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Il botta e risposta

VIDEO - Bove: "Non indosserei mai il numero 10. De Rossi è un esempio"

Il centrocampista della Roma: "Mi piace molto fare la mezzala. A volte mi chiedo come ho fatto a conquistare Mourinho: la componente importante è il rapporto"

L'esultanza di Bove dopo il gol segnato contro lo Slavia Praga

L'esultanza di Bove dopo il gol segnato contro lo Slavia Praga (GETTY IMAGES)

La Redazione
27 Novembre 2023 - 15:56

Edoardo Bove ha preso parte a un "Question & Answer" in collaborazione con StarCasinò Sport: di seguito le dichiarazioni rilasciate dal centrocampista della Roma.

La maglia giallorossa per te è una seconda pelle. Che cosa provi ogni volta che la indossi?
"Provo delle emozioni difficili da descrivere. La sensazione è quasi sempre la stessa, perché se sin da quando sei piccolo provi queste emozioni e vesti questa maglia quando cresci acquisti una consapevolezza; adesso capisco l'importanza e ancora di più l'emozione nel vestirla".

Dagli inizi alla Boreale fino al provino con la Roma. Ci racconti il tuo percorso?
"Sono cresciuto nella Boreale, una società di Roma: lì mi sono trovato molto bene, era un ambiente molto bello con persone tranquille ed educate che mi hanno fatto crescere al meglio. Poi sono arrivato qui e Bruno Conti ha visto il mio provino: è stata un'emozione grandissima varcare il cancello di Trigoria per la prima volta".

Oggi sei una mezzala abile negli inserimenti e col vizio del gol: è sempre stato questo il tuo ruolo? Quanti altri ne hai ricoperti?
"Nelle giovanili ho fatto tutti i ruoli del centrocampo in base al modulo con cui giocavamo. Cerco di dare più opzioni possibili ai tecnici, però mi piace molto fare la mezzala perché così si ha la possibilità di fare più gol. Mi vedo molto come mezzala, però ho ricoperto anche ruoli più arretrati".

Per essere un centrocampista box-to-box è più importante la tecnica o il fisico?
"In questo momento storico, con un calcio che si appresta a diventare più fisico, se non vai a una determinata velocità è difficile giocare determinate partite. Ma anche la componente tecnica è importante; entrambe sono fondamentali per essere un centrocampista box-to-box".

Come hai conquistato Mourinho?
"Me lo chiedo anche io a volte. Più che altro è una questione che riguarda quel che l'allenatore chiede; fare la cosa più semplice o quella che il tuo mister chiede non è mai banale, perché alla fine credo che il rapporto si basi sulla fiducia. Se l'allenatore si fida di te in campo, alla fine si crea un bellissimo rapporto. Credo che questa sia la componente che mi permette di fare ciò che mi chiede".

Qual è il numero di maglia che hai sempre sognato di indossare? E quello che non indosseresti mai?
"Il numero di maglia che ho sempre portato è il numero 8, mi piacerebbe molto vestirlo. Anche il 5 mi piace. Quello che non vestirei, non per la pressione, è il 10: a Roma lo considero talmente sacro che è come una religione. Non mi permetterei di indossarlo".

Riferimento a Totti, ma sappiamo che ti ispiri a De Rossi. Qual è la caratteristica che secondo te vi accomuna? E la dote che vorresti rubargli?
"De Rossi è sempre stato un esempio, perché il ruolo è sempre stato quello. Credo che abbiamo una grinta e una cattiveria che ci accomuna, ma ho ancora tantissime cose da imparare da lui e continuerò a cercare di migliorare. Mi piaceva tantissimo come tipo di giocatore".

Il consiglio più importante che hai ricevuto nel corso della tua carriera? Chi te lo ha dato?
"Di consigli importanti credo di averne ricevuti tanti da tanti allenatori diversi. Credo che quello più importante sia che fare le cose semplici è sempre più difficile; se uno prova a fare una giocata difficile ci può stare, ma il fatto di fare tutto semplice è difficile in realtà. Non voglio rivelare chi me l'ha detto".

La cosa che ti riesce meglio in campo? E quella che devi ancora affinare?
"Devo affinare ancora un pochino di cose. Però forse quella che devo migliorare di più è guardare la giocata prima di farla: ad altissimi livelli è quello che fa la differenza. Una cosa che mi riesce molto bene credo sia la pressione, il recupero del pallone".

Come ti avvicini a una partita importante? Stai in compagnia o da solo per smorzare la tensione?
"Non è che abbia un rito, non mi dà fastidio stare da solo o in compagnia. Naturalmente a volte prendi il tempo per concentrarti prima di una partita importante, ma ti fa piacere anche condividere momenti con i tuoi compagni per sentirti vicino a loro e perché sai che la gara la giocherete insieme. Si vince e si perde insieme, quindi cerchi di condividere le emozioni prima della partita".

Chi è il giocatore più difficile che hai affrontato fin qui?
"Credo che sia Tonali con il Milan. Mi ha messo un po' in difficoltà, però ricordo che è stata una bella partita e sono stato contento di affrontarlo".

Rodri, Gundogan e Bruno Fernandes: con chi scambieresti la maglia?
"Gundogan. Mi piace molto come giocatore. Fa sembrare tutto semplice, guarda sempre prima ciò che deve fare prima che gli arrivi la palla. Credo che sia un giocatore veramente formidabile".

Il compagno di squadra più elegante? 
"C'è una bella lotta. Forse Dybala, Kristensen e Cristante. Credo che per fare la spesa siano sempre impeccabili".

Il posto più suggestivo che più di ogni altro esprime la bellezza di Roma quando cala il sole?
"Trastevere. È una zona a cui sono molto legato e mi piace molto di notte".

Quale playlist ascolti prima di ogni match? Quali sono gli artisti che ti piacciono di più?
"Solitamente ascolto i Maneskin. Prima delle partite i Coldplay. Ultimamente stiamo mettendo la musica tutti insieme e ascolto quello che capita, non mi isolo con le cuffiette".

Ti invitano a una cena alla quale non vuoi proprio andare. Che scusa inventi per cavartela?
"Solitamente utilizzavo la scusa della nonna, dicendo che dovevo andare a cena da lei. Poi da quando ho detto che quella è una scusa si è arrabbiata, mi sento in colpa nell'utilizzarla (ride, ndr.). Alla fine uso la mia famiglia come scusa: quando hai una cena con la tua famiglia o con i tuoi parenti nessuno si infastidisce se dai 'buca'".

Un'ultima cosa: che cosa provi quando indossi la maglia azzurra?
"Provo grandissimo orgoglio, perché senti proprio di rappresentare un popolo che ti fa sentire il suo calore. Abbiamo un grandissimo attaccamento alla maglia e al calcio come nazione: è davvero un onore vestire la maglia azzurra".

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