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La nuova sostenibilità finanziaria Uefa: la Roma avrà bisogno di diminuire i costi

I paletti indicano nel 70% dei ricavi la possibilità di spesa. Nel bilancio 2021 la Roma ha speso il 130%: 252,3 milioni su ricavi di 190,4 milioni

, di Mancini

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13 Aprile 2022 - 10:49

Hanno ragione i club tedeschi. Perché quando mister Ceferin, grande capo dell'Uefa, ha ufficializzato il sette aprile scorso, i nuovi paletti del fair play rinominato sostenibilità finanziaria, non si nascosero dietro le parole. Definendo il nuovo regolamento post Covid un ulteriore assist per i più ricchi. Con il rischio di scavare un divario ancora più accentuato tra i club con fatturati (parecchi di quelli che avevano aderito alla Superlega) oltre i 500 milioni e tutto gli altri. In controtendenza, per esempio, con la Nba, dove il primo comandamento è quello della competitività estesa a tutti. Del resto questa tendenza del calcio europeo, sta andando avanti da decenni ed era utopia ottimistica sperare che i capoccioni dell'Uefa varassero qualcosa di diverso. Detto questo, a noi ovviamente interessa in primis, secundis e pure oltre, la nostra Roma. Che, come sappiamo, ha conti che non sono un inno alla gioia, conti che nelle prossime stagioni dovranno essere riallineati al nuovo regolamento, pena sanzioni che possono andare da una multa all'esclusione dalle coppe europee. Un rischio potenziale che in Italia corrono parecchi club e, in questo senso, non è un caso che i dirigenti Uefa abbiano rilasciato più di una dichiarazione per sollecitare proprio i club italiani a cominciare a lavorare per ristabilire numeri giusti nei bilanci. La Roma che sulla questione sta mantenendo un riservo friedkiniano, lo sa da tempo, ha già preparato il dossier con cui presentarsi all'Uefa (probabilmente dopo Pasqua). Dossier ora calibrato sulle direttive del nuovo regolamento e che dovrà convincere le istituzioni della fattibilità del piano su come il club giallorosso intenderà muoversi per recuperare il pregresso e poi rispettare i nuovi paletti varati per la sostenibilità finanziaria.

Non sarà facile. Detto che il regolamento completo non è ancora disponibile a noi umani (non ce ne è traccia nel sito dell'Uefa ma è presumibile che i club lo abbiano già), non possiamo che affidarci a quel poco che è stato ufficializzato dall'Uefa. Dove, per esempio, non è stato fatto nessun riferimento alla possibilità che il finanziamento soci possa, in una certa percentuale, entrare a far parte della voce ricavi che è poi la voce intorno alla quale ruota tutto. L'Uefa per ora ci ha fatto sapere che le nuove regole entreranno in vigore gradualmente. Ovvero i club, per stare nelle regole, potranno spendere per ingaggi, ammortamenti giocatori e commissioni ai procuratori, il 90% dei ricavi (‘22-‘23), l'80% (‘23-‘24) per poi andare a regime al 70% nella stagione successiva. Come è messa la nostra Roma da questo punto di vista? Non benissimo. Come si deduce in maniera matematica dall'ultimo bilancio chiuso il trenta giugno dello scorso anno. Facciamo i conti. I ricavi certificati sommavano a 190,4 milioni (si tenga presente che i top dei ricavi della Roma ci sono stati nel giugno 2018 con 260 milioni e l'anno successivo con 281 grazie anche a una serie di notevoli plusvalenze tutte regolari, meglio dirlo visti i tempi). A fronte di questi ricavi il bilancio certificava una spesa pari a 151,5 per calciatori, tecnici e affini. Gli ammortamenti certificati dicevano 88,8 milioni. Le commissioni si attestavano intorno ai 12 milioni. Sommando la cifra totale delle spese arriva a 252,3 milioni, ovvero oltre il 30% in più rispetto al fatturato. E, tenendo conto del nuovo regolamento, oltre il 60% del consentito quando si andrà al regime del 70% dei ricavi. Non ci vuole molto per capire che ci sarà bisogno di un grande lavoro per rientrare nei parametri.

Come fare? Risposta banale banale: in attesa di un ritorno in Champions, ci sarà bisogno di aumentare i ricavi e diminuire i costi. Sul fronte ricavi la Roma conta di aumentare i numeri del botteghino (prima della pandemia abbonamenti e biglietti garantivano una cifra intorno ai 35 milioni, si conta di arrivare a oltre 50) che potrebbero garantire un altro più per il merchandising (se allo stadio vanno sessantamila persone è possibile che invece di un tot di cappellini e affini se ne possano vendere tot per due). In più in casa giallorossa si spera che aumentino i ricavi dagli sponsor. Manca quello per la mania e per Trigoria, si sta lavorando per averli (ma senza svendere). E poi bisognerà tagliare il monte ingaggi, essere bravi e oculati negli acquisti e nelle cessioni. E tornare, inevitabilmente, a realizzare quelle plusvalenze che negli anni passati garantirono la possibilità di rientrare nei paletti del primo fair play finanziario. A meno che l'Uefa non ci stupisca inserendo i finanziamenti soci come voce dei ricavi. A quel punto sarebbe tutto più semplice, considerando che la nuova sostenibilità finanziaria ha raddoppiato il rosso consentito portandolo da trenta a sessanta milioni (in tre anni), anche se ha depennato dalle spese sottraibili quelle virtuose (giovanili, femminile, lavori di ristrutturazione).

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