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Tammy, gol e baci sotto il settore: "Amo Roma e i romanisti dal primo giorno"

L'inglese ha deciso la sfida con un rigore ben oltre il novantesimo: "Ero il rigorista, ringrazio Pellegrini. La vittoria è per noi, il club, i tifosi"

Abraham (As Roma via Getty Images)

Abraham (As Roma via Getty Images)

28 Febbraio 2022 - 09:20

Non l'aveva quasi mai presa. L'ha decisa lui. Il controsenso è firmato Tammy Abraham. Protagonista a Spezia di una delle sue prestazioni meno convincenti, arruffone, impreciso, spesso dando la sensazione di essere fuori dalla partita. Ma capace, all'ultimo respiro di una partita per cuori forti, di realizzare il rigore decisivo. Scaraventando in rete, proprio sotto quel meraviglioso spicchio giallorosso dello stadio, quel pallone che sembrava maledetto, in una porta che fin lì era parsa protetta da un sortilegio di magia nera, assecondata dagli dei del calcio, tra pali, uno, due, tre, quattro, salvataggi sulla linea, Provedel in versione Buffon.

Pesava quel rigore, ammazza se pesava. Tammy però non ha fatto una piega, ha incassato il bacio di Pellegrini, si è sistemato il pallone sul dischetto, il tempo, tanto, trascorso, se lo è fatto scivolare addosso, ha dimenticato che fin lì tutto era stata meno che la sua migliore partita e poi di destro l'ha messo proprio nell'angolino, lì dove neppure Provedel versione Buffon, poteva arrivarci. E poi via di corsa sotto quello spicchio di innamorati, come noi, come voi, a prescindere, che ci avevano messo una manciata di minuti a esaurire i biglietti che erano stati messi a disposizione dello Spezia. Una corsa che ha ribadito al fischio finale, cioè dopo pochi secondi, per andare a fare festa con la gente romanista, uno, due, tre baci sulla maglia, poi sfilata e lanciata a quei tifosi che non sono tifosi di calcio ma della Roma. Confessiamo, ormai abbiamo troppi capelli bianchi per dare credito a quei giocatori che baciano una maglia che poi magari, dopo pochi mesi sono pronti a lasciare. Ma se poi quei baci, a fine partita, vengono sottolineati da certe parole, «Roma è casa mia, mi sono innamorato di Roma e dei romanisti dal primo giorno che sono arrivato», allora ci togliamo quaranta anni dalla carta d'identità, lasciandoci andare al romanticismo di chi vuole ancora credere che le emozioni possono avere un valore enormemente superiore a qualsiasi carta di credito gold.

Allo Spezia l'inglese ha segnato la diciannovesima rete stagionale, dodicesima in campionato, poi ce ne sono state 6 in Europa, un'altra in coppa Italia. Non male per un ragazzo che è alla sua prima stagione nel nostro campionato, catapultato da queste parti da quella Premier in cui pure aveva dimostrato di poterci stare. 19 gol (e non è finita) non sono pochi, ma quello di ieri per certi versi può essere il più importante tra quelli segnati fin qui, gol partita, gol tre punti con l'arbitro che aveva il fischietto in bocca per sancire la fine, gol che rilancia una Roma in un percorso europeo che non si può e non si deve abbandonare. Gol pesantissimo: «Non era facile tirare il calcio di rigore. Io ancora non avevo capito bene come non fossi riuscito a mettere il pallone in rete da un metro dopo le due traverse di Zaniolo. La porta sembrava maledetta. Ho dovuto zittire il rumore, concentrarmi e credere in me stesso. Il rigorista designato ero io, sabato in allenamento li avevamo provati e si era deciso che in caso di tiro dagli undici metri, sarebbe toccato a me. Ringrazio Pellegrini che è il rigorista designato, mi ha tolto ogni pressione, mi ha dato un bacio e mi ha detto in bocca al lupo. A quel punto ho tirato, ho fatto gol e dopo è stata una meravigliosa festa con i miei compagni e con i tifosi».

Pensate cosa sarebbe successo se non fossero arrivati questi tre punti dopo aver giocato un tempo intero in superiorità numerica contro lo Spezia. Peraltro la Roma di ieri, in particolare nei primi trenta minuti, ci era sembrata quella di Empoli, con la non piccola differenza che non era riuscita, nonostante le ripetute occasioni, a buttare il pallone in fondo alla rete. Il secondo tempo è stato un susseguirsi di occasioni fallite, roba da mettersi le mani nei capelli, alla fine però i tre punti sono arrivati e ora si può pensare all'Atalanta come a uno scontro diretto: «Sapevamo che contro lo Spezia sarebbe stata difficile e dura. Abbiamo giocato bene, da squadra, dal primo minuto, ma la palla non voleva saperne di entrare in porta, non so proprio cosa stesse succedendo. Abbiamo avuto tantissime occasioni per fare gol e chiudere la partita, ma qualche volta capitano partite del genere e sai che a quel punto serve un po' di fortuna. L'importante però era vincere, ci siamo riusciti nonostante tutto. Questi sono tre punti importanti per noi e per i nostri tifosi, ci meritavamo tutti una gioia così. Va dato grande merito al centrocampo, anche la difesa ha lavorato molto intensamente, i difensori non hanno concesso occasioni ai nostri avversari, solo che la palla non voleva entrare. In altre occasioni questa partita l'avremmo vinta con tre gol di scarto. Ma alla fine abbiamo vinto, da squadra, che è la cosa più importante. Quel rigore l'ho tirato per la Roma, i tifosi e il club. Vincere significa tutto per noi».

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