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le parole

Sampdoria, Ferrero: "Dal dramma ricostruiremo. Ma c'è ancora chi parla di giocare..."

Il presidente dei blucerchiati: "Il coronavirus sta cambiando un'epoca, è il momento di riforme profonde. Come faccio a dire a Gabbiadini che deve scendere in campo?"

La Redazione
02 Aprile 2020 - 07:53

Massimo Ferrero ha rilasciato un'intervista ai microfoni del Secolo XIX. Il presidente della Sampdoria, squadra in cui gioca Gabbiadini, uno dei primi calciatori risultati positivi al coronavirus, ha commentato la situazione dell'emergenza sanitaria e come dovrebbe reagire il mondo calcio di fronte a essa, anche in ottica ripresa. Ecco le sue parole.

Come sta vivendo quest'emergenza sanitaria?
"All'inizio nessuno ha dato troppo peso a questo nemico invisibile e sottile, io invece avevo sempre detto che sarebbe cambiata un'epoca. Noi oggi stiamo tutti a casa, rispettiamo le regole, continuiamo a essere invasi dalle brutte notizie ma la gente non ne può più. Sarebbe utile, ripeto utile, capire che è arrivato il momento di fare riforme profonde per cambiare l'Italia. Pensare al dopo. Qui tante famiglie hanno finito i soldi, non mangiano, non bastano i 100 euro di bonus. Devono stampare dei soldi. Smetterla con i soliti teatrini politici. Andare dalla D'Urso, da Vespa. Si vedano da altre parti, non in tv, per preparare l'Italia che verrà. Bisogna dare una mano alle imprese che non ce la fanno, ma anche a quelle che non ce la facevano prima, volevano rilanciarsi e ora sono defunte".

E il calcio?
"Questo dramma deve dare vita alla ricostruzione. Le venti squadre di Serie A sono un po' come la confindustria del pallone, anziché continuare a passare ogni giorno ore in call conference senza cavare un ragno dal buco perché non troviamo una strategia comune? Anziché fare strategia comune ognuno dice la sua: io voglio giocare per lo scudetto, io per non andare in B. Si parla di giocare… capite? Sempre giocare. Immaginatevi Gabbiadini, avuto il coronavirus, si è ripreso da poco e devo dirgli magari che a maggio si torna in campo. Non è una macchina, che è spenta e la riaccendi. E che testa avrà per giocare? E poi chi ci andrà allo stadio? La gente? E come, con le mascherine? Basta parlarsi addosso. Affrontiamo questo momento con testa e dignità".

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