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Il protagonista

Dalla disfatta in Norvegia a punto fermo della difesa: l'esempio di Kumbulla

L’albanese l’unico a venire fuori dall'epurazione post Bodo. Ieri, come spesso nelle ultime settimane del resto, è stato tra i migliori in campo

Marash Kumbulla in campo contro il Vitesse (As Roma via Getty Images)

Marash Kumbulla in campo contro il Vitesse (As Roma via Getty Images)

11 Marzo 2022 - 08:31

José ce lo aveva anticipato più o meno tre mesi fa. Qualche settimana dopo la sfuriata del dopo Bodo, con tanto di lista degli epurati. «Kumbulla ha capito, è un professionista, è un ragazzo che lavora sempre con grandissima voglia di migliorare» aveva detto lo Special One quando aveva avuto l'opportunità di dire due parole sul ragazzo albanese. Parole che erano di fatto un reintegro con tutti i crismi per il difensore che era stato messo dietro la lavagna subito dopo la vergognosa prestazione in Norvegia sul campo sintetico del Bodo, una sconfitta che brucia ancora sulla pelle di qualsiasi romanista.

L'albanese è stato l'unico a venire fuori da quell'epurazione post Norvegia: Villar e Borja Mayoral hanno salutato accasandosi al Getafe, il primo in prestito, il secondo con il consenso del Real Madrid; Calafiori è emigrato sotto la Lanterna per vestire la maglia del Genoa e provare a giocare con un minimo di continuità; Reynolds (ieri presente in tribuna come ha certificato con una storia su Instagram) sta provando a riscoprirsi calciatore in Belgio con la maglia del Kortrijk; di Diawara e Darboe se ne sono perse le tracce anche in panchina.

L'esatto contrario di quello che è stato capace di fare Kumbulla. L'unico, all'epoca, evidentemente ad aver metabolizzato parole e scelte di Mourinho, facendone una motivazione in più per convincere il tecnico portoghese a cambiare idea. C'è riuscito. Mou lo sta dimostrando con le sue scelte, l'albanese con una serie di prestazioni che ne fanno ora un punto fermo della linea difensiva a tre, roba che non sembrava possibile fino a poche settimane fa. Nelle ultime dieci partite dei giallorossi, è stato titolare in sette occasioni giocando sempre fino al fischio finale (Cagliari, Sassuolo, Verona, Spezia, Atalanta, Lecce in coppa Italia e ieri sera in Olanda), una volta è entrato nel secondo tempo contro l'Inter in coppa Italia, in due occasioni è rimasto a guardare (Empoli e Genoa). In quattro delle sue partite da titolare, la Roma non ha preso gol, così come nel secondo tempo contro i nerazzurri a San Siro, anche se la qualificazione ormai era andata.

Ieri contro il Vitesse non ha giocato, insomma, soltanto perché domenica prossima a Udine non ci sarà causa un turno di squalifica arrivato per somma di ammonizioni. E' andato in campo perché Mou ora la considera un titolare, forse anche un pizzico di più per i comportamenti del ragazzo capace di dare l'esempio, dimostrando che si può sbagliare ma che gli errori si possono capire, ci si può lavorare per poi riscoprirsi migliori. Lo hanno scoperto anche i tifosi del Vitesse. Perché Kumbulla è stato protagonista ancora una volta di una buonissima prestazione. Nonostante un campo oltre i confini della vergogna: «L'importante era vincere. Sono contento della mia prestazione, sto dando una mano alla squadra ed è quello che voglio fare. Siamo in un buon periodo, ora sono otto i risultati utili consecutivi e sono tre partite che non prendiamo gol. Sì, è vero il campo era in condizioni pessime e ha reso la partita ancora più difficile di quello che comunque sarebbe stata. Anche per questo non abbiamo cominciato bene, provavamo a partire da dietro con il pallone, ma le condizioni del terreno non lo permettevano, era complicato gestire il pallone senza rischiare di perderlo. E questa cosa ci ha fatto correre qualche rischio. A quel punto abbiamo capito che dovevamo giocare in una maniera diversa, essere più concreti per provare ad andare a fare male. Ci siamo riusciti in un paio di occasioni nel primo tempo segnando allo scadere con Oliveira. E qualche occasione l'abbiamo creata anche nella ripresa. E' una vittoria importante, ma c'è ancora la sfida di ritorno da affrontare».

Parole che, potete giurarci, saranno state benedette da Mourinho. Che, quando è rientrato negli spogliatoi per l'intervallo, non aveva la faccia dei giorni migliori. La sua Roma nei primi quarantacinque minuti gli era piaciuta pochino, anche se quel gol di Oliveira aveva avuto la forza di dare un senso diverso a quel primo tempo. Il tecnico, infatti, è intervenuto pesantemente, facendo tre cambi, fuori i due esterni Viña e Maitland Niles, dentro Karsdorp ed El Shaarawy (bravissimo), sotto la doccia Veretout per dare spazio a Cristante. Mosse azzeccate che hanno consentito alla Roma di gestire meglio, sfiorare un paio di volte il gol del raddoppio, sempre con Kumbulla protagonista: «Il mister nell'intervallo non era arrabbiato, ma neppure felice. E' stato molto chiaro nel dirci le cose che nella ripresa avremmo dovuto migliorare. E anche se il campo era quello che era, di provare comunque a giocare il pallone, di essere più determinati e cattivi. Mi pare che ci siamo riusciti». Grazie anche a Kumbulla. Un ragazzo che ha dimostrato di essere un esempio.

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