ASCOLTA LA RADIO RADIO  

Edilizia: sanatorie lente e pochi permessi. La crisi avanza

Sono quasi 200.000 i fascicoli da smaltire sui condoni. Crollo delle concessioni rilasciate dal Comune (-21,88%)

Marco Battistini
30 Dicembre 2017 - 09:17

Pochi incassi dalle sanatorie. Sono 198.428 i fascicoli da smaltire relativi ai condoni. Nell'ultimo anno è diminuito il numero dei permessi di costruire definiti positivamente (-21,88%), mentre il rilascio delle certificazioni di Prg ha subito un rilevante incremento (+20,17%). Si dimezza quasi il numero visure di tavole di Prg. In lieve aumento i rilasci di certificati di agibilità (+5,52%). Ad ogni modo il dato delle sanatorie ancora ferme è clamoroso. Con conseguenze dannose anche per le casse comunali: a fronte di 10 milioni di euro incassati dall'inizio del 2017, ce ne sono altri 20 congelati. Sono circa 40 i milioni di metri cubi abusivi per i quali sono state presentate istanze di condono negli ultimi 30 anni: il 50% delle attuali case di Roma sono costruite in aree non previste dal piano regolatore del 1965. Le pratiche di condono più gravi, dal punti di vista della sicurezza, riguardano interi edifici o villette, in genere da due o tre piani, ma anche cambi di destinazione d'uso: magazzini diventati locali commerciali, piani adibiti a uso abitativo, mansarde occupate, ma anche lavori di ristrutturazione interna svolti in nero.

I rischi di reato connessi alle attività effettuate dagli operatori del Condono edilizio permangono a livelli alti. Un danno economico sia per chi ha richiesto al sanatoria sia per le casse del Campidoglio che, mettendo a regime l'evasione delle pratiche arretrate, potrebbe incassare in tempi brevi già i primi 50 milioni di euro. Risorse per Roma, la società partecipata al cento per cento dal Comune di Roma, si occupa dell'Ufficio Condono dal 2010, da quando il contenzioso tra Campidoglio e la Gemma spa, la società esterna alla quale era stato affidato l'espletamento delle pratiche, è finito con la rescissione del contratto. A quel tempo il Consiglio comunale riuscì a salvare circa 300 dipendenti, ma ad oggi, allo sportello degli uffici di via di Decima si alternano si e no una dozzina di persone e in tutto il personale è stato ridotto a circa 50 dipendenti. Per questo la media di pratiche espletate è drammaticamente fissato a circa undicimila l'anno. La maggior parte dei procedimenti, ovviamente, viene concluso fuori termini. Spesso si è creata una situazione paradossale: molti fascicoli sono totalmente istruiti, ma restano fermi in attesa di adempimenti dei cittadini. Un po' perché il conto finale degli oneri di sanatoria è alto, un po' perché il Comune aveva accumulato un ritardo iniziale di anni e, quando lo ha colmato, i proprietari degli edifici non erano più interessati o si erano dimenticati della procedura in corso e non avevano più documenti. Per velocizzare, il Comune ha affidato a una sua società in house, Risorse per Roma, la gestione delle istruttorie. Il calvario delle sanatorie edilizie si trascina da 32 anni, durante i quali a Roma si sono avvicendati nove sindaci e sei commissari senza che mai il problema sia stato risolto. Basta dire che per il solo condono edilizio del 1985, quello voluto dal governo Craxi, arrivarono a Roma 415.961 domande. E metà delle circa 200.000 domande inevase, esattamente 100.474, riguarda quella sanatoria. Per non parlare dei costi che i cittadini romani a causa di questa clamorosa inefficienza hanno dovuto sopportare. Non soltanto in termini economici. Quanto l'atteggiamento comunale abbia incoraggiato gli abusi seguiti a ogni sanatoria è impossibile dire. Ma non è assurdo ipotizzare una relazione.

Scandalo e indagine

Una cifra attorno ai 21 milioni di euro. È la mancata riscossione da parte del Comune dalle sanatorie sugli abusi edilizi. Un'eredità della ex partecipata Gemma Spa che ha gestito l'ufficio condono del Comune di Roma per circa dieci anni. La Corte dei Conti a settembre ha chiesto a otto funzionari di risarcire i danni all'erario.

La società che nel 2010 gestiva le pratiche di condono edilizio, Gemma Spa, con un accesso abusivo al sistema informatico, spostò 5.000 pratiche tutte da imbastire fra quelle già lavorate. Un falso collaudo certificò il tutto.

L'ipotesi è quella della truffa allestita non senza il sostegno dei vertici di allora dell'ufficio condono. Oltre all'indagine penale della vicenda si sono occupati i pm contabili contabili, eseguendo le veriche sulla commissione che si occupò dei collaudi e certificò falsamente la riscossione degli oneri. Eloquente la richiesta: quei funzionari pubblici sarebbero responsabili di un danno erariale pari al mancato incasso dell'ufficio condono, vale a dire 21 milioni di euro. 

Occorre dire che l'inadempienza contrattuale di Gemma spa era stata peraltro oggetto di una serie di denunce dell'opposizione di allora.

© RIPRODUZIONE RISERVATA