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Rudiger: "Nel 2017 insulti razzisti dai laziali. De Rossi si preoccupò per me"

Il difensore ex Roma racconta un aneddoto in una lunga lettera contro il razzismo: "Daniele nel mio momento più difficile voleva capire e starmi vicino"

, di LaPresse

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La Redazione
27 Maggio 2021 - 14:00

Antonio Rudiger protesta contro il razzismo e ricorda un episodio spiacevole di quando era alla Roma. Il centrale difensivo, attualmente in forza al Chelsea di Tuchel, ha scritto una lunga lettera pubblicata da The Players Tribune raccontando tutte le discriminazioni subite per il colore della sua pelle. Dall'esperienza in Germania, fino a quella di Londra, passando anche per i colori giallorossi e il supporto di Daniele De Rossi. Ecco un estratto di quanto ha scritto.

"Mi chiamavano negro. Urlavano "vaffanculo, vai a mangiarti una banana". Ogni volta che toccavo il pallone, facevano i versi della scimmia. Non erano poche persone, era un grande settore dei tifosi della Lazio durante il derby del 2017. Non era il primo abuso razzista che ho subito, ma è stato il peggiore. Era odio vero. Lo riconosci quando lo vedi nei loro occhi. In quel momento non reagii, non uscii dal campo. Non volevo dare loro quel potere. Ma dentro, non importa quanto sei forte, se sei un essere umano con un cuore che batte, sei marchiato da questa cosa per sempre. [...]  Penso spesso a Daniele De Rossi. Venne da me dopo la partita contro la Lazio e mi disse qualcosa che non penso di aver mai ascoltato prima. Era molto trasportato e arrabbiato. Si sedette accanto a me e disse: "Toni, so che non mi sentirò mai come te. Ma lascia che io capisca il tuo dolore. Cosa ti sta passando per la testa?". Non fece un tweet, non postò un quadrato nero. Lui si preoccupò. Molte persone nel calcio dicono cose pubblicamente, ma non vengono mai da te personalmente. De Rossi voleva veramente sapere come mi sentissi. Era un'icona del club, una leggenda. Quando arrivai nello spogliatoio la prima volta, solo vederlo mi rese nervoso come un bambino. Ma nel mio momento più difficile, De Rossi si preoccupò per me come essere umano. Voleva capire". 

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