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La partita

Torino-Roma 0-1: il gol di Dybala ci porta sul podio

Segna la Joya su rigore in apertura. Poi è solo una oculata gestione del risultato che proietta la Roma al terzo posto in classifica davanti alle milanesi

Il rigore trasformato da Dybala in Torino-Roma 0-1

Il rigore trasformato da Dybala in Torino-Roma 0-1 (GETTY IMAGES)

09 Aprile 2023 - 09:45

Finisce con la Curva Sud che, dopo aver omaggiato i ragazzi in festa sul campo, omaggia se stessa per l’ennesimo, bellissimo pomeriggio giallorosso, all’ora del tramonto, mentre il sole va a morire dietro le montagne piemontesi, e la Roma si gode il terzo posto appena guadagnato con i tre punti conquistati col Torino. Basta il gol di Dybala, l’ennesimo rigore calciato morbido, portiere da una parte e palla dall’altra, dopo appena 8 minuti. Però attenzione: il rigore è arrivato da una pressione alta perfettamente riuscita (Zalewski intercetta e va, destro respinto di mano) e dentro una strategia di partita perfettamente studiata da quel signore che siede in panchina, uno che insegna calcio da trent’anni e non smette di stupire, e di studiare. Si parlerà molto del suo attacco a Cassano, ma è anche naturale che a forza di sentirsi tirato in ballo in maniera incontrollata arrivi una sua replica puntuta.
Intanto si è portato a casa vittoria, terzo posto, 17° clean sheet stagionale, 12° successo di misura (8° per 1-0) e la possibilità di guardare alla sfida di Rotterdam di giovedì con maggior serenità. Sì, perché un’altra nota indubbiamente lieta della giornata è che Mourinho può permettersi a questo punto di alternare i giocatori sapendo che tutti rispondono ai comandi con la stessa disinvoltura. Ieri ad esempio ha sorpreso tutti presentando una formazione su cui aveva evidentemente lavorato in gran segreto nel corso della settimana, con Llorente al posto di Ibañez in difesa con Smalling e Mancini, Wijnaldum in mezzo al campo al fianco del rientrante Cristante, addirittura Solbakken con El Shaarawy alle spalle di Dybala, per modo di dire perché Paulino ha girato per il campo senza mai dare punti di riferimento agli avversari, spesso costretti ad uscire e di parecchio dalla linea difensiva proprio per limitare la portata della pericolosità dell’argentino. Il Toro ha proposto infatti il solito modello di gioco con dieci marcature rigide per tutto il campo, salvo scambi estemporanei d’intesa verbale dei giocatori, così alla fine la partita si risolve invariabilmente in una serie di duelli individuali che costringono l’arbitro a valutare tantissimi contatti al limite del lecito (e il giovane Colombo ha optato per uno stile british, poco interventista, ma indubbiamente efficace) e che vanno a scapito della spettacolarità e delle fluidità delle azioni palla a terra. Succede sempre, è successo pure ieri: e questo dovrebbe far pensare chi a volte esagera con gli elogi ai “gasperiniani”. Juric aveva dato fiducia alla coppia di trequartisti Radonijc-Miranchuk, puntando su Sanabria riferimento offensivo, con Ricci e il giovanissimo lituano Gineitis (classe 2004) a metà campo e i tre centrali Gravillon, Schuurs e Buongiorno. Salvo poi cambiare tutto nel secondo tempo, con cinque cambi in due slot tra il 17’ e il 33’ della ripresa, con lo stesso, sconfortante risultato: alla Roma hanno fatto il solletico.

 
La squadra giallorossa ha avuto il merito (e se vogliamo la buona sorte) di sbloccare il risultato alla prima iniziativa, nata però da un’azzeccata pressione alta di Zalewski, bravo ad anticipare Rodriguez e a partire dritto verso la porta, con tiro scagliato da fuori area deviato a braccia alzate da Schuurs, in maniera così evidente che ha sorpreso il fatto che Colombo non se ne sia accorto subito, ma abbia avuto bisogno di un input dalle cuffie per indicare il dischetto. Dopo la revisione del Var Mazzoleni, la scelta è stata ovviamente confermata (il dubbio poteva nascere sulla posizione nei pressi del limite, non certo sulla dinamica) e Dybala si è occupato della trasformazione, avendo come al solito cura di far sedere prima il suo avversario di giornata e poi di scegliere l’angolo di tiro: stavolta ha leggermente alzato la traiettoria e Milinkovic, spiazzato, ha potuto solo sfiorare il pallone alzando la punta del piede. In vantaggio, la Roma ha avuto poi il merito di gestire con una disinvoltura da grande squadra il resto tempo, praticamente non consentendo al Torino di rendersi mai pericoloso dalle parti di Rui Patricio, su cui nel primo tempo vegliava peraltro il settore ospiti riempito di nuovo dai 1500 tifosi romanisti, tanto da costringere il Torino a lasciare anche un altro spicchio di tribuna e di curva a disposizione dei giallorossi. Fino all’intervallo, il Toro si è così reso pericoloso, si fa per dire, solo con tiri da lontano deviati o respinti, mentre la Roma ha provato a trovare varchi con le rotazioni insolite di qualche giocatore (con l’inserimento magari di Wijnaldum in avanti, o le tracce interne di Spinazzola, o con Dybala ad abbassarsi dentro la metà campo o Solbakken e El Shaarawy a scambiarsi le zone d’attacco). Le conclusioni da annotare sono state quelle di Wijnaldum da metà campo dopo palla respinta di testa non benissimo da Milinkovic (palla alta di poco) e di Cristante, deviato in corner.


Umile la Roma a rispettare le caratteristiche del Torino e a cercare, riuscendovi benissimo, di limitarle, umili i granata a ripartire a testa bassa, salvo poi scontrarsi sul muro eretto da Smalling innanzitutto, aiutato da Mancini e da Llorente. L’unica vera occasione creata dalla squadra di Juric nel secondo tempo è stata concretizzata da Sanabria in avvio di ripresa, ad incornare un cross lungo da sinistra di Rodriguez, nell’unica occasione della partita in cui l’attaccante ex giallorosso è stato marcato (nello specifico non benissimo) da Llorente e non da Smalling: bella la deviazione verso il sette, ottima la risposta di Rui. Al 5’ della ripresa il Var avrebbe potuto decretare un altro rigore per un intervento maldestro di Rodriguez su Dybala, ma Mazzoleni è rimasto silente. Eppure la dinamica è stata chiarissima nella rilettura delle telecamere: l’argentino era entrato in area per l’uno contro uno con l’avversario, ma nel passaggio da un piede all’altro si era spostato il pallone in avanti, Rodriguez nel panico si è messo di traverso confidando nell’intervento di Milinkovic che però dal canto suo si aspettava l’intervento del compagno, così a prendere il pallone è stato proprio Dybala di punta, mentre lo svizzero gli cadeva maldestramente sulla caviglia dopo aver provato in tutti i modi a proteggere il pallone. Juric ha provato a cambiare l’inerzia alzando progressivamente baricentro e tasso tecnico dei suoi: dentro prima Djidji, Vlasic e Pellegri per Gravillon, Ricci e Sanabria, poi Karamoh e Lazaro per Buongiorno e Radonijc, mantenendo lo stesso sistema di gioco. Mou ha fatto invece solo tre cambi, uno dei quali obbligato per la lussazione alla spalla sofferta da Solbakken: dentro Pellegrini per El Shaarawy, Matic per il norvegese e poi Abraham per Dybala. Gli unici pruriti ai tifosi della Roma adoranti li ha scatenati Singo, con un paio di incursioni dentro al campo dopo aver seminato prima il suo dirimpettaio diretto Spinazzola e poi via via chi gli si parava di fronte, fermato in un caso da una provvidenziale scivolata di Cristante e invitando nell’altro il compagno Radonjic al tiro, ovviamente contrato da Smalling. Nel finale l’occasione migliore è capitata ad Abraham, bravo a rientrare sul destro da sinistra e poi non fortunato nella conclusione che gli ha preso il giro giusto, ma che è finita alta sopra la traversa. Il gol avrebbe solo risparmiato qualche secondo di patimento ai tifosi, ma alla fine la festa si è celebrata lo stesso. Ed è terminata col coro “Curva Sud olè”: nella vittoria c’è anche la firma degli appassionati riuniti finalmente alla squadra.

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