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Per la Roma

Caro Nico, ti scrivo... Assieme siamo più forti

Invece di partire, scendi in campo ogni volta come quella sera di fine maggio a Tirana contro il Feyenoord

Il gol di Zaniolo contro il Feyenoord

Il gol di Zaniolo contro il Feyenoord ((As Roma via Getty Images))

21 Dicembre 2022 - 11:00

Nicolò, lo sappiamo tutti e due: nel calcio moderno non esiste nessuna certezza. Anzi, una sì: ogni calciatore, di qualsiasi squadra al mondo, potrebbe cambiare maglia durante qualsiasi sessione di mercato. Già, perché tutti hanno un prezzo. Non per la propria coscienza eh, ma per le loro prestazioni. Inutile, allora, star qui a scrivere che non esistono più le bandiere – anche se dovrei dire quasi pensando al Capitano della ROMA – o mettersi a specificare che non sei nato all’ombra del Colosseo ma a Massa, in Toscana. Taglio corto, allora.

Scrivendo la parola contratto perché tanto è di quello che si sta parlando. Soldi, insomma. Ci sta. Sapendo che appena avremo attaccato al muro il nuovo calendario si inizierà – anzi, si tornerà – a parlare della scadenza, dei nostri rischi che ne conseguono e bla, bla, bla tutte le altre considerazioni così scontate che è anche inutile ripetere.  Prima, a parametro zero, ci arrivavano solo i carneadi del calcio, qualche difensore paracarro e/o quelli a fine carriera: adesso, invece, più sono giocatori affermati e più cercano di ritrovarsi liberi per spuntare un ingaggio superiore. Prassi. Da Romanista ci rimarrei male se tu dovessi percorrere questa strada, ma da sportivo comprenderei: ormai è un’abitudine diffusa. Sì, lo so: gli accordi si fanno in due: ci vorrà la tua volontà e pure quella – decisiva – della ROMA nel volerti accontentare. Ma sai che c’è?

C’è che se sceglierai di cambiare squadra – specie per indossarne una a righe verticali – vedrai evaporare le tue ammonizioni per protesta; proliferare quelle, invece, per chi ti fa fallo. Non sarai più raccontato come un ragazzino viziato ma come un capitale del calcio italiano da proteggere, tutelare. E in Nazionale non sarai più convocato in modo occasionale, ma sempre. E anziché a braccia larghe guardando il cielo, dopo aver subito un fallo in area, vedrai il pallone andare sul dischetto.

Bella vita, no?!?

Ché se fossi un tuo amico probabilmente ti inciterei a fare i bagagli. Ma io sono della ROMA, grazie al cielo. Ed ero a Tirana mentre ci regalavi la Coppa, all’Olimpico nel giorno del tuo primo serio infortunio. Al mio posto quando sei tornato al gol dopo la seconda convalescenza e pure quando, contro il Sassuolo, segnavi per la prima volta in Serie A con tocco morbido dopo un’azione da antologia. Sempre sugli spalti tutte le volte che hai subito un fallo ma ti hanno fischiato contro e anche quando - unica occasione nella storia del calcio italiano - hai preso il giallo per essere uscito, al momento di una sostituzione, da una parte del campo piuttosto che dall’altra.
E sai cosa ho fatto, dalla più trionfale a quella più sconfortante, in ognuna di queste circostanze? Sono stato dalla parte tua. Perché quella è la parte mia: la ROMA. Perciò, alla fine, sono felice di non essere un amico tuo e non poterti dare il consiglio di fare fagotto perché così facendo ho l’opportunità, invece, di poterti dire di scendere in campo, ogni volta, come fosse quella finale di maggio quando hai fatto impazzire di felicità me e tutti gli altri Romanisti. Perché insieme siamo più forti, Nicolò. 

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