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Lo steward daspato: "Ho chiesto scusa, ma così mi distruggono. Non ho i soldi di Ronaldo per difendermi"

Malatella: "Sto facendo una colletta per pagare l'avvocato. Ho esultato da tifoso, voglio essere sanzionato per quello, ma non ho istigato i baresi"

23 Marzo 2019 - 13:58

Malatella è il soprannome di famiglia. Di nome si chiama Sergio Esposito Langella ed è lo steward che è stato daspato per 5 anni dopo che durante la gara Turris-Bari di Serie D dello scorso 7 febbraio ha rivolto gesti e parolacce verso la telecamera di Dazn per "festeggiare" la vittoria della squadra di Torre del Greco. Il video della sua esultanza a dir poco inelegante è diventato subito virale, sbarcando anche sulle televisioni nazionali.

«Il daspo mi è arrivato lunedì», racconta Malatella. E prevede l'obbligo di firma in Commissariato quando gioca la Turris. Il provvedimento, diventato efficace dal 19 marzo, è applicabile già dalla prossima sfida del club campano. «Sia quando gioca in casa che quando gioca fuori. Fuori dalla Campania devo firmare solo una volta. Adesso il mio avvocato Salvatore Russo mi ha consigliato un avvocato specializzato in daspo. Perché mi accusano di cose che non ho fatto, ma ci sono decine di telecamere che mi hanno inquadrato». Un gesto da condannare, ovviamente. Ma come si arriva da un dito medio a cinque anni di daspo? Lo abbiamo chiesto anche alla questura di Torre del Greco, ma non abbiamo avuto ancora una risposta. Da quanto è trapelato finora sarebbe proprio andata così. Causa ed effetto. Ad effetto, anzi. Cinque anni senza poter vedere la sua squadra del cuore.

Si aspettava un provvedimento del genere?
«Sulle carte hanno scritto che sono andato sotto la curva del Bari a istigare i tifosi a scendere in campo. Tutte cose che non sono vere, è una cattiveria nei miei confronti. La mia foto, il gesto che ho fatto a fine partita, quello che si vede nelle telecamere, l'hanno presa e affiancata a queste accuse che mi hanno fatto».

Lei il gesto a chi lo ha fatto?
«Io l'ho fatto alla televisione a fine partita, non prima. Nelle carte che mi ha consegnato la polizia c'è scritto che l'ho fatto anche prima della fine, ma non è vero. E non ho istigato i tifosi del Bari. Io il gesto l'ho fatto a fine partita, non sono andato sotto il settore dei tifosi del Bari. Vi vorrei far leggere questo documento e poi farvi vedere le immagini in televisione, vi mettereste le mani nei capelli. È uno schifo. Tutti quelli che mi conoscono si chiedono come sia possibile. Tutti quelli che erano allo stadio non si capacitano delle accuse che mi hanno fatto».

Lei poi ha chiesto scusa?
«Sì. Il gesto del post partita l'ho fatto da tifoso, mi è uscito dal cuore. Io sono nato su questo campo. Ho fatto un insulto generale, non era contro il Bari, perché abbiamo vinto 4-0 contro tanta gente che ci "gufava". L'ho fatto senza cattiveria, era finita lì. Mi dispiace perché io voglio pagare per la cosa che ho fatto, ma non per le cose che non ho fatto. Per questo soffro, non mi fa male tanto il daspo, ma la cattiveria nei miei confronti».

La società Turris si è dissociata dal suo gesto, perché come tifoso ha leso la squadra in una giornata di sport. E adesso dopo il daspo, come si è comportata?
«Si sono defilati, hanno detto che io non appartenevo alla società. Io lavoro come parcheggiatore e non posso mettermi contro la Turris, non posso mettermeli contro».

Qual è il suo primo lavoro?
«Restauro mobili, cose così. Lavoro ogni tanto allo stadio, con la società. Mi arrangio».

Lei ha rotto con la società?
«Loro si sono fatti da parte su questa questione. Non gli posso chiedere tanto perché lavoro con loro, non posso mettermi contro la società (lo ripete, ndr)».

Ha avuto problemi con i tifosi?
«Una persona di Bari ha offeso me e la mia famiglia con un video. Io potrei anche denunciarlo per questo. Io non ho i social network, ho solo una piccola pagina Facebook, gestita dai miei figli. Vorrei avere l'opportunità di andare in tv per parlare e dire la mia sulla vicenda».

Abbiamo riscontrato tanta indignazione sul web per una misura esagerata nei suoi confronti. I tifosi della Turris stanno con lei?
«Sì, ma non tutti. Molti si vogliono dissociare dal gesto che ho fatto perché danneggia la società. Poi fuori da questo contesto siamo amici, li conosco, ma questo gesto molti non lo hanno accettato».

Fatalmente il daspo di Malatella è arrivato in concomitanza con la sentenza Uefa su Ronaldo, multato di 20.000 euro per il gesto ai tifosi avversari. Che effetto le ha fatto quella decisione?
«Stiamo parlando di un altro pianeta, cosa gli fai a uno del genere? Noi non abbiamo i loro soldi, viviamo alla giornata e stiamo facendo una colletta per pagare il mio avvocato e per difendermi da tutto questo».

Cinque anni sono tanti.
«È tantissimo, è un modo per estromettermi dal calcio. Io non ho i soldi per difendermi. Purtroppo ho sofferto molto, perché io ammetto di aver fatto quel gesto e ho chiesto scusa, ma non tutte quelle cose di cui mi accusa. Hanno preso la foto del gesto (davanti alle telecamere, ndr) e poi hanno scritto altre cose. Hanno scritto che io ho istigato i tifosi del Bari, ma non è vero».

Che cosa farà adesso?
«Adesso mi aiuterà l'avvocato Coppola di Napoli, che è esperto di daspo e si occupa spesso dei tifosi del Napoli. Voglio difendermi da questa cosa e dalle cose che non ho commesso. Ci sono decine di televisioni che hanno visto quello che ho fatto esattamente, tutto il resto è invenzione».

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