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la promessa

Tahirovic: Benjamin di Mourinho

Dopo la gara il portoghese ne ha lodato "qualità e personalità". Ma per un anno il mediano aveva atteso il suo turno: poi ad agosto era scappato in Svezia

Benjamin Tahirovic contro il Torino

Benjamin Tahirovic contro il Torino ((As Roma via Getty Images))

15 Novembre 2022 - 15:18

Non poteva permettersi di sbagliare la Roma, contro il Torino, dopo il gol di Linetty: rischiava la terza sconfitta interna di fila in serie A, una cosa che non capitava dal campionato 2004-05, con Bruno Conti in panchina, chiamato a rimettere insieme i cocci di una stagione iniziata da Prandelli, proseguita dal suo vice Pin, da Voeller e Delneri. Rischiava di andare alla sosta più lunga di sempre con un punto nelle ultime tre partite, con tutto il malumore che ne sarebbe conseguito. E Mourinho, per rimettere in piedi la gara coi granata, oltre a Dybala e Belotti, gli acquisti più attesi (contando che Wijnaldum è ancora in infermeria), ha inserito Benjamin Tahirovic, un centrocampista classe 2003, che fino a un mese fa (ultima partita il 14 ottobre, Roma-Verona 1-0) giocava con la Primavera.

Uno che non aveva ancora fatto un minuto in prima squadra, e che in estate, dopo aver fatto la prima parte di preparazione con la prima squadra, la settimana di Trigoria ai primi di luglio, quella con i nazionali ancora in ferie, non era stato convocato per il ritiro in Algarve: gli erano stati preferiti due centrocampisti più giovani, Giacomo Faticanti, classe 2004, e Mate Ivkovic, un classe 2006 che è ancora troppo giovane pure per la Primavera (una sola convocazione, per la panchina), e a fine estate non gli era stato neppure assegnato il numero di maglia. Come a dire che tra Mourinho e Tahirovic non è stato amore a prima vista: lo scorso anno ha fatto giusto qualche allenamento, ma non è stato mai convocato per gare ufficiali, al contrario dei vari Missori, Keramitsis e Oliveras, tutti classe 2004, o dell’amico Volpato (uno dei pochi a fargli i complimenti per l’esordio, insieme a Cherubini), classe 2003 come lui, ma di novembre invece che di marzo (e peraltro, oltre ad andare in panchina, aveva anche giocato tre spezzoni in A). Del resto Tahirovic lo scorso anno, in Primavera, dava spesso l’impressione di non sfruttare a pieno il suo potenziale: un mediano di 191 centimetri, robusto, con una buona tecnica, un bel lancio e un gran tiro da fuori, destro naturale ma bravo anche col sinistro, sarebbe dovuto essere un intoccabile, e invece lo è stato per buona parte della stagione, perdendo però il posto nelle due gare più importanti, semifinale e finale scudetto, con Juventus e Inter.

E quando è subentrato, in quelle due gare, Alberto De Rossi lo ha schierato trequartista, invece che nel ruolo abituale, mezzala sinistra: ha una botta che può far male, giocando al limite dell’area, ma anche una stuttura fisica che, inevitabilmente, gli nega lo scatto breve e la reattività richieste per far bene in quel ruolo. Ci giocava quando venne segnalato alla Roma dal suo procuratore dell’epoca, ma nella serie C svedese il livello era quello che era. E alla Roma, quando lo videro - esame preliminare sui video di Wyscout, superato quello fu mandato un uomo a Solna, dove giocava con il Vasalund - capirono subito che per fare carriera avrebbe dovuto arretrare il raggio d’azione, dalla trequarti alla mediana.

La benedizione di Mou

"Di Tahirovic da settimane dicevo che era quasi pronto - ha dichiarato Mourinho nel dopo-partita - che era sotto pressione e che so che non mi lascerà mai, né con la sua qualità, né con la sua personalità. Questo è anche il frutto del lavoro del club. Complimenti a Tahirovic: ha fatto davvero bene al debutto". Entrato al posto di Cristante, ne ha rilevato le mansioni in campo, inclusa quella, quando i compagni avanzavano, di arretrare sulla linea dei difensori. Il profilo twitter @SwedeStats ha analizzato i numeri della gara del ragazzo: 100% passaggi riusciti (13/13), 1 passaggio chiave, 1/2 precisione al cross, un intercetto. E non riportano forse la cosa più importante della sua partita, la prontezza con cui è andato a stendere Radonjic (che con la Primavera della Roma aveva giocato un Torneo di Viareggio, senza però mai essere tesserato per il campionato), prendendosi un sacrosanto cartellino giallo per fermare una ripartenza che poteva valere il 2-0 del Toro, al 44’ del secondo tempo. E invece cinque minuti dopo è arrivato il pari, grazie a Matic, che ha messo in rete dopo la traversa di Dybala: era stato il giovane svedese a dare palla all’argentino, avviando l’azione del gol del serbo. Che, già da qualche tempo, ha preso sotto la sua ala il giovane il ragazzo col numero 68, il cui cognome rivela origini slave: le sue radici sono in Bosnia, e quando arrivò fu ben felice di farsi una foto con il suo idolo, Edin Dzeko, ancora giallorosso.

La Roma non potè prenderlo in prova, perché già giocava in prima squadra, ma accettò di pagare 200.000 euro al Vasalund, ovvero l’ammontare della training compensation, l’indennizzo per un club che forma un giovane calciatore. Piaceva a Benfica e Hoffenheim, a Trigoria furono più svelti: contratto depositato il primo febbraio 2021, ultimo giorno di mercato, insieme a quello di un altro classe 2003, che come lui passò i primi mesi alternandosi tra Under 18 e Primavera, Felix Afena-Gyan. Ha chiuso la prima stagione intera, la 2021-22, con 29 partite e 3 gol nel campionato Primavera, si sentiva pronto per salire in prima squadra, quando Mourinho non lo ha portato in Algarve l’ha presa male. E invece di mettersi a disposizione del tecnico che ha preso il posto di Alberto De Rossi, Federico Guidi, ad agosto è tornato in Svezia, senza il permesso del club, e ci è rimaso una ventina di giorni. Una decisione grave, che di solito porta a una frattura insanabile: non in questo caso.

La società non ha voluto cederlo, il ragazzo è tornato a Trigoria, si è preso una bella multa, ma è stato reintegrato in rosa, con la Primavera. E ci è rimasto fino a quando Mourinho non ha deciso di puntare su di lui, portandolo in panchina per la prima volta contro la Sampdoria. Da allora le ha fatte tutte, a parte l’Europa League, perché non ha ancora i due anni di tesseramento per essere inserito in lista B: li farà il primo febbraio, contro il Salisburgo sarà convocabile. Presto per dire se avrà i minutaggi dei vari Zalewski, Bove e Volpato, ma dalle parole del portoghese la presenza di domenica col Torino non rimarrà certo l’unica.

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