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Il mercato senza Champions? Un problema, ma risolvibile

Il ds Massara era stato rassicurante «L’ultima volta che la Roma non si è qualificata siamo arrivati secondi, fissando il record di punti...»

18 Marzo 2019 - 14:55

Sarebbe la fine dei sogni di gloria, mancare l'accesso alla prossima Champions League? Non è detto. E lo ha ricordato proprio l'attuale direttore sportivo, Massara, l'uomo che meglio di tutti sa cosa dovrà fare la squadra la prossima estate, quanto cedere e quanto comprare. «Per tutte le società arrivare nelle prime 4 è fondamentale», aveva dichiarato lunedì, nel pre-gara di Roma-Empoli, il dirigente che ha preso il posto di Monchi, frase che lascerebbe presupporre un ridimensionamento in caso di quinto posto (o peggio). Poi però l'ex braccio destro di Sabatini ha rilanciato: «Noi siamo una società solida. E quando è capitato di non arrivarci, l'anno dopo siamo arrivati secondi facendo anche registrare il record storico di punti». Il riferimento è alla stagione 2016-17, in cui la Roma chiuse a quota 87: era l'anno d'oro di Dzeko, capocannoniere della A con 29 gol, ma anche quello della grande delusione estiva, lo 0-3 subito all'Olimpico dal Porto nel ritorno dei preliminari di Champions, dopo un promettente 1-1 all'andata.

Quella estate si era aperta con la cessione - dolorosa per i tifosi, necessaria per i bilanci - di Miralem Pjanic alla Juventus, avvenuta però a inizio mercato, per sistemare l'esercizio che si sarebbe chiuso un paio di settimane dopo, il 30 giugno. A luglio venne mandato al Torino Iago Falque, l'unico che poteva provare a contendere un posto ai titolari, poi vennero ceduti un rincalzo che aveva passato i trenta come Torosidis, e due giovani centavanti come Sadiq e Ponce. E la società investì parecchio sulla difesa, rinnovando il prestito di Szczesny e mettendogli affianco Alisson, acquistando due terzini e tre centrali, Bruno Peres e Mario Rui, più Fazio, Juan Jesus e Vermaelen (in prestito) Non tutti hanno lasciato bei ricordi, ma quella Roma, nell'ultimo anno dei due nemici Spalletti e Totti, chiuse al secondo posto, distacco non abissale dalla Juventus (91 contro 87), un punto di vantaggio sul Napoli, ben 15 sulla quarta, che allora non andava in Champions, e infatti fu la lombarda che non ti aspetti, quella che gioca a Bergamo e non a Milano.

L'estate di Rudi Garcia

Ma la Roma aveva investito pesantemente anche nell'estate del 2013, dopo la stagione fallimentare di Zeman e Andreazzoli: fu l'anno delle cessioni pesanti di Marquinhos e Lamela, ma il brasiliano fu sostituito da Benatia, che si fermò un solo anno, ma non lo fece rimpiangere. Era l'estate della scommessa Rudi Garcia, che si fece comprare da Sabatini il suo cocco, l'ivoriano Gervinho, che ebbe un impatto sul campionato di serie A che sorprese lo stesso ds giallorosso (che - parole sue - aveva fatto di tutto per non prenderlo, presentando un'offerta al ribasso, sperando che l'Arsenal la rifutasse). Ma quell'estate fu anche quella del colpo Strootman, all'epoca 23enne e in piena vigoria fisica, dell'usato sicuro Maicon, della scommessa Ljajic, che andava in scadenza con la Fiorentina, ed era stato trattato senza successo dal Milan. Ma fu anche l'anno in cui furono presi due giovani riserve di prospettiva come Skorupski e Jedvaj: per il croato la Roma versò alla Dinamo Zagabria ben 5 milioni, poi recuperati con gli interessi. E gli investimenti dettero i loro frutti: la Roma quell'anno lo scudetto lo sognò davvero, con dieci vittorie nelle prime dieci giornate di campionato, e il conseguente primo posto in solitaria a inizio novembre. E a gennaio la Roma rimise mani al portafogli per prendere Nainggolan dal Cagliari.

L'anno prima - con Zeman, uno che non ha mai chiesto grandi investimenti - la Roma aveva comunque portato a casa Destro, Castan, Balzaretti e Bradley, a fronte di un solo titolare ceduto, Fabio Borini, che i dirigenti pensavano (e non a torto) non in gradi di ripetere i 9 gol in 24 partite del suo primo anno in A. Era arrivato nel 2011, l'attuale numero 11 del Milan, prima estate della Roma americana (anche il presidente era ancora DiBenedetto).

Niente coppe da giocare, ma bene 10 acquisti, tutti per il campionato: qualcuno ha deluso ma aveva un super curriculum - Bojan, Stekelenburg, Gago - Lamela, Osvaldo e Borini i loro gol li hanno fatti, Pjanic è tutt'ora rimpianto. Dove si firma, per un mercato così?

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