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Le dichiarazioni

Spinazzola: "I tifosi danno un grande stimolo, Mourinho si fa sempre sentire"

Il terzino giallorosso: "Roma sembra un altro mondo per quanto è caotica. I festeggiamenti per la Conference? Ero certo che sarebbero stati incredibili"

Leonardo Spinazzola con la maglia della Roma

Leonardo Spinazzola con la maglia della Roma (GETTY IMAGES)

La Redazione
16 Maggio 2023 - 14:23

Leonardo Spinazzola ha rilasciato delle dichiarazioni ai microfoni ufficiali del club in vista di Bayer Leverkusen-Roma. Queste le sue parole:

Da poco hai compiuto 30 anni, è una bella cifra.
"È una bella cifra, mentalmente mi sento giovanissimo, però erano meglio i 18 anni. Un bilancio? Stiamo bene, abbiamo figli stupendi, mogli stupendi, genitori e sorelle tutti bene. A livello di carriera ottimo".

Riguardo gli infortuni, hai mai pensato di non farcela o sei sempre stato ottimista?
"Ci sono stati parecchi mesi duri ma non l'ho mai pensato, anche se temevo di non tornare quello di prima. Non sono paziente, io voglio risultati immediati e questo può essere un dono e un difetto".

Sei stato paziente, hai fatto la gavetta cambiando diverse squadre?
"Sì, perché sono duro di testa. Le cadute mi danno la scintilla per superare i momenti difficili”.

Quanto hai capito di avercela fatta?
"Da quando ho cambiato ruolo: prima facevo l’esterno alto, poi il quinto. Se si parla a livelli alti, da quando ho iniziato a giocare come terzino a quattro. Ho pensato di poter arrivare in alto in quel ruolo".

Segnavi da piccolo?
“Sì, mentalmente ero più propenso per essere un assist-man, però segnavo molto perché ero uno dei più bravo. Poi dopo mi hanno messo più esterno ed ho iniziato a segnare meno: correvo di più e facevo più assist. Più salivo di livello e più mi dicevano vai indietro che è meglio di indietreggiare tatticamente".

Di fatto, è lo stesso percorso che ha fatto Gianluca Zambrotta. È la tua figura di riferimento?
"Ce ne sono tanti: penso anche a Marcelo, Dani Alves e Maicon per esempio. Non li vedo come terzini, ma registi".

L’equilibrio tra attacco e difesa l’hai trovato pian piano?
"Sì, sotto l’aspetto fisico superarmi è difficile perché posso recuperare sull’avversario. Sulle diagonali e sui colpi di testa posso migliorare e ne sono consapevole".

Qual è la partita che rigiocheresti?
"La mia prima partita in Champions League tra Juventus e Atletico Madrid: fu la serata perfetta sia per la difficoltà che per il risultato. Peccato che uscimmo poco dopo".

Com’è stato cambiare da Torino a Roma?
"Due ambienti diversi. A Torino non ti fermano molto: ad esempio vedevo Chiellini in monopattino in giro per la città. Poi è più piccola, a misura d’uomo e più semplice da vedere. Roma è più caotica: mi ricordo che all’inizio non sapevo gli orari del traffico e rimanevo imbottigliato. Ero abituato a piccoli centri, a fare 10 chilometri in un’ora e mezza diventavo pazzo. Roma è un altro mondo".

Quanto ti danno i tifosi?
"Tanto. Quando entri e vedi tutto hai uno stimolo in più".

Che effetto ti ha fatto il festeggiamento per la Conference League?
"Me lo immaginavo: qui sono completamente matti in senso buono. E non abbiamo neanche fatto tutto il giro, pensa quanta gente non abbiamo visto".

Ti hanno fatto più impressione i festeggiamenti per la Conference League o il trionfo agli Europei?
"I festeggiamenti per la Roma. Ma l’Europeo è stato un trofeo nazionale, fu importantissimo e me lo ricorderò per tutta la vita".

Perché Mourinho è così “special”?
"Perché sotto il livello caratteriale ci serviva e ci dà qualcosa in più. Durante gli allenamenti si sente poco, poi quando c’è da farsi sentire con tutti lo fa e ti fa capire dove sbagli e cosa fai bene".

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