Al 27’ una troppo facile combinazione sulla trequarti ha portato ancora il tedesco di origine turca col numero 10 ad impegnare il portiere portoghese. Al 29’ Cristante si è perso in area Azmoun e sul cross di Diaby è stato Rui Patricio ad uscire con un po’ di ritardo, disturbando comunque l’iraniano nella conclusione di testa, alta. Al 33’ per uno scarico inguardabile di Belotti si è corso un altro rischio in area. Subito dopo Spinazzola, che poco prima aveva sconcertato Mourinho non correndo a chiudere uno spazio aperto per Frimpong, ha fatto capire perché: il flessore che si era già indurito al riscaldamento non gli permetteva di scattare e ha chiesto il cambio. Dentro Zalewski. Al 36’ un destro di Azmoun è stato bloccato da Rui, al 37’ Cristante ha rischiato tantissimo perdendo un contrasto da ultimo uomo proprio con l’iraniano, poi caduto a terra per un possibile tocco illecito del romanista: sarebbe stato punizione e rosso se l’arbitro avesse ravvisato le cattive intenzioni di Bryan, per fortuna così non è stato.

Ma le sofferenze non erano terminate. Al 40’ un tracciante spettacolare di Diaby ha trovato in area Wirtz alle spalle di Cristante che poi con Ibañez è andato a recuperare sul talento di casa lasciando libero in area Azmoun, ma per fortuna il passaggio è stato schermato. E prima del duplice fischio di chiusura, dopo tre minuti di recupero, c’è stato spazio anche per un altro slalom di Wirtz, il loro Dybala, ma integro e sempre in campo, il sinistro finale di Demirbay è ancora fuori. Nervosismo a fine gara per i romanisti: dopo un rimprovero a Abraham assorbito con nonchalance, Cristante se l’è presa anche con Pellegrini che gli ha risposto a brutto muso, con Mancini ad inserirsi da paciere. Ci sta tutto, in una serata così. E a vedere poi le scene di giubilo finali viene da pensare che niente possa scalfire la serenità di questa grande famiglia giallorossa.

Ci sarebbe da raccontare ancora tutta la ripresa, 54 minuti che hanno tolto 54 anni di vita ai 2000 tifosi stipati nel settore ospiti e ai milioni di romanisti a casa collegati con tutte le tv chiamate a trasmettere l’evento (Rai, Sky, Dazn, tutte in pratica). Insostenibile continuare con il sistema di gioco visto nel primo tempo, così Mou ha scelto di ripartire con Wijnaldum al posto di Belotti, alzando Pellegrini a girare intorno ad Abraham. Al pronti, via, nella NordKurve dei tifosi di casa hanno acceso decine di fumogeni ad illuminare di luce accecante la porta di Rui Patricio e Mourinho ha subito chiamato l’attenzione dell’arbitro per chiedergli di sospendere la partita, che è stata interrotta per due minuti. Per un po’ la Roma è sembrata prendere meglio le distanze sugli avversari, un po’ per la presenza di Gini a dialogare con Pellegrini alzando la qualità del palleggio, un po’ per il timore che ha cominciato a serpeggiare tra i tedeschi di essere chiamati ad un’impresa più grande di loro: far gol a Mourinho. Al 13’ una bella punizione di Pellegrini ha costretto Tah ad un’impresa tecnica per togliere la palla dalla testa di Mancini: una sforbiciata pulita.

Ma è stato un fuoco di paglia, perché il Bayer si è riorganizzato e ha ricominciato a palleggiare fino ad abbassare di nuovo la Roma ai limiti dell’area, e sono ricominciate le occasioni: ci hanno provato Frimpong e Diaby andando via a Zalewski due volte a destra (con Matic chiamato a rispiegare al giovane polacco la giusta postura per i contrasti), ci ha provato Dermirbay con le sue conclusioni insidiose, ma non letali, mentre Xabi aumentava i carichi offensivi inserendo a poco a poco tutti gli attaccanti a sua disposizione, prima Adli per Bakker, poi Hlozek per Palacios e infine Amiri per Tah. Mou invece ha provato a rimandare più possibile l’ingresso di Smalling, chiamato in campo solo per l’infortunio di Celik al 32’. Dybala, confesserà alla fine, l’avrebbe messo in campo soltanto nel caso in cui fosse andato in vantaggio il Bayer. E invece tra una perdita di tempo e l’altra (saranno otto i minuti di recupero finale, allungati ulteriormente) si è arrivati alla fase decisiva, con gli ultimi colpi tentati dai padroni di casa: prima un destro di Tah deviato da Abraham (col brivido di vedere la palla uscire con Rui orientato dalla parte opposta), poi con un rimpallo in area seguito a un sinistro di Adli e il destro al volo di Azmoun praticamente dal dischetto a terminare fuori di un niente.

In porta pareva esserci una lastra invisibile, ma il Bayer ci ha provato fino alla fine, innervosendosi sempre di più (ammoniti nel finale Cristante, Diaby, Tapsoba e Abraham oltre all’immancabile Nuno Santos e a Xabi Alonso, frustrato nel suo ruolo e per quello che stava vedendo. Eppure tra tutti era quello che conosceva meglio le virtù divinatore di quel genio che siede sulla panchina della Roma. Ma non gli è bastato.

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