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Mondiale

Un giorno in locura

Messi, Rosarino figlio dell'Argentina, sta regalando speranza a un Paese intero. Leo è unico, impossibile relegarlo nei numeri e nei paragoni in questa fase “maradoniana”

Lionel Messi e l'esultanza polemica contro l'Olanda

Lionel Messi e l'esultanza polemica contro l'Olanda (GETTY IMAGES)

Da Buenos Aires, Tommaso Tummarello
12 Dicembre 2022 - 14:00

Ma perché De Paul, centrocampista dell’Albiceleste, dopo aver vinto la sua prima Copa America esprime impulsivamente la sua gioia dicendosi orgoglioso di essere una pedina nel quadro vittorioso di Lionel Messi? Perché Dani Alves, storico terzino brasiliano sconfitto da spettatore nella stessa finale, ammette un certo sollievo perché quella coppa la porta a casa Lionel Messi? Ecco, la risposta è semplice quanto intricata. Lionel Messi è figlio dell’Argentina, è la luce di un intero paese, il Rosarino talmente legato alla sua gente da non essere mai riuscito a esprimersi come avrebbe voluto. Il suo unico limite è stato paradossalmente il legame sanguigno con la sua casa, lì dove iniziò a mostrare al mondo il suo talento.   Fino alla vittoria del Maracanà. Quest’ultima lo ha liberato, emancipato dal suo alter ego perdente con cui si è sempre identificato con la Selecciòn.  “Vamo Lio” grida la gente qui a Buenos Aires. Perché quello a cui stiamo assistendo è un campione senza tempo, un leader silenzioso quanto ormai Maradoniano (storico il gesto in onore di Riquelme dopo il rigore dello 0-2 segnato contro i rivali olandesi). Un genio sregolato che trascina la sua nazionale con maturità e consapevolezza, sostenuto da un gruppo compatto quanto dedito al sacrificio e un portiere di straordinaria personalità. 

Quando tocca il pallone si percepisce un’energia, una scintilla pronta a creare calcio e a vedere ciò che gli altri neanche immaginano, fa da modello l’assist per Nahuel Molina senza mai voltare lo sguardo. L’Argentina fronteggerà una determinata Croazia spalleggiata da un luccicante Luka Modric, il quale probabilmente sta scrivendo anche lui l’ultima pagina della sua storia internazionale. Non sappiamo come andrà a finire questo inconsueto mondiale di Dicembre ma un consiglio andrebbe seguito. Smettiamola di omologarci alla tendenza dell’eterno paragone. Questa continua rincorsa ai numeri, alle statistiche dei campioni del passato, alla conta dei trofei. “Disfrutar”, si dice qui in Sud America, vivete il momento, amate l’attimo e sfruttate l’opportunità di osservare uno dei giocatori più forti della storia di questo sport mentre sogna attraverso gli occhi di 45 milioni di persone alle sue spalle. Senza conoscere il finale di questa inedita e stupefacente storia mondiale Lionel Messi ha già vinto.  Ha vinto i cuori della sua gente, ha vinto i sogni de los pibes che giocano in strada con il 10 sulle spalle. Prima Messi, poi metto mia mamma e poi la mia ragazza, ho sentito dire quaggiù, in questa precisa sequenza, in ordine di importanza. La verità è che solamente vivendo una passione così forte nel cuore pulsante del paese a Buenos Aires si ammira la bellezza di questo sport nella sua essenza più pura. Gracias dios, por el futbol, por Maradona, por estas lagrimas e aggiungerei “Por Messi y por mi meses entre Argentinos”, un’esperienza che non dimenticherò mai. Una “locura” dicono qui,  una follia ieri sera festeggiare, sotto al diluvio scatenatosi nel quartiere di Palermo, un trionfo sofferente quanto memorabile al termine dei calci di rigore. La verità è che qui sto vivendo un sogno con il calcio che fa da cornice. Godiamoci il finale, il miglior augurio che posso fare al campione con la 10 è “Que el futbol te devuelva todo Leo”, che il calcio ti restituisca tutto ciò che hai dato per lui e aggiungerei per noi.

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