Roma Femminile: cronaca della fine di un ciclo
Da bi-campionesse d’Italia a terze in extremis un’annata iniziata male e conclusa sotto le aspettative. Ora c’è da ripartire

(GETTY IMAGES)
Il massimo sforzo, per il risultato minimo e una Supercoppa di “consolazione”. Si è chiusa a Como, neanche due settimane fa, la stagione 2024-25 della Roma Femminile, l’anno degli errori difensivi e della poca costanza, dei pali e degli infortuni, ma anche della fine di un ciclo vincente durato troppo poco, del passaggio dalla doppietta campionato e Coppa Italia di una stagione fa al terzo posto difeso in extremis e il tracollo totale contro la Juventus nella finale in riva al Lago.
Tanti bassi e pochi alti
Il campionato è partito in salita, dal punto di vista dei risultati e della preparazione fisica (condizionata anche dagli impegni estivi in nazionale), fattore che ha influito sulle prime uscite stagionali e anche a lungo andare sulla tenuta delle giocatrici. In Serie A sono arrivate solo due vittorie nelle prime cinque giornate e alla sesta il primo segnale dell’annata che sarebbe diventata: il 13 ottobre 2024 all’Allianz Stadium di Torino si è giocata Juventus-Roma, che ha visto le bianconere vincere una gara condizionata da un’errata condotta arbitrale (convalidato il 2-0 juventino nonostante un fuorigioco) e il primo tentativo di allungo in classifica della squadra che si sarebbe poi laureata campione. Prima di andare a Torino, il primo colpo stagionale romanista, l’1-0 sul Wolfsburg al debutto nel girone di ferro in Champions, con una prova intelligente, fortunata quanto basta, ma soprattutto di solidità, coesione di squadra e idee chiare.
Esattamente quello che è venuto a mancare a sprazzi nel corso della stagione. Anche nella seconda giornata europea è arrivata una bella vittoria, a Istanbul contro il Gala per 6-1, ma gli iniziali entusiasmi sono stati spenti dal doppio ko col Lione (0-3 al Tre Fontane e 4-1 lì) e dalla debacle in casa tedesca (1-6) e poi il 3-0 casalingo alle turche con la lieta nota Ventriglia e poco altro. Subito dopo il successo in Supercoppa contro la Fiorentina ad aprire il 2025 e poi altri alti e bassi per una squadra capace di battere 3-1 la Juventus (anche senza la neo-partita Kumagai) e perdere una settimana dopo in casa del Milan, fino a chiudere la regular season con 16 punti in meno rispetto alla stagione precedente, un sintomo evidente che qualcosa si è rotto e non si è aggiustato nemmeno nel corso della Poule Scudetto, anzi. Iniziata con un ko con la Juve, è continuata con un successo sull’Inter al 95’, poi una sconfitta col Milan definita tra le più brutte prove di sempre, un successo sulla Fiorentina e un’altra sconfitta con la Juve.
Da quando le bianconere si sono laureate aritmeticamente campionesse non sono arrivati segnali di reazione (sconfitta per 0-3 a Milano con l’Inter e pareggio col Milan in casa dopo aver avuto 3 gol di vantaggio). Si è chiuso a Firenze con una vittoria valsa il terzo posto e (almeno) la qualificazione in Champions League e poi è c’è stata l’imbarazzante finale di Coppa Italia a Como, persa con la Juve prendendo 4 gol in 34’, senza mai scendere in campo. La sintesi dolorosa della chiusura di un ciclo nel peggior modo immaginabile.
La legge di Murphy
«Se qualcosa potrà andare storto, lo farà». La sintesi della famosa Legge di Murphy è utile a spiegare cosa possa essere mancato alla Roma, non a giustificarla per gli errori, ma certo a dare una corretta valutazione al deludente percorso. In una sqaudra che cercava certezze e motivazioni, di sicuro gli infortuni ripetuti di giocatrici fondamentali (Viens e Pilgrim, per esempio) non possono che aver danneggiato le potenzialità del gruppo. Come è vero che la partenza di Kumagai e il lungimirante arrivo di Kuhl difficilmente sarebbe bastato a dare completezza al reparto di centrocampo per quanto era in grado di garantire la giapponese, è altrettanto vero che il grave infortunio di Greggi a inizio marzo ha complicato ulteriormente le cose e tolto alla Roma una delle poche in grado di garantire quantità e qualità anche nei momenti di difficoltà.
Nell’anno in cui Lukasova era arrivata per diventare titolare e si è rotta il crociato prima di poter esordire, Ceasar ha avuto la peggior stagione da quando è giallorossa (e non è stata l’unica “big” ad andare sotto le aspettative), nel campionato in cui il rendimento offensivo è calato di più, la squadra ha colpito 29 legni in A, record europeo. Un misto di errori e sfortuna, i pali insieme a prestazioni carenti e scelte rivedibili, qualche arbitraggio pessimo in gare decisive (Juve-Roma allo Stadium e Roma-Inter al Tre Fontane a gennaio): tutti tasselli di una compattezza che si è andata pian piano perdendo, un ciclo che si è chiuso troppo presto.
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