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La partita

Blackout per due: la Roma di Mou finisce ko con l'Inter

Prima Spinazzola, poi Ibañez regalano i gol che permettono ai nerarruzzi di vincere senza soffrire e condannano i giallorossi a pensare solo al Leverkusen

Mourinho e Pellegrini a fine gara con l'Inter

Mourinho e Pellegrini a fine gara con l'Inter (GETTY IMAGES)

07 Maggio 2023 - 09:09

Vola via il quarto posto, se lo prende l’Inter vincendo una partita regalata da due clamorosi svarioni per tempo, uno tattico e uno tecnico, rispettivamente di Spinazzola e Ibañez, errori pesanti, incomprensibili a questi livelli, capaci di scavare un solco tra la Roma e quella che secondo Mourinho è la squadra più forte d’Italia. Ma tutta questa differenza in campo non s’è vista, se non nella qualità generale delle due rose, la stessa che magari impedisce da una parte di sbagliare passaggi o interpretazioni tattiche e che invece manca costantemente in questa stagione della Roma, in bilico tra santità e dannazione. Giovedì c’è l’ultima chiamata per l’Europa, per ora League, ma magari domani di censo superiore: perché l’eventuale vittoria in un’eventuale finale varrebbe lo stesso l’ingresso nella manifestazione più nobile del continente, quella che dà accesso ai finanziamenti che potrebbero servire al club per fare un mercato in grado di allineare le ambizioni di Mourinho a quelle della squadra. In campionato sembra ormai difficile, invece, pensare di raggiungere uno dei primi quattro posti, quando cinque punti separano ora le due squadre che si sono affrontate ieri.

Mourinho con i suoi collaboratori aveva preparato benissimo lo scacchiere tattico, imbrigliando l’Inter con pressioni alte e la corretta disposizione dei giocatori in contrapposizione, sia quando l’Inter riusciva a uscire bassa sia nello sviluppo, con la difesa giallorossa ad amalgamarsi perfettamente con il centrocampo a chiudere ogni linea di passaggio. La differenza del primo tempo l’ha determinata quell’unico errore di tattica individuale commesso da Spinazzola. Ma è chiaro che a questi livelli certi errori si pagano, e anche caramente. È successo al 33’, con Brozovic che conduceva serenamente il pallone e che proprio lo spostamento di Spinazzola verso l’esterno (immaginando un passaggio corto verso Darmian che il croato non aveva neanche abbozzato) ha indirizzato in verticale su Dumfries che all’improvviso si è trovato mezzo campo aperto da percorrere fino in fondo, con la difesa della Roma presa centralmente in contropiede a correre verso la propria porta: bravo poi l’olandese a servire forte sul secondo palo dove Lukaku non è arrivato, ma Dimarco sì, per la deviazione decisiva in porta. Il Var ha verificato che la posizione del belga (che in scivolata era finito quasi in braccio a Rui Patricio) non avesse inquinato la traiettoria e poi ha chiuso l’istruttoria: e l’Inter si è trovata in vantaggio, per la rabbia di Mourinho che ha prima mimato a Spinazzola l’errore commesso e poi lo ha quasi confortato, con una paterna mano sulla spalla.

Grande frustrazione ha scatenato l’episodio perché fino a quel momento della partita era stata la Roma a rendersi più pericolosa verso la porta avversaria, anche in virtù delle scelte tattiche di Mou, con un 3511 puntato su un centrocampo con Matic in regia e l’incerto Camara e il sempre più rassicurante Bove intermedi, Zalewski e Spinazzola timidi esterni, e Cristante difensore centrale tra Mancini e Ibañez, con Pellegrini alzato alle spalle di Belotti col duplice ruolo di assistenza offensiva e di primo disturbo dell’impostazione avversaria. In pressione, Mou ha chiesto all’intermedio di centrocampo di zona palla di alzarsi sul centrale dell’Inter libero in possesso, chiamando in quel caso il quinto ad alzarsi sul dirimpettaio di fascia, e l’esterno opposto ad abbassarsi sulla linea dei difensori per non perdere mai la superiorità numerica nella zona più pericolosa. Inzaghi dei titolari ha lasciato fuori solo gli ex romanisti Dzeko e Mkhitaryan, con Lautaro a non intossicare fibre muscolari che torneranno utilissime nel derby di Champions con il Milan mercoledì. In campo invece Darmian in difesa con Acerbi e Bastoni, Dumfries e Dimarco sulle fasce (gli autori dell’azione del gol), Barella e Calhanloglu ad assistere la regia di Brozovic, con Lukaku e l’impalpabile Correa in avanti. Discutibile la direzione arbitrale di Maresca, non negli episodi decisivi del primo tempo, ma per l’interpretazione sui falli: inflessibile su quelli dei romanisti, più permissiva con i nerazzurri, con Calhanoglu graziato due volte di un giallo e una volta, su Pellegrini, anche del fallo. Meno disposto a soprassedere invece su Mancini, per un fallo presuntissimo proprio sul turco nerazzurro: giallo e via. Per la cronaca l’unico pericolo reale la Roma l’aveva corso al 15’, per un altro errore stavolta in rifinitura di Spinazzola, bravo a recuperare alto il pallone, meno a servire Pellegrini: e sulla ripartenza interista Lukaku in area aveva trovato il modo per servire Brozovic, il cui destro è stato deviato in corner da Matic.

Al 18’ Bove ha imbeccato benissimo Pellegrini che è stato bravo a rientrare col sinistro e a tirare, e, sulla ribattuta di Acerbi, a provarci anche col destro, costringendo Onana al primo intervento complicato della serata. Al 33’ il gol, già descritto. Al 38’ Ibañez avrebbe potuto dare un senso diverso alla serata sua, della squadra e dei 61870 tifosi (compresi gli interisti che hanno osannato Mourinho come se fosse ancora il loro allenatore) se avesse incornato sotto la traversa e non sopra il solito assist su punizione di Pellegrini. E all’ultimo dei 5’ di recupero, trascorsi tra le proteste di pubblico e squadra contro l’atteggiamento irritante di Maresca, Belotti non è arrivato per un centimetro a deviare un suggerimento di Bove di testa.

La Roma ha ulteriormente alzato il suo baricentro al rientro in campo dopo l’intervallo, trovando nuove inattese energie nonostante l’evidente usura cui vanno incontro giocatori che non riescono a godersi un turno di riposo. E questo atteggiamento ha esposto la difesa ad alcune ripartenze pericolose, tipo quel 3 contro 3 al 7’ su un superficiale disimpegno di Bove. Al 10’ il momento sliding doors della serata: su uno dei tanti corner battuti dalla Roma (saranno 12 alla fine), ci sono stati due contatti al limite del lecito in area, poi Bove ha preso una respinta e dal fondo ha rimesso la palla in mezzo, ma un intervento in scivolata di Bastoni lo ha fermato, col pallone che ha prima sbattuto sotto la coscia del difensore e poi si è fermato sul braccio molto largo.

Le forti proteste romaniste sono state rintuzzate da Maresca sul campo e annichilite dall’interpretazione del Var Di Paolo che evidentemente ha visto congruo e non colpevole il movimento dell’arto del difendente, ed esimente la circostanza del tocco di coscia. Al 13’ Pellegrini è stato ammonito per proteste, al 20’ è arrivato finalmente il primo giallo per l’Inter, per Lautaro. Curioso l’atteggiamento sul tema di Maresca, che già nel primo tempo aveva giustificato con il talento di un mimo teatrale un comportamento antisportivo di Barella (che aveva ricalciato in campo un pallone che doveva essere mandato fuori): neanche Inzaghi avrebbe potuto difendere meglio il suo giocatore. Lautaro era stato uno dei diversi cambi del secondo tempo: con lui in campo Bellanova e poi Mkhitaryan e Gagliardini, al posto di Correa, Dumfries, Calhanoglu e Dimarco. Mou ha inserito invece Dybala al 26’ al posto di Bove, abbassando Pellegrini a mezzala. Ma l’entusiasmo montante del pubblico si è gelato con l’errore di Ibañez, prima bravo a fermare Lukaku e poi disastroso nel disimpegno su Lautaro, che ha restituito il pallone al compagno che tutto solo ha battuto Rui Patricio per la seconda volta.

La partita è finita lì, nonostante l’ingresso di Abraham per Belotti. E dopo una traversa di Lautaro in ripartenza il pallone del destino purtroppo è capitato sui piedi incerti di Camara al 43’: sul retropassaggio di Matic, la conclusione da dentro l’area ha regalato il pallone alla curva sud e l’ennesimo rosario di improperi al giocatore. Alla fine spazio per i giovanissimi Pisilli, Missori e Tahirovic e grande abbraccio finale davanti alla Sud, con Mourinho ad applaudire i suoi tifosi e ad accompagnare con calore l’uscita della squadra. Le somme non si possono tirare adesso, giovedì ci sarà un’altra notte da romanisti da vivere.

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