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Della Roma di Mourinho che barcolla ma non molla

Col Milan ennesima rimonta della gestione del portoghese. Nove punti conquistati da situazioni di svantaggio iniziale e sei degli ultimi otto gol realizzati negli ultimi 10’ di gioco

Stephan El Shaarawy e Roger Ibanez

Stephan El Shaarawy e Roger Ibanez (GETTY IMAGES)

10 Gennaio 2023 - 08:00

A immagine e somiglianza del proprio mentore. Se sono opinabili le sofferenze vere o presunte a cui sottopone i propri tifosi, o la qualità della manovra espressa finora, sono incontrovertibili i numeri che la Roma ha messo in fila nella gestione Mourinho. Lo score ancora prima della fine del girone d’andata parla chiaro: cinque le rimonte effettuate in questo campionato, a fronte di una sola subita (a metà, contro il Sassuolo, da 1-0 a 1-1 tutto nell’ultima parte di match), con nove punti conquistati da situazioni di svantaggio iniziale e appena due persi in vantaggio. Dato quest’ultimo condiviso con le due prime della classe Napoli e Milan (fino allo scontro diretto di domenica a San Siro, i rossoneri non erano mai stati rimontati).

Statistica che assume ulteriore valore, se inserita nella scia di una tendenza in atto già dalla scorsa stagione, la prima con lo Special One alla guida dei giallorossi, quando i risultati ristabiliti dopo partenze negative di gara furono otto. Allora come adesso, gran parte dei recuperi si sono concretizzati nell’ultima parte delle gare: altro elemento indicativo di una certa inclinazione a cominciare non sempre nel migliore dei modi, ma allo stesso tempo a non arrendersi mai. Fino al triplice fischio dell’arbitro. E nemmeno quando ci si trova sotto di due reti contro avversari sulla carta più quotati, come accaduto due giorni fa nella tana del Milan.

In quell’occasione la doppia rimonta è stata compiuta addirittura fra gli ultimi due minuti e i primi tre del recupero. Bis fedele sul cronometro di quanto già  messo in atto al Bentegodi contro il Verona, anche se in quel caso partendo dall’1-1 (ma pure col “solito” svantaggio iniziale) e finendo con una vittoria per 3-1. E proprio fra quella dodicesima giornata e la più recente diciassettessima, la Roma ha inanellato tre recuperi, realizzando sei degli otto gol messi a segno nel periodo in esame nei famosi ultimi dieci minuti di gioco. Altra evidente impronta mourinhana. Che le squadre guidate dallo Special One siano da sempre dure a morire, che spesso si esaltino perfino nelle difficoltà, è scritto nella carriera del tecnico. Che la tendenza potesse prendere piede anche in casa romanista, era una speranza molto più che una certezza, visti i precedenti più recenti: anche quando ha avuto una rosa tecnicamente più dotata dell’attuale, negli anni passati la Roma ha spesso ceduto proprio dal punto di vista caratteriale, subendo recuperi clamorosi o vanificando sul più bello rimonte epiche.

Già il confronto con la scorsa stagione lascia presagire una piccola ma significativa crescita da questo punto di vista. La prima squadra targata JM aveva accumulato tutti ko di fronte alle tre big storiche del nostro calcio, cedendo in modi differenti ma sempre senza appello. Mentre il 2-2 conseguito domenica a Milano ha un sapore in qualche modo storico: soltanto in altre tre circostanze la Roma era uscita imbattuta dalle tre trasferte contro le grandi del Nord, l’ultima nel 1992-93 (all’epoca arrivarono tre pareggi). In precedenza ci era riuscita soltanto nei decenni a cavallo della seconda guerra mondiale: nel 1938-39  e nel 1954-55. Altra era, altro calcio. Poi più nulla. Perfino nei campionati dei due Scudetti più recenti, Milano e Torino sono risultate avare di risultati positivi negli scontri diretti. Quest’anno sono invece arrivati cinque punti in casa di Juventus, Inter e Milan, sempre frutto di rimonte. È qui che è entrato in circolo il vero dna di José.

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