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Per la Roma

’Sto Gianluca po’ esse fero e po’ esse piuma

Ha giocato fuori ruolo e spesso ferito, dà tutto per la maglia e per i tecnici: nella mia squadra quelli con il sangue nelle vene li voglio sempre

Gianluca Mancini (As Roma via Getty Images)

Gianluca Mancini (As Roma via Getty Images)

13 Luglio 2022 - 14:34

Mancava solamente l’annuncio per il rinnovo, pronto da tempo, di Gianluca Mancini. Un rinnovo che lega, ancora di più, il calciatore alla ROMA. Lui che la ROMA, in campo, cerca di difenderla con le buone e pure, certe volte, con le cattive. Usa il corpo, si attacca all’avversario, brontola, sbraccia… come fosse uscito dagli anni ottanta quando si giocava, per davvero, a calcio e ogni partita non sembrava, come adesso, una amichevole alla Play Station. Com’era? Ah sì: brutti, sporchi e cattivi.

Per chi vuole denigrarlo i suoi atteggiamenti non sono autentici… io, invece, credo che il suo non è solamente un modo di stare in campo ma proprio di vivere: si dice avere il sangue nelle vene. E nella mia squadra quelli con il sangue nelle vene li voglio sempre.

Lo so… più di qualcuno – leggendo – avrà già pensato che, però, prende troppe ammonizioni. Che se volessi essere malizioso potrei chiedervi se, con un’altra maglia addosso, collezionerebbe ugualmente tutti quei gialli… Domanda retorica, risposta scontata: no. Ancora: parlando di Mancini ci si dimentica troppo spesso, con Fonseca allenatore, la sua abnegazione nel non tirarsi indietro di fronte alla necessità di giocare, per alcune partite, davanti alla difesa. E i risultati furono tutt’altro che scoraggianti, anzi.

Lui che quel piede “po’ esse fero e po’ esse piuma” e a Tirana, come in altre occasioni, è stata piuma: palla lunga a cercare, e trovare, Zaniolo e Coppa nella Capitale con lui – come gli altri, più degli altri – impazzito di gioia sul pullman che portava la squadra in giro per la città.
È un tifoso della ROMA? No, lo so. E lo sappiamo. Perché non siamo nati ieri: è il calcio moderno. Ma proprio per questo, allora, non abbiamo che un antidoto alla superficialità di questi tempi: quelli, come lui, che giocano per i loro allenatori, per la maglia che indossano e tanto, pure, per le loro stesse motivazioni personali.

Dopo i sei gol di Manchester chiese scusa ai tifosi. Lui che, con il viso pieno di sangue, all’inizio della passata stagione – contro l’Udinese – scelse di rimanere in campo per aiutare la squadra a vincere. Uno così preferisco sempre averlo dalla nostra parte.

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