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Il 14 settembre ci sarà lo squeeze out per dare l'addio alla Borsa

I Friedkin verseranno su un conto i quasi undici milioni di euro che servono per acquistare il 3,874% necessario per detenere l’intero pacchetto azionario

Dan e Ryan Friedkin allo Stadio Olimpico

Dan e Ryan Friedkin allo Stadio Olimpico (As Roma via Getty Images)

08 Settembre 2022 - 09:30

Non sappiamo voi, ma a noi fa sempre un certo effetto cominciare a leggere un comunicato della Roma datato Houston. Come quello, per esempio, di ieri in cui la società giallorossa ha certificato al mondo, se mai ce ne fosse stato bisogno, che l’addio definitivo alla Borsa con annessi e connessi, ormai è questione soltanto di giorni. Una settimana, per la precisione, visto che il prossimo 14 settembre andrà in scena l’ormai noto squeeze out, cioè l’acquisto (gli azionisti residui sono obbligati a vendere) delle restanti azioni (per la precisione sono 24.360.863) rimaste in mano a privati o società al momento della chiusura dll’Opa lanciata dai proprietari del club giallorosso.

Il tutto era stato già anticipato dal comunicato del venticinque luglio scorso, quando la Roma ci fece sapere del felice esito dell’Opa, certificando allora che i Friedkin erano diventati possessori del 96,126% del pacchetto azionario giallorosso (per una spesa di circa ventisette milioni) arrivando a detenere 604.521.457 azioni. Ne rimanevano 24.360.863 che ora, con lo squeeze out, passeranno definitivamente di mano consentendo così ai Friedkin di avere il cento per cento del pacchetto azionario con relativa uscita dalla Borsa dopo oltre vent’anni del club giallorosso. 

Il tutto si concretizzerà nella giornata del prossimo quattordici settembre quando i Friedkin depositeranno su un conto corrente di Unicredit, i 10.962.388,35 euro che garantiscono l’acquisto del rimanente 3,874% delle azioni. In pratica quasi altri undici milioni che portano tutto il cucuzzaro per questa uscita dalla Borsa a quasi trentotto milioni compessivi. Il 12 settembre le azioni giallorosse saranno sospese, il 14 definitivamente revocate. Gli azionisti che hanno ancora in mano azioni romaniste, potranno ritirare da questo conto, in prima persona o attraverso i rispettivi intermediari, il cash relativo alle loro quote azionarie (un’azione vale 0,45 euro, la stessa cifra che fu fissata nel corso dell’Opa dopo un inizio che era stato determinato a 0,43). C’è anche da tener presente che questi soldi rimarranno sul conto per cinque anni. Trascorso questo lasso di tempo, se qualcuno non avesse esercitato il diritto in base alle proprie azioni di ritirare il denaro, la proprietà avrà diritto di tornarne in possesso. 

Ma al di là di tutti questi numeri, c’è da sottolineare come l’obiettivo della definitiva uscita dalla Borsa sia stato finalmente raggiunto. I Friedkin, quando arrivarono nell’agosto del duemilaventi, tra le prime cose che fecero fu proprio un’iniziale Opa che, però, non riuscì, nel senso che non ci si avvicinò minimamente a quella soglia del 95% necessaria per poi avere il diritto a fare lo squeeze out. Stavolta, invece, complice probabilmente anche il piano fedeltà varato dalla società per gli azionisti che avessero venduto le loro azioni, si è arrivati a dama, consentendo alla Roma di tornare ad avere un unico proprietario, cosa che ridimensiona di parecchio molti obblighi burocratici e, per certi versi, può facilitare l’ingresso di nuovi soci (di minoranza) nella Roma (cosa di cui si mormora da quando i Friedkin sono sbarcati a Roma). 

Sempre ieri, la società ha emesso un altro comunicato in cui ha annunciato la possibilità di entrare nel "Membership Business Club". L’accesso alla piattaforma della business community giallorossa permetterà a ogni azienda di creare la propria pagina aziendale e proporre i propri servizi ai membri del Club (si tenga presente che ne fanno parte già oltre cinquecento aziende). 

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